Il prossimo 25 luglio sarà un anno che sono stato presentato al Consiglio pastorale e ai diversi collaboratori della parrocchia da don Giordano Trapasso, a nome dell’Arcivescovo. Un anno intenso e incredibile, per quanto mi riguarda.

 

Le indicazioni di Papa Francesco alla Chiesa

Papa Francesco nell’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium” (24 novembre 2013) invitava a non andare avanti dicendo si è fatto sempre così, ma a dare una svolta alla vita della Chiesa in chiave più missionaria. E precisamente al numero 25 scriveva: “Spero che tutte le comunità facciano in modo da porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno”. E al numero 27 aggiungeva: “Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione”.

 

E noi?

Ora comincia – mi auguro – una nuova fase. Si tratta, infatti, pur portando avanti ciò che mi è stato consegnato, di valutare in quale direzione andare e quali cambiamenti eventualmente attuare. Per questo nel prossimo mese di agosto con le persone che sono corresponsabili con me si cercherà mettersi in ascolto dello Spirito Santo e di avviare un discernimento comunitario su come andare avanti tenendo conto di quanto e come la Chiesa oggi ci chiede e la società ha bisogno.

 

Ciascuno partecipi con la vita e la preghiera

Questo processo ha bisogno di una Grazia dall’Alto: dobbiamo invocarla insistentemente con la vita, la preghiera e l’offerta di penitenze e mortificazioni – quelle che la vita ci riserva e Dio permette, penso che sono sufficienti – sopportate ma anche accettate con spirito di umiltà e di amore alla Chiesa. Tutto ciò possiamo farlo insieme. Non è infatti un compito o un privilegio esclusivo del parroco o dei ministri ordinati. Si tratta dell’intero popolo di Dio che è chiamato a dare testimonianza e ad avere la responsabilità del futuro della fede nella nostra terra.

Con gratitudine a ciascuno e a ciascuna, don Emilio