Questa sera abbiamo accompagnato Gesù nel suo cammino di dolore e di amore verso la croce. Una croce di legno, pesante, della quale Lui si è fatto carico sulle spalle per qualcosa di profondo, di forte, qualcosa che a noi spesso manca. Tante volte, nella vita di tutti i giorni, ci è capitato di essere stati chiamati, senza preavviso e contro la nostra volontà a portare una croce: un conflitto in famiglia, un disagio economico, una malattia, un lutto. Ci sentiamo impotenti, siamo assaliti da mille pensieri, dubitiamo anche della bontà di Dio; è il momento del ripiegamento su noi stessi: lo scoraggiamento, la solitudine, la tristezza, ci avvolgono, vorremmo che tutto passasse in fretta. La strada da percorrere per arrivare in cima alla salita è dura, è faticosa, a volte insopportabile. Solo quando incontriamo lo sguardo di Gesù Salvatore, siamo spinti e motivati dall’amore ad accogliere la sofferenza della prova che stiamo vivendo. Dio è il nostro alleato, la fede in lui è la nostra forza e la preghiera perseverante è l’espressione di questa fede. La nostra sofferenza unita a quella di Gesù, non è una punizione, un castigo, ma è fonte e sorgente di grazia perché in noi si possano manifestare le opere più belle di Dio. La sofferenza passa, ma l’aver sofferto resta come ricchezza personale e della comunità. Ci trasforma, ci fortifica, ci aiuta ad aprirci verso il dolore degli altri, ci rende capaci di misericordia, di pazienza, di gratitudine e di amore. Il cammino di questa Via Crucis si è concluso e noi possiamo continuare a seguire Gesù abbracciando la Croce con speranza, gioia e fedeltà, affinché ci aiuti a compiere la nostra missione. In questo, impariamo dalla nostra Madre Celeste Maria ad accettare e a portare le nostre croci aiutandoci gli uni gli altri.