Papa Francesco, Discorso alla presentazione degli auguri natalizi alla Curia Romana

(22 dicembre 2014), n. 12

 

La malattia della faccia funerea, ossia delle persone burbere e arcigne, le quali ritengono che per essere seri occorra dipingere il volto di malinconia, di severità e trattare gli altri – soprattutto quelli ritenuti inferiori – con rigidità, durezza e arroganza. In realtà, la severità teatrale e il pessimismo sterile (Cf. Esort. ap. Evangelii gaudium, 84-86) sono spesso sintomi di paura e di insicurezza di sé. L’apostolo deve sforzarsi di essere una persona cortese, serena, entusiasta e allegra che trasmette gioia ovunque si trova. Un cuore pieno di Dio è un cuore felice che irradia e contagia con la gioia tutti coloro che sono intorno a sé: lo si vede subito! Non perdiamo dunque quello spirito gioioso, pieno di humor, e persino autoironico, che ci rende persone amabili, anche nelle situazioni difficili (Cf. ibid, 2) . Quanto bene ci fa una buona dose di sano umorismo! Ci farà molto bene recitare spesso la preghiera di san Thomas More: io la prego tutti i giorni, mi fa bene.

 

La preghiera per il buon umore di san Thomas More

 

«Signore, donami una buona digestione e anche qualcosa da digerire.

Donami la salute del corpo e il buon umore necessario per mantenerla.

Donami, Signore, un’anima semplice che sappia far tesoro di tutto ciò che è buono

e non si spaventi alla vista del male,

ma piuttosto trovi sempre il modo di rimetter le cose a posto.

Dammi un’anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri, i lamenti,

e non permettere che mi crucci eccessivamente

per quella cosa troppo ingombrante che si chiama “io”.

Dammi, Signore, il senso del buon umore.

Concedimi la grazia di comprendere uno scherzo

per scoprire nella vita un po’ di gioia

e farne parte anche agli altri.

Amen».

La memoria liturgica di san Thomas More (1478-1535) si celebra il 22 giugno, nello stesso giorno di quella di san Giovanni Fisher (1469-1535), entrambi, giustiziati da Enrico VIII, re d’Inghilterra, dopo che questi aveva avviato il processo di separazione dalla Chiesa di Roma.

Nella seconda lettura dell’Ufficio divino della memoria troviamo una lettera di san Thomas More a una delle figlie, dove si afferma:
«[…] ho però ferma fiducia, Margherita, e nutro certa speranza che la tenerissima pietà di Dio salverà la mia povera anima e mi concederà di lodare la sua misericordia. Perciò, mia buona figlia, non turbare mai il tuo cuore per alcunché mi possa accadere in questo mondo. Nulla accade che Dio non voglia, ed io sono sicuro che qualunque cosa avvenga, per quanto cattiva appaia, sarà in realtà sempre per il meglio» (Liturgia delle Ore, vol. III, pp. 1395-1396)..