DOMENICA 20 Ottobre: CELEBRAZIONE DELLA SANTA CRESIMA

Riferimenti letture: Es 17,8-13; Sal 120,1-8; 2Tm 3,14 – 4,2; Lc 18,1-8

Commento alle letture:

SIGNORE, FA’ CHE LA CHIESA CRESCA NEL SERVIRE IL BENE

LA preghiera punteggia l’esistenza del Cristo, in particolare i momenti più decisivi della sua missione. Nella liturgia odierna, invece, l’accento viene posto sull’atteggiamento del discepolo nella preghiera. L’esercito d’Israele (I Lettura) combatte contro gli Amaleciti, sotto la guida di Giosuè, mentre Mosè, l’orante per eccellenza, invoca l’aiuto del Signore il quale risponde concedendo la vittoria. Paolo, scrivendo al discepolo Timoteo (II Lettura), celebra la dimensione divina della Parola. Su di essa si costruisce il cristiano maturo e completo. Il racconto di Luca (Vangelo) riprende l’immagine dell’orante, ma sviluppa altri due aspetti della preghiera: la perseveranza, cioè l’adesione vitale e orante a Dio, e la certezza dell’ascolto. Radice e contesto proprio della preghiera è la fiducia nel Padre. Ecco perché Gesù ci incoraggia a non desistere dal chiedere, dal cercare, dal bussare perché «chiunque chiede riceve, chi cerca trova, a chi bussa sarà aperto». Ciò significa che il Signore vuole esaudirci, vuole rispondere alle nostre attese. Ma conoscendo i nostri bisogni, vuole darci quelle cose che ci rendono davvero felici.

RIFLESSIONE

La parabola del Vangelo odierno mette in evidenza il potere che ha la preghiera e precisa che essa non è facoltativa. Il verbo “deomai” (= “bisogna”) mette in risalto la sua obbligatorietà. Non solo; nella parabola è sottolineato anche che occorre pregare “sempre”, con perseveranza, senza perdere la fiducia, anche se ci trova nelle difficoltà più gravi. Vi è infatti il pericolo che ci si stanchi, che ci si scoraggi, atteso il fatto che Dio è un interlocutore che non si vede e quindi si può avere l’impressione che egli non ascolti.
La parabola ha due protagonisti appartenenti a due classi sociali differenti. L’uno, il giudice, appartiene ad una classe influente ed ha compiti ben precisi. E’ suo dovere giudicare con giuste sentenze (Dt 16,18), e giudicare non per gli uomini, ma per il Signore “ il quale sarà con lui quando pronuncia la sentenza”. Dovrà agire “con il timore del Signore, e fare attenzione che nel Signore nostro Dio non c’è nessuna iniquità; egli non ha preferenze e non accetta doni” ( 2 Cr 19,5-6). Il giudice, in un certo senso, è considerato come rappresentante di Dio.
L’altro protagonista è una vedova, prototipo della categoria più indifesa. Nella Bibbia le vedove e gli orfani appartengono alle categorie più deboli.La legge prescrive di proteggere la vedova e di rispettare i suoi diritti (cf.Es 22,21-22; Dt 14,28-29). I profeti esortano a renderle giustizia, altrimenti Dio stesso se ne farebbe carico ( Cf. Ger 49,11).

In questo contesto si comprende bene il comportamento del giudice che è connotato come “iniquo”, proprio perché esercita la sua professione prescindendo dai suoi obblighi verso Dio e verso gli uomini. La sua decisione di intervenire nei confronti della vedova non è determinata dal richiamo ai suoi doveri, ma da una convenienza: vuole togliersi dattorno una donna che con la sua insistenza gli arreca molestia, noia. Il suo soliloquio svela i suoi egoistici sentimenti.
Gesù fa l’applicazione della parabola tramite il contrasto tra l’agire del giudice iniquo
e l’agire di Dio: “Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente”. In queste parole di Gesù viene espresso il pensiero fondamentale della parabola. Se un giudice disonesto per motivi egoistici acconsente alle richieste insistenti di una vedova, quanto più Dio, che è padre buono, ascolterà le grida di implorazione dei suoi eletti.

La parabola è un invito alla costanza nella preghiera e alla fiducia di essere esauditi. Essa riguarda in modo particolare i cristiani che si trovano in necessità di aiuto in quanto cristiani.
Alla preghiera dobbiamo riservare uno spazio ogni giorno; per mezzo di essa entriamo  in  dialogo con Dio e gli manifestiamo i nostri bisogni, le nostre ansie, e anzitutto  le nostre necessità per essere autenticamente cristiani in mezzo al mondo.
La preghiera va fatta anche quando sperimentiamo il  silenzio di Dio, quando ci sembra che Egli sia indifferente alle nostre richieste. Il credente deve vivere con la sicurezza che Dio ascolta sempre e che “renderà giustizia ai suoi eletti”.

PREGA CON IL VANGELO

Il Signore, esortandoci a pregare sempre, ci ricordò una

vedova che, sollecitando di continuo un giudice iniquo, lo

indusse ad ascoltare la sua causa. Quanto dunque le vedove

debbano applicarsi alla preghiera, si può comprendere da

l fatto che proprio da loro è stato preso l’esempio per

esortare tutti a pregare con fervore.

(Sant’Agostino, Lettera a Proba II, 130)