DOMENICA 25 Agosto

Riferimenti alle letture: 66,18b-21; Sal 116,1-2; Eb 12,5-7,11-13; Lc 13,22-30

Commento alle letture:

FIGLIO MIO, NON TRASCURARE LA CORREZIONE DEL SIGNORE

LA conclusione del Vangelo odierno è piuttosto amara: «Vi sono primi che saranno ultimi». Che cosa devono fare allora i primi, davanti ai quali viene chiusa la porta della salvezza e si sentono rispondere: «Voi, non so di dove siete »? Anzitutto gli uni e gli altri devono ascoltare l’insegnamento di Cristo. Quindi seguire l’itinerario suggerito dal Vangelo: per entrare nel regno di Dio bisogna varcare la porta stretta. Finora molti hanno cercato di entrarvi ma non ci sono riusciti, poiché il loro impegno di onestà, di fede e di amore è stato insufficiente o non perseverante. Conviene mettersi alla scuola del Signore che si rivolge ai credenti come a figli: «Figlio mio, non trascurare la correzione del Signore», talora dura ma sempre benefica. Dio è Padre, e un padre corregge i propri figli (II Lettura). Inoltre il Signore va annunciato ai non-credenti, anch’essi chiamati al culto dell’unico Dio (I Lettura), percorrendo la via della porta stretta: la Croce. Nella mensa del regno entreranno i discepoli, coloro che, illuminati e formati dalle parole del Signore, hanno perseverato nella preghiera, nella carità e nella giustizia sociale.

PREGA CON IL VANGELO

Come è possibile, mio Signore, che la porta della

salvezza sia così stretta? Non è affatto stretta, figlio

mio. Così ti appare perché hai ingigantito il tuo io. Se

ti fossi fatto piccolo, come ti ho insegnato, ora passeresti

agevolmente. Ti consiglio di non aspettare l’ultimo

momento per convertirti ed entrare, come molti fanno,

pensando che tanto c’è tempo. Ora la porta è spalancata,

le mie braccia sono aperte per te da quando sono state

inchiodate sulla croce. Non prenderti gioco della mia misericordia.

da La Domenica

RIFLESSIONE

Ai tempi di Gesù era dibattuto il problema del numero di coloro che si salvano. In genere si riteneva che il fatto di essere Giudei comportava la sicurezza della salvezza. L’eterna salvezza non dipende dalle qualità morali di ogni singolo uomo, ma semplicemente dall’appartenere al popolo di Israele. Vi erano però i cosiddetti apocalittici i quali pensavano che soltanto pochi si salvano. Alla luce di questa situazione non sorprende l’interrogativo posto da un tale a Gesù, mentre egli cammina verso Gerusalemme.
Gesù nel dare la risposta non entra nella casistica; invece fa appello alla decisione con cui bisogna affrontare il problema. Servendosi di alcune immagini “la porta stretta” e la limitatezza dello spazio di tempo oltre il quale la porta viene chiusa, sottolinea la difficoltà e l’urgenza con le quali va risolto il problema della vita eterna. In altri termini, Egli precisa che ciò che importa non è conoscere il numero dei salvati, quanto piuttosto sforzarsi di entrare nel regno di Dio. Non si può restare inetti, indecisi di fronte all’offerta del dono che viene elargito da Dio. Chi rimane fuori della porta che si chiude non può accusare il padrone; dovrà invece riconoscere di non essersi adoperato a compiere il bene. Nessuno può vantare privilegi. Pertanto i Giudei non possono dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Il legame puramente esteriore non ha alcuna importanza per essere ammessi nel regno di Dio. Ciò che vale è l’avere accettato Gesù e l’essersi messi al suo seguito. Ecco perché il Signore li respingerà come persone sconosciute: “… egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d’iniquità!”.
“Pianto e stridore di denti” sono espressioni che indicano il pentimento e l’ira che gli esclusi provano allorché costatano che gli uomini dell’Antico Testamento prendono parte alla gioia del banchetto di Dio, mentre essi che avevano fatto affidamento sull’essere discendenti da Abramo e avevano ritenuto che i meriti dei padri sarebbero stati a loro vantaggio, saranno esclusi.
E’ chiaro che Gesù si riferisce ai Giudei, che adducevano privilegi rispetto ai pagani. Egli sottolinea che la salvezza è per tutti. Coloro che siederanno a mensa nel regno di Dio verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno. E Gesù tiene a precisare che vi saranno grandi sorprese: “alcuni tra gli ultimi saranno primi e alcuni tra i primi saranno ultimi”, vale a dire molti che secondo la mentalità giudaica erano considerati gli “ultimi” diventeranno i “primi”.
La risposta di Gesù alla domanda rivoltagli da un tale riguarda anche noi. Egli ci ricorda che la sua sequela richiede un impegno quotidiano e assiduo. Fa presente anche a noi l’esigenza di passare per la porta stretta prima che essa venga chiusa definitivamente dal padrone di casa. Ci richiama all’impegno fin da oggi: la nostra decisione, la quale deve essere seria e comprovata nella vita di ogni giorno, non può essere rimandata. Da essa dipende la nostra gioia eterna. (da