DOMENICA 6 OTTOBRE

Riferimenti letture: Ab 1,2-3; 2,2-4; Sal 94,1-2.6-9; 2 Tm 1,6-8.13-14; Lc 17,5-10

Commento alle letture:

GLI APOSTOLI AL SIGNORE: «ACCRESCI IN NOI LA FEDE!»

«FINO a quando, Signore?» è il grido del profeta (I Lettura). «Fino a quando?» verrebbe da ripetere anche a noi. Abbiamo alzato le nostre mani verso il cielo, ma ci sembra che Dio «resti spettatore inerte». Nulla mette alla prova la nostra fede quanto il silenzio di Dio. È lo scandalo della fede. Credere è dar credito all’amore di Dio per noi, anche quando non si riesce a capire. «Signore, aumenta la nostra fede!» è la preghiera dei discepoli e Gesù ancora una volta li coglie di sorpresa con la sua risposta (Vangelo). Di fede ne basta «quanto un granello di senape». La parabola del servo è un’illustrazione della fede semplice e umile. L’uomo scopre di essere semplicemente un servo con un servizio da compiere. La fede consiste nel realizzarlo, confidando che sia un seme che germoglia, anche se non sappiamo come e quando. E qui sta il pericolo per la fede. Il fare ciò che ci dà soddisfazione. Può spingerci a fare la conta dei nostri meriti. «Dite: siamo servi inutili. Abbiamo fatto quello che dovevamo fare». Questa è la fede che trasforma il mondo (II Lettura). Quella di chi agisce, in obbedienza a Dio, senza farsi pubblicità. La fede di chi agisce per amore. (da La Domenica)

RIFLESSIONE

Il brano del Vangelo odierno tratta il tema della fede e quello dell’atteggiamento da tenere davanti a Dio.

Gli apostoli domandano a Gesù che la loro fede venga aumentata. La richiesta trova la sua motivazione nelle esigenze radicali sottolineate da Gesù, quale “ un perdono senza misura” di cui Egli ha parlato precedentemente ( cf Lc 17,3-4). Di fronte a tali esigenze gli apostoli scoprono la pochezza della loro fede.

Gesù non accoglie la richiesta, ma fa un elogio della fede, mettendone in evidenza il suo straordinario potere. E lo fa tramite una metafora iperbolica: basta un minimo di fede per spostare un albero di gelso dal suo posto e trapiantarlo nel mare. Il gelso palestinese ha radici profonde, è abbarbicato alla terra e quindi è difficile sradicarlo. Gli alberi poi non crescono nel mare. Matteo parla di un monte che viene spostato (cf Mt 17,20). L’immagine suppone l’immutabilità dell’ordine naturale secondo la cultura greco-romana. Ora il potere della fede è grandissimo se essa può operare un tale sconvolgimento.

E’ significativa poi l’immagine del granellino di senapa. Esso è il più piccolo di tutti i semi (cf Mc 4,31). Gesù lo utilizza per far risaltare la vitalità, la potenza dinamica, prodigiosa insita nella fede.

La parabola riportata dopo il discorso sulla fede si richiama alla situazione sociale del tempo e concretamente alla relazione tra lo schiavo e il suo padrone. Lo schiavo non può pretendere alcuna riconoscenza per il suo lavoro, poiché quello che egli fa è un suo dovere. E’ a completa disposizione del padrone; di giorno è impegnato a lavorare nei campi o a pascolare il gregge, la sera a servire a cena il padrone.

Questa immagine offende la nostra sensibilità moderna. Ma è da rilevare che Gesù con questa parabola non vuole dare una lezione di giustizia sociale, né tanto meno intende offrire un concetto negativo di Dio, nel senso che Egli si comporterebbe con l’uomo come un padrone tratta lo schiavo. Ciò può essere confermato dal fatto che nel Vangelo di Luca sono condannate le sperequazioni sociali e dal fatto Dio è presentato come l’amico che si può disturbare quando si vuole (cf Lc 11,5ss), come il buon pastore che ama (cf Lc 15,3-7), come il padre del figlio prodigo ( cf Lc 15, 11-32).L’intento di Gesù è ben altro. Egli vuole evidenziare la relazione che gli apostoli devono avere nei riguardi di Dio. Il loro deve essere un totale comportamento di disponibilità, senza calcoli, senza pretese. L’adempimento della loro missione non può essere ritenuta pretesto per vantare diritti. Non si entra al servizio del Regno di Dio, del Vangelo con lo spirito del salariato. Il rapporto con Dio non è da concepirsi come un contratto. Gesù desidera che i suoi discepoli accettino le esigenze del Regno di Dio, che si impegnino per la sua diffusione con spirito di gratitudine e di gioia. Dopo la giornata di lavoro non possono dire “ho finito”. Né bisogna pensare che il proprio lavoro non sia stato utile. Occorre semplicemente dire “ho fatto il mio dovere, sono soltanto un servo”.

Va rilevato che la parabola non afferma che le azioni morali dell’uomo sono prive di valore dinnanzi a Dio. Il suo fine è quello di esortare gli apostoli a lavorare al servizio di Dio in spirito di umiltà.

 

Il brano evangelico odierno ci invita a riscoprire la nostra fede ed a vivere la gratuità del nostro servizio per il Regno.

La fede è la sorgente di tutta la vita. E’ affidarsi a Dio, è un contare sulle Sue possibilità e non sulle nostre. Credere è darsi a Dio, è obbedienza a lui, è comunione con lui. La fede non solamente è potente, ma anche non ha nulla di appariscente, di straordinario; si inserisce nella quotidianità trasformandola in realtà straordinaria.

Il servizio che siamo chiamati ad offrire per la crescita del Regno di Dio deve essere svolto con umiltà, gratitudine e gioia.

PREGA CON IL VANGELO

Signore aumenta in me la fede! Aumenta prima di

tutto la fede in te. Accresci la fiducia per le tue

parole che a volte mi sembrano troppo antiche e

impossibili da vivere. Tu mi hai chiamato alla vita

anche se non avevi bisogno di me. Io sono un servo

inutile, non lo devo dimenticare! Ma mi hai chiamato!

E questo mi dona fiducia. Dammi la fede grande anche

come un granellino di senape e diventerò capace di

superare il pessimismo e la pigrizia che mi paralizzano,

e diventerò capace di fare cose che sembrano

impossibili prima di tutto a me stesso. Diventerò capace

di amare di più, di perdonare di più e di costruire un

pezzetto del tuo regno attorno a me.