DOMENICA 2 Febbraio 2014

«ANCHE A TE UNA SPADA TRAFIGGERÀ L’ANIMA»

CON la riforma del Calendario liturgico (1969), la festa del 2 febbraio ha ripreso la denominazione di Presentazione del Signore. La I Lettura annuncia l’entrata messianica del Signore nel suo tempio per purificare il popolo dalle sue infedeltà e offrire un’oblazione a Dio gradita. La II Lettura presenta Gesù che, resosi in tutto simile ai fratelli, è il Sacerdote Sommo che inaugura il nuovo culto della nuova alleanza. Al centro del Vangelo si contempla il bambino Gesù che, mentre purifica il popolo grazie la sua offerta, associa la Madre alla sua missione. Festa del Signore, ma anche «memoria congiunta del Figlio e della Madre» (Marialis cultus, 7) per l’oracolo che Simeone rivolge alla Vergine: «Anche a te una spada trafiggerà l’anima». Il progetto della salvezza, che si scontrerà con l’ostilità, colpirà anzitutto il Figlio e, per lo strettissimo rapporto, anche la Madre. Nel presentare «la vittima santa, a Dio gradita» (san Bernardo), fin d’ora la Madre si unisce al Figlio in un’unica offerta. Starà poi presso la Croce per immolare «la vittima da lei generata» (MC 20).  (da La Domenica)

COMMENTO

Nel brano del Vangelo odierno si possono distinguere due parti: la prima parla dell’inizio dell’attività missionaria di Gesù, la seconda della chiamata di alcuni apostoli.
La descrizione dell’inizio della attività apostolica di Gesù è messa in rapporto con l’arresto di Giovanni Battista. Significativa è la determinazione geografica del luogo dove avviene tale inizio: in Cafarnao, città collocata sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali. Facendo questa precisazione Matteo intende evidenziare anzitutto la realizzazione della profezia di Isaia( 8,23-9,1), che annunziava alle popolazioni di quel territorio la liberazione dal potere dell’Assiria, liberazione che è raffigurata con il simbolismo della luce. Gesù è la grande luce destinata ad illuminare il popolo immerso nelle tenebre. E’ Lui che apporta una liberazione più profonda di quella che il profeta Isaia annunziava a quelle popolazioni. Dopo l’attività di Giovanni Battista si leva la grande luce, inizia la missione di Gesù, iniziano i tempi messianici.
Con il riferimento alla profezia di Isaia Matteo, poi, vuole mettere in risalto l’universalismo della missione di Gesù. Questa infatti inizia in una regione dove abitavano anche pagani; è la regione denominata dal profeta Isaia la “Galilea dei pagani”. Mediante il richiamo a questo particolare l’evangelista sottolinea che Gesù è il Messia, il Salvatore di tutti gli uomini.
Gesù inizia la sua attività missionaria annunziando, sulle orme del Battista, la conversione e l’avvicinamento del regno dei cieli: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». L’espressione “regno dei cieli” è caratteristica del Vangelo di Matteo ed equivale a “regno di Dio”. L’urgenza della conversione è motivata dal fatto che il regno di Dio si è fatto vicino. Esso si fa presente in Gesù, nella sua persona, nel suo messaggio, nei suoi gesti salvifici. In Lui, nella sua missione esso è operante nel mondo. Per entrarvi occorre convertirsi. Il significato della parola “conversione” è ricco e fortemente impegnativo.

La conversione non è una virtù particolare, ma una disposizione di animo; comporta totale cambiamento del modo di pensare e di agire.
Esige un atteggiamento nuovo, distaccato dalle inclinazioni disordinate.
Nella seconda parte del brano evangelico si parla della chiamata di due coppie di fratelli: Pietro ed Andrea, Giacomo e Giovanni. Nel realizzare la sua missione, Gesù non agisce da solo, ma chiama gli uomini a collaborare con lui. La chiamata e la sequela di Gesù sono del tutto caratteristiche; si differenziano dalla sequela dei rabbini. Questi avevano discepoli che li seguivano per apprendere la loro dottrina. Gesù invece sceglie Lui stesso; Egli chiama; e ciò presuppone un particolare amore. Inoltre la sequela comporta anzitutto la ricerca della sua persona, una relazione personale con Lui.
La risposta delle coppie dei due fratelli è particolarmente generosa. Seguono Gesù subito; abbandonano tutto, le reti, la barca, il padre. Essi certamente non hanno la chiarezza di ciò che avrebbe comportato la sequela; ma la potenza dell’amore con cui Gesù pronuncia l’invito, apre il loro cuore all’accoglienza, alla generosità, alla fiducia.
Anche a noi Gesù rivolge l’invito alla conversione, la quale esige un serio, autentico ripensamento del nostro modo di comportarci. Dobbiamo chiederci costantemente se il nostro stile di vita è veramente cristiano.
Anche a noi Gesù dirige l’invito a collaborare con Lui per l’avvento del Regno di Dio nel mondo: il nostro apporto è indispensabile. Esso si realizza non mediante azioni straordinarie, ma nella semplicità del nostro vivere quotidiano. Ognuno di noi è chiamato ad essere “segno di salvezza e di speranza per tutti coloro che dalle tenebre anelano alla luce”. (da Confraternita di San Giovanni Battista de’ Genovesi)