L’ultimo (e conclusivo) contributo della  di Santa Maria Apparente (Civitanova marche). Il testo raccoglie diversi interventi, tra cui quelli dei membri degli organismi di partecipazione, di vari adulti nonché di ragazzi e ragazze di Terza Media.

Don Emilio

Parrocchia di Santa Maria Apparente

Ulteriori risposte alle tre domande

per l’Équipe diocesana per il percorso sinodale

Le risposte tengono conto di quanto maturato nei momenti vissuti in questi mesi di reciproco ascolto e dialogo con ragazzi e ragazze, giovani, adulti e membri degli organismi di partecipazione. Le tre domande:

  1. A) Con chi hai camminato e con chi stai camminando insieme in questo momento segnato dalla pandemia?
  2. B) Come desideri che la Chiesa ti sia vicina e possa camminare accanto a te?
  3. C) Ti senti coinvolto nella vita della comunità cristiana? Quali suggerimenti vorresti dare?

 

Rispondendo alla prima domanda, tutti hanno parlato della famiglia, delle persone con cui si è stati a contatto (familiari, amici, insegnanti, …) ma anche della parrocchia quando si sono proposti i diversi momenti on-line (collegamenti zoom o streaming) per rosario o celebrazioni della Messa soprattutto nei mesi in cui si era costretti a non andare in chiesa e a rimanere in casa, per la pandemia.

Per molti, la pandemia è stata anche occasione per condividere tanti momenti in famiglia come non si era soliti fare; c’è stato tempo per ascoltarsi ma anche per mettersi in ascolto insieme di Dio tramite la preghiera … visto che non si poteva andare in chiesa né partecipare alla Messa domenicale dove si incontrava la comunità … Per tanti è stato essere stati presi da una certa angoscia che non è ancora superata; il distanziamento ha creato tanti disagi e un isolamento diffuso, soprattutto delle persone più anziane o dei malati che ricevevano la comunione e ne sono rimasti privi.

 

Passando alla seconda domanda, molti hanno espresso la necessità di proporre momenti di incontro, per conoscersi di più e rendersi conto di chi vive delle difficoltà, così da farsi vicini e – per quanto possibile – aiutare concretamente. Si sente la necessità di momenti dove far circolare esperienze positive: troppi sono gli eventi negativi! Sono desiderati anche eventi ricreativi per le famiglie. Infatti, bisogna tener conto delle molteplici difficoltà da affrontare e non facilmente risolvibili per lo stress del lavoro (chi ce l’ha) e per le richieste, continue e da tutte le parti che le interpella, con un conseguente livello di stress veramente alto. Che si sia comprensivi così da poter camminare insieme “con il sole e con la pioggia”

Diversi impegnati hanno fatto presente che si tratta di essere i primi a darsi da fare per ricreare una rete di solidarietà e di amicizia tra le persone perché quando è stato possibile tornare in chiesa, concluso il “lockdown”, tantissimi (anche per i molti contagi a scuole o in famiglia che abbiamo avuto nel territorio e continuano, …) non sono tornati alle celebrazioni;  c’è anche una diffusa demotivazione che chiede a chi ha a cuore la (vita e la missione della) Chiesa, sia maggiore autenticità come anche capacità di ascoltare e di coinvolgere.

 

Per la terza domanda, alcuni hanno fatto presente che ci si può sentire coinvolti se e quando si è accolti e resi partecipi di quanto vive la comunità, … tanti che hanno risposto sono già impegnati nella comunità cristiana, attraverso la catechesi, il servizio d’ordine e d’accoglienza, la pulizia della chiesa, il canto liturgico, l’oratorio, … Infatti, molti si impegnano, anche fisicamente, alla custodia di quella che considerano la propria casa.

Per quanto riguarda i suggerimenti si evidenzia una duplice attenzione alle persone che, forse, sono le meno presenti ma le più urgenti da avvicinare: le famiglie, soprattutto, con figli piccoli o in età scolare, e i giovani. Anche perché la maggior parte di loro è distante dalla pratica dei sacramenti e dal modo di pensare la vita che la Chiesa insegna traendone i principi fondamentali dal Vangelo.

Ci viene consigliato di costruire luoghi che permettano di imparare ad ascoltarsi e parlarsi, senza pregiudizi ma con grande e reciproca accoglienza. Forse c’è bisogno anche di metodi e strutture “nuove” perché si ha bisogno di imparare con un vero  e proprio apprendistato lo “stile sinodale” così da accogliere le persone che hanno modi di fare e pensare diversi. Questa educazione potrebbe aiutare a superare la mentalità conflittuale e spesso “polarizzata” che si è molto diffusa anche nei nostri ambienti.

Si suggeriscono inoltre attività periodiche per le diverse fasce di età, ma che tengano presenti in particolare le famiglie.

 

Rocchi don Emilio

Civitanova Marche, 29 marzo 2022