Domenica 2 agosto 2014

«CHI CI SEPARERÀ DALL’AMORE DI CRISTO?»

SAN Paolo, scrivendo ai cristiani di Roma, esulta di gioia per l’amore misericordioso di Gesù Cristo, dal quale nessuno può separarci (II Lettura), perché egli è fedele e vicino a quanti lo invocano e lo cercano con cuore sincero (Salmo responsoriale). È quanto si realizza nell’episodio evangelico odierno, in cui si compie la profezia di Isaia: quanti ascoltano il Signore ricevono da lui nutrimento sostanzioso e abbondante (I Lettura). E, infatti, le folle hanno seguito Gesù tutto il giorno per ascoltare la sua Parola e per essere guarite dalle loro malattie. Profondamente commosso, Gesù sazia la fame di ognuno con il poco che era a disposizione, cinque pani e due pesci (Vangelo). Fu una moltiplicazione, ma anche una condivisione e l’evangelista vuol significare che «nulla manca a coloro che temono il Signore» (Sal 34,10). Il vero miracolo non sta nella sazietà fisica, nella quantità di cibo mangiato, ma nella presa di coscienza che la pienezza della vita consiste nell’essere alla presenza del Signore, nel confidare nella sua Provvidenza, nell’essere certi che nulla può separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù.

«Gesù prese i cinque pani e i due pesci, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli alla folla». (da La Domenica)

 

COMMENTO

Si tratta di due parabole le quali vengono denominate dagli esegeti parabole gemelle. I momenti principali della vicenda sono connotati dagli stessi verbi “trovare”, “vendere”, “comprare”. Le accomuna la decisione dei due protagonisti di rischiare tutto pur di comprare ciò che hanno trovato o scoperto. Nella prima parabola si tratta di un bracciante che per caso trova un tesoro nascosto in un campo che non è suo. Egli vende tutto per avere il tesoro trovato. La scelta è fatta con gioia.

Il protagonista della seconda parabola è un mercante esperto in cose preziose, il quale, trovatane una di grande valore, vende tutti i suoi averi al fine di potere comprare quella trovata. In questa parabola è evidenziato lo sforzo che bisogna compiere per incontrare la perla preziosa di grande valore.

Il valore simbolico delle due parabole è espresso nella scelta decisa e coraggiosa che occorre fare nei confronti del regno dei cieli; non basta trovare; occorre decidersi. La ragione della decisione è la gioia di possedere il tesoro al quale tutto va anteposto. Il regno di Dio ha valore inestimabile; è realtà totalmente nuova; è la salvezza per l’uomo. Nella scelta nulla si perde, perché tutto viene investito per acquistare il bene massimo. Il regno dei cieli è alla portata di tutti. Ma si può non trovarlo, perché non lo si cerca.
Il motivo della decisione di chi ha scoperto il tesoro e di chi ha trovato la perla di grande valore consiste nel fatto che essi sono stati sbalorditi, affascinati dalla grandezza di ciò che hanno trovato. Nella società in cui viviamo, caratterizzata da relativismo ideologico e morale, corriamo il pericolo di farci affascinare da falsi idoli, di cercare la felicità in ciò che impressiona i sensi e presenta vantaggi immediati, passeggeri. Le due parabole ci invitano a porci seriamente l’interrogativo: dove cerchiamo la felicità? Quale senso vogliamo dare alla nostra vita? Nel fondo del nostro cuore è radicato il desiderio incancellabile di Dio: “Ci hai fatti per te, o Signore, ed inquieto è il nostro cuore finché non riposa in te” ( S.Agostino).

Le due parabole ci richiamano alla decisione, alla responsabilità. Nei confronti del regno dei cieli non si possono fare calcoli circa ciò che si perde. S. Paolo nella lettera rivolta ai cristiani di Filippi scrive che allorché ha incontrato Gesù ha reputato spazzatura tutto quanto aveva prima ( Fil,3,8). Significative sono le parole di S. Benedetto:”Nulla assolutamente anteponiamo a Cristo e così egli, in compenso, ci condurrà tutti alla vita eterna” ( Dalla “Regola”). Gesù è il tesoro nascosto, la perla di alto valore.
Ricordiamoci, poi, che la scelta ha carattere di urgenza non solamente perché si è trovato il bene assoluto, ma anche perché la resa dei conti davanti a Dio circa tale scelta è improvvisa e si realizza in un momento della vita (la nostra morte), il quale non ritorna più. (Da Confraternita di San Giovanni Battista de’ Genovesi)