XIV ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI

 

La vocazione e la missione della famiglia
nella Chiesa e nel mondo contemporaneo

 

INSTRUMENTUM LABORIS

 

INDICE

SIGLE
PRESENTAZIONE
INTRODUZIONE

I PARTE
L’ASCOLTO DELLE SFIDE SULLA FAMIGLIA

 

Capitolo I. La famiglia e il contesto antropologico-culturale

 

Il contesto socio-culturale 
Il cambiamento antropologico 
Le contraddizioni culturali 
Le contraddizioni sociali 
Fragilità e forza della famiglia

 

Capitolo II. La famiglia e il contesto socio-economico

 

La famiglia insostituibile risorsa della società  
Politiche in favore della famiglia
La sfida della solitudine e della precarietà 
La sfida economica 
La sfida della povertà e l’esclusione sociale 
La sfida ecologica

 

Capitolo III. Famiglia e inclusione

 

La terza età 
La sfida della vedovanza 
L’ultima stagione della vita e il lutto in famiglia 
La sfida della disabilità 
La sfida delle migrazioni
Alcune sfide peculiari
La famiglia e i bambini 
Il ruolo delle donne

 

Capitolo IV. Famiglia, affettività e vita

 

La rilevanza della vita affettiva 
La formazione dell’affettività 
Fragilità e immaturità affettive 
La sfida bioetica 
La sfida per la pastorale

 

II PARTE
IL DISCERNIMENTO DELLA VOCAZIONE FAMILIARE

 

Capitolo I. Famiglia e pedagogia divina

 

Lo sguardo su Gesù e la pedagogia divina nella storia della salvezza 
La Parola di Dio in famiglia
La pedagogia divina
Matrimonio naturale e pienezza sacramentale 
Gesù e la famiglia 
L’indissolubilità dono e compito 
Lo stile della vita familiare 
La famiglia nel disegno salvifico di Dio 
Unione e fecondità dei coniugi 
La famiglia immagine della Trinità

 

Capitolo II. Famiglia e vita della Chiesa

 

La famiglia nei documenti della Chiesa 
La dimensione missionaria della famiglia 
La famiglia via della Chiesa 
La misura divina dell’amore 
La famiglia in preghiera 
Famiglia e fede 
Catechesi e famiglia 
L’indissolubilità del matrimonio e la gioia del vivere insieme

 

Capitolo III. Famiglia e cammino verso la sua pienezza

 

Il mistero creaturale del matrimonio 
Verità e bellezza della famiglia e misericordia verso le famiglie ferite e fragili 
L’intimo legame tra Chiesa e famiglia 
La famiglia dono e compito 
Aiutare a raggiungere la pienezza 
I giovani e la paura di sposarsi 
La misericordia è verità rivelata

 

III PARTE
LA MISSIONE DELLA FAMIGLIA OGGI

 

Capitolo I. Famiglia ed evangelizzazione

 

Annunciare il Vangelo della famiglia oggi, nei vari contesti 
Tenerezza in famiglia – tenerezza di Dio 
La famiglia soggetto della pastorale 
La liturgia nuziale 
La famiglia opera di Dio 
Conversione missionaria e linguaggio rinnovato 
La mediazione culturale 
La Parola di Dio fonte di vita spirituale per la famiglia 
La sinfonia delle differenze

 

Capitolo II. Famiglia e formazione

 

La preparazione al matrimonio 
La formazione dei futuri presbiteri 
La formazione del clero e degli operatori pastorali
Famiglia e istituzioni pubbliche 
L’impegno socio-politico in favore della famiglia 
Indigenza e rischio di usura 
Guidare i nubendi nel cammino di preparazione al matrimonio
Accompagnare i primi anni della vita matrimoniale

 

Capitolo III. Famiglia e accompagnamento ecclesiale

 

Cura pastorale di coloro che vivono nel matrimonio civile o in convivenze 
In cammino verso il sacramento nuziale 
Curare le famiglie ferite (separati, divorziati non risposati, divorziati risposati, famiglie monoparentali) 
Il perdono in famiglia 
«Il grande fiume della misericordia» 
L’arte dell’accompagnamento 
I separati e i divorziati fedeli al vincolo 
Dio non abbandona mai 
Lo snellimento delle procedure e la rilevanza della fede nelle cause di nullità 
La preparazione degli operatori e l’incremento dei tribunali 
Linee pastorali comuni 
L’integrazione dei divorziati risposati civilmente nella comunità cristiana 
La via penitenziale 
La partecipazione spirituale alla comunione ecclesiale 
Matrimoni misti e con disparità di culto 
La peculiarità della tradizione ortodossa 
L’attenzione pastorale verso le persone con tendenza omosessuale

 

Capitolo IV. Famiglia, generatività, educazione

 

La trasmissione della vita e la sfida della denatalità
La responsabilità generativa 
Adozione e affido
La vita umana mistero intangibile 
La sfida dell’educazione e il ruolo della famiglia nell’evangelizzazione

 

CONCLUSIONE

 

SIGLE

 AA Concilio Ecumenico Vaticano II, Decreto Apostolicam Actuositatem (18 novembre 1965)
AG Concilio Ecumenico Vaticano II, Decreto Ad Gentes (7 dicembre 1965)
CCC Catechismo della Chiesa Cattolica (15 agosto 1997)
CiV Benedetto XVI, Lettera Enciclica Caritas in Veritate (29 giugno 2009)
DC Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, Istruzione Dignitas Connubii (25 gennaio 2005)
DCE Benedetto XVI, Lettera Enciclica Deus Caritas Est (25 dicembre 2005)
DeV San Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Dominum et Vivificantem (18 maggio 1986)
GS Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione Pastorale Gaudium et Spes (7 dicembre 1965)
EdE San Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Ecclesia de Eucharistia (17 aprile 2003)
EG Francesco, Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium (24 novembre 2013)
EN Beato Paolo VI, Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi (8 dicembre 1975)
FC San Giovanni Paolo II, Esortazione Apostolica Familiaris Consortio (22 novembre 1981)
IL III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione. Instrumentum Laboris (24 giugno 2014)
LF Francesco, Lettera Enciclica Lumen Fidei (29 giugno 2013)
LG Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione Dogmatica Lumen Gentium (21 novembre 1964)
MV Francesco, Bolla Misericordiae Vultus (11 aprile 2015)
NA Concilio Ecumenico Vaticano II, Decreto Nostra Aetate (28 ottobre 1965)
NMI San Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica Novo Millennio Ineunte (6 gennaio 2001)
RM San Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Redemptoris Missio (7 dicembre 1990)

 

PRESENTAZIONE

 

Sta volgendo al termine il tempo intersinodale, durante il quale il Santo Padre Francesco ha affidato alla Chiesa intera il compito di «maturare, con vero discernimento spirituale, le idee proposte e trovare soluzioni concrete a tante difficoltà e innumerevoli sfide che le famiglie devono affrontare» (Discorso per la conclusione della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi, 18 ottobre 2014).

Dopo aver riflettuto, nella III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi dell’ottobre 2014, su Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione, la XIV Assemblea Generale Ordinaria, che avrà luogo dal 4 al 25 ottobre 2015, tratterà il tema La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo. Il lungo cammino sinodale appare così segnato da tre momenti intimamente connessi: l’ascolto delle sfide sulla famiglia, il discernimento della sua vocazione, la riflessione sulla sua missione.

La Relatio Synodi, frutto maturato nella scorsa Assemblea, è stata integrata da una serie di domande per conoscere la recezione del documento e per sollecitarne l’approfondimento. Ciò ha costituito i Lineamenta, che sono stati inviati ai Sinodi delle Chiese Orientali Cattoliche sui iuris, alle Conferenze Episcopali, ai Dicasteri della Curia Romana e all’Unione dei Superiori Generali.

Tutto il Popolo di Dio è stato coinvolto nel processo di riflessione e approfondimento, anche grazie alla settimanale guida del Santo Padre, che con le sue catechesi sulla famiglia nelle Udienze generali, e in varie altre occasioni, ha accompagnato il cammino comune. Il rinnovato interesse per la famiglia, suscitato dal Sinodo, è confermato dall’ampia attenzione riservata ad essa non solo da ambienti ecclesiali, ma anche da parte della società civile.

Sono pervenute le Risposte dei soggetti aventi diritto, alle quali si sono aggiunti ulteriori apporti, detti Osservazioni, da parte di molti fedeli (singoli, famiglie e gruppi). Varie componenti delle Chiese particolari, organizzazioni, aggregazioni laicali ed altre istanze ecclesiali hanno offerto importanti suggerimenti. Università, istituzioni accademiche, centri di ricerca e singoli studiosi hanno arricchito – e continuano a farlo – l’approfondimento delle tematiche sinodali con i loro Contributi – attraverso simposi, convegni e pubblicazioni –, mettendo anche in luce aspetti nuovi, secondo quanto richiesto dalla “domanda previa” dei Lineamenta.

Il presente Instrumentum Laboris è composto dal testo definitivo della Relatio Synodi integrato dalla sintesi delle Risposte, delle Osservazioni e dei Contributi di studio. Per facilitare la lettura, si segnala che la numerazione contiene sia il testo della Relatio che le integrazioni. Il testo originale della Relatio è riconoscibile dal numero tra parentesi e dal carattere corsivo.

Il documento si articola in tre parti, che mostrano la continuità tra le due Assemblee: L’ascolto delle sfide sulla famiglia (I parte) richiama più direttamente il primo momento sinodale; Il discernimento della vocazione familiare (II parte) e La missione della famiglia oggi (III parte) introducono il tema del secondo momento, con il proposito di offrire alla Chiesa e al mondo contemporaneo stimoli pastorali per una rinnovata evangelizzazione.

 

Lorenzo Card. Baldisseri

Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi

Vaticano, 23 giugno 2015

 

INTRODUZIONE

 

1. (1) Il Sinodo dei Vescovi riunito intorno al Papa rivolge il suo pensiero a tutte le famiglie del mondo con le loro gioie, le loro fatiche, le loro speranze. In particolare sente il dovere di ringraziare il Signore per la generosa fedeltà con cui tante famiglie cristiane rispondono alla loro vocazione e missione. Lo fanno con gioia e con fede anche quando il cammino familiare le pone dinanzi a ostacoli, incomprensioni e sofferenze. A queste famiglie va l’apprezzamento, il ringraziamento e l’incoraggiamento di tutta la Chiesa e di questo Sinodo. Nella veglia di preghiera celebrata in Piazza San Pietro sabato 4 ottobre 2014 in preparazione al Sinodo sulla famiglia Papa Francesco ha evocato in maniera semplice e concreta la centralità dell’esperienza familiare nella vita di tutti, esprimendosi così: «Scende ormai la sera sulla nostra assemblea. È l’ora in cui si fa volentieri ritorno a casa per ritrovarsi alla stessa mensa, nello spessore degli affetti, del bene compiuto e ricevuto, degli incontri che scaldano il cuore e lo fanno crescere, vino buono che anticipa nei giorni dell’uomo la festa senza tramonto. È anche l’ora più pesante per chi si ritrova a tu per tu con la propria solitudine, nel crepuscolo amaro di sogni e di progetti infranti: quante persone trascinano le giornate nel vicolo cieco della rassegnazione, dell’abbandono, se non del rancore; in quante case è venuto meno il vino della gioia e, quindi, il sapore – la sapienza stessa – della vita… Degli uni e degli altri questa sera ci facciamo voce con la nostra preghiera, una preghiera per tutti».

2. (2) Grembo di gioie e di prove, di affetti profondi e di relazioni a volte ferite, la famiglia è veramente “scuola di umanità” (cf. GS, 52), di cui si avverte fortemente il bisogno. Nonostante i tanti segnali di crisi dell’istituto familiare nei vari contesti del “villaggio globale”, il desiderio di famiglia resta vivo, in specie fra i giovani, e motiva la Chiesa, esperta in umanità e fedele alla sua missione, ad annunciare senza sosta e con convinzione profonda il “Vangelo della famiglia” che le è stato affidato con la rivelazione dell’amore di Dio in Gesù Cristo e ininterrottamente insegnato dai Padri, dai Maestri della spiritualità e dal Magistero della Chiesa. La famiglia assume per la Chiesa un’importanza del tutto particolare e nel momento in cui tutti i credenti sono invitati a uscire da se stessi è necessario che la famiglia si riscopra come soggetto imprescindibile per l’evangelizzazione. Il pensiero va alla testimonianza missionaria di tante famiglie.

3. (3) Sulla realtà della famiglia, decisiva e preziosa, il Vescovo di Roma ha chiamato a riflettere il Sinodo dei Vescovi nella sua Assemblea Generale Straordinaria dell’ottobre 2014, per approfondire poi la riflessione nell’Assemblea Generale Ordinaria che si terrà nell’ottobre 2015, oltre che nell’intero anno che intercorre fra i due eventi sinodali. «Già il convenire in unum attorno al Vescovo di Roma è evento di grazia, nel quale la collegialità episcopale si manifesta in un cammino di discernimento spirituale e pastorale»: così Papa Francesco ha descritto l’esperienza sinodale, indicandone i compiti nel duplice ascolto dei segni di Dio e della storia degli uomini e nella duplice e unica fedeltà che ne consegue.

4. (4) Alla luce dello stesso discorso abbiamo raccolto i risultati delle nostre riflessioni e dei nostri dialoghi nelle seguenti tre parti: l’ascolto, per guardare alla realtà della famiglia oggi, nella complessità delle sue luci e delle sue ombre; lo sguardo fisso sul Cristo per ripensare con rinnovata freschezza ed entusiasmo quanto la rivelazione, trasmessa nella fede della Chiesa, ci dice sulla bellezza, sul ruolo e sulla dignità della famiglia; il confronto alla luce del Signore Gesù per discernere le vie con cui rinnovare la Chiesa e la società nel loro impegno per la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna.

5. Conservando il prezioso frutto dell’Assemblea precedente, il nuovo passo che ci attende parte dall’ascolto delle sfide sulla famiglia per volgere lo sguardo alla sua vocazione e missione nella Chiesa e nel mondo contemporaneo. La famiglia, oltre che sollecitata a rispondere alle problematiche odierne, è soprattutto chiamata da Dio a prendere sempre nuova coscienza della propria identità missionaria di Chiesa domestica anch’essa “in uscita”. In un mondo spesso segnato da solitudine e tristezza, il “Vangelo della famiglia” è davvero una buona notizia.

 


I PARTE. L’ASCOLTO DELLE SFIDE SULLA FAMIGLIA

 

Capitolo I.

La famiglia e il contesto antropologico-culturale

 

 

Il contesto socio-culturale 

6. (5) Fedeli all’insegnamento di Cristo guardiamo alla realtà della famiglia oggi in tutta la sua complessità, nelle sue luci e nelle sue ombre. Pensiamo ai genitori, ai nonni, ai fratelli e alle sorelle, ai parenti prossimi e lontani, e al legame tra due famiglie che tesse ogni matrimonio. Il cambiamento antropologico-culturale influenza oggi tutti gli aspetti della vita e richiede un approccio analitico e diversificato. Vanno sottolineati prima di tutto gli aspetti positivi: la più grande libertà di espressione e il migliore riconoscimento dei diritti della donna e dei bambini, almeno in alcune regioni. Ma, d’altra parte, bisogna egualmente considerare il crescente pericolo rappresentato da un individualismo esasperato che snatura i legami familiari e finisce per considerare ogni componente della famiglia come un’isola, facendo prevalere, in certi casi, l’idea di un soggetto che si costruisce secondo i propri desideri assunti come un assoluto. A ciò si aggiunge anche la crisi della fede che ha toccato tanti cattolici e che spesso è all’origine delle crisi del matrimonio e della famiglia.

 

Il cambiamento antropologico

7. Nella società odierna si osservano disposizioni differenti. Solo una minoranza vive, sostiene e propone l’insegnamento della Chiesa cattolica sul matrimonio e la famiglia, riconoscendo in esso la bontà del progetto creativo di Dio. I matrimoni, religiosi e non, diminuiscono ed il numero delle separazioni e dei divorzi è in crescita.

Si vanno diffondendo il riconoscimento della dignità di ogni persona, uomo, donna e bambini, e la presa di coscienza dell’importanza delle differenti etnie e delle minoranze; aspetti, questi ultimi, che – già diffusi in molte società, non solo occidentali – si stanno consolidando in vari altri Paesi.

Si rileva, nei più diversi contesti culturali, la paura dei giovani ad assumere impegni definitivi, come quello di costituire una famiglia. Più in generale, si riscontra il diffondersi di un individualismo estremo che mette al centro la soddisfazione di desideri che non portano alla piena realizzazione della persona.

Lo sviluppo della società dei consumi ha separato sessualità e procreazione. Anche questa è una della cause della crescente denatalità. In alcuni contesti essa è connessa alla povertà o all’impossibilità di accudire la prole; in altri alla difficoltà di volersi assumere delle responsabilità e alla percezione che i figli potrebbero limitare la libera espansione di sé.

 

Le contraddizioni culturali

8. Non poche sono le contraddizioni culturali che incidono sulla famiglia. Essa continua ad essere immaginata come il porto sicuro degli affetti più intimi e gratificanti, ma le tensioni indotte da una esasperata cultura individualistica del possesso e del godimento generano al suo interno dinamiche di insofferenza e di aggressività a volte ingovernabili. Si può menzionare anche una certa visione del femminismo, che ritiene la maternità un pretesto per lo sfruttamento della donna e un ostacolo alla sua piena realizzazione. Si registra poi la crescente tendenza a concepire la generazione di un figlio come uno strumento per l’affermazione di sé, da ottenere con qualsiasi mezzo. Si possono infine ricordare le teorie secondo le quali l’identità personale e l’intimità affettiva devono affermarsi in una dimensione radicalmente svincolata dalla diversità biologica fra maschio e femmina.

Nello stesso tempo, però, si vuole riconoscere alla stabilità di una coppia istituita indipendentemente dalla differenza sessuale la stessa titolarità della relazione matrimoniale intrinsecamente legata ai ruoli paterno e materno, definiti a partire dalla biologia della generazione. La confusione non aiuta a definire la specificità sociale di tali unioni, mentre consegna all’opzione individualistica lo speciale legame fra differenza, generazione, identità umana. È certamente necessario un migliore approfondimento umano e culturale, non solo biologico, della differenza sessuale, nella consapevolezza che «la rimozione della differenza […] è il problema, non la soluzione (Francesco, Udienza generale, 15 aprile 2015).

 

Le contraddizioni sociali 

9. Eventi traumatici come i conflitti bellici, l’azzeramento delle risorse, i processi migratori, incidono in maniera crescente sulla qualità affettiva e spirituale della vita familiare e mettono a rischio le relazioni all’interno della famiglia. Le sue energie materiali e spirituali sono, molto spesso, condotte alla soglia della dissoluzione.

Si deve parlare anche, in generale, delle gravi contraddizioni generate dal peso di politiche economiche sconsiderate, come pure dall’insensibilità di politiche sociali, anche nelle cosiddette società del benessere. In particolare, gli accresciuti oneri del mantenimento dei figli, così come l’enorme aggravamento dei compiti sussidiari della cura sociale dei malati e degli anziani, di fatto delegati alle famiglie, costituiscono un vero e proprio macigno che pesa sulla vita familiare.

Se si aggiungono gli effetti di una congiuntura economica sfavorevole, di natura assai ambigua, e il crescente fenomeno dell’accumulo di ricchezza nelle mani di pochi e della distrazione di risorse che dovrebbero essere destinate al progetto familiare, il quadro di impoverimento della famiglia si profila ulteriormente problematico. La dipendenza dall’alcol, dalle droghe o dal gioco d’azzardo è talora espressione di queste contraddizioni sociali e del disagio che ne consegue nella vita delle famiglie.

 

Fragilità e forza della famiglia 

10. La famiglia, fondamentale comunità umana, mostra mai come oggi, proprio attraverso la sua crisi culturale e sociale, quante sofferenze procurino il suo indebolimento e la sua fragilità. E quanta forza essa possa trovare, in se stessa, per fronteggiare l’inadeguatezza e la latitanza delle istituzioni nei confronti della formazione della persona, della qualità del legame sociale, della cura dei soggetti più vulnerabili. È dunque particolarmente necessario apprezzare adeguatamente la forza della famiglia, per poterne sostenere le fragilità.

 

 

Capitolo II

La famiglia e il contesto socio-economico

 

La famiglia insostituibile risorsa della società 

11. La famiglia resta ancor oggi, e rimarrà sempre, il pilastro fondamentale e irrinunciabile del vivere sociale. In essa infatti convivono differenze molteplici, attraverso le quali si stringono relazioni, si cresce nel confronto e nella mutua accoglienza delle generazioni. Proprio così la famiglia rappresenta un valore fondante e una risorsa insostituibile per lo sviluppo armonico di ogni società umana, secondo quanto afferma il Concilio: «La famiglia è una scuola di umanità più ricca […] è il fondamento della società» (GS, 52). Nelle relazioni familiari, coniugali, filiali e fraterne tutti i membri della famiglia stabiliscono legami saldi e gratuiti, nella concordia e nel rispetto reciproco, che permettono di superare i rischi dell’isolamento e della solitudine.

 

Politiche in favore della famiglia

12. Si sottolinea che, essendo la famiglia protagonista dell’edificazione della città comune e non una realtà privata, sono necessarie politiche familiari adeguate, che la sostengano e la promuovano. Inoltre, si suggerisce di considerare il rapporto tra welfare e azione compensativa della famiglia. Rispetto a politiche familiari e a sistemi di welfare inadeguati, tale azione compensativa ridistribuisce risorse e compiti per il bene comune, contribuendo a riequilibrare gli effetti negativi della disequità sociale.

 

La sfida della solitudine e della precarietà 

13. (6) Una delle più grandi povertà della cultura attuale è la solitudine, frutto dell’assenza di Dio nella vita delle persone e della fragilità delle relazioni. C’è anche una sensazione generale di impotenza nei confronti della realtà socio-economica che spesso finisce per schiacciare le famiglie. Così è per la crescente povertà e precarietà lavorativa che è vissuta talvolta come un vero incubo, o a motivo di una fiscalità troppo pesante che certo non incoraggia i giovani al matrimonio. Spesso le famiglie si sentono abbandonate per il disinteresse e la poca attenzione da parte delle istituzioni. Le conseguenze negative dal punto di vista dell’organizzazione sociale sono evidenti: dalla crisi demografica alle difficoltà educative, dalla fatica nell’accogliere la vita nascente all’avvertire la presenza degli anziani come un peso, fino al diffondersi di un disagio affettivo che arriva talvolta alla violenza. È responsabilità dello Stato creare le condizioni legislative e di lavoro per garantire l’avvenire dei giovani e aiutarli a realizzare il loro progetto di fondare una famiglia.

 

La sfida economica

14. La vita familiare concreta è strettamente collegata con la realtà economica. Molti osservano che, ai nostri giorni, la famiglia può facilmente soffrire di molteplici vulnerabilità. Dal punto di vista dell’economia i problemi più rilevanti sono quelli collegati a salari insufficienti, disoccupazione, insicurezza economica, mancanza di un lavoro dignitoso e di sicurezza sul posto di lavoro, traffico di persone umane e schiavitù.

Nella famiglia si riflette in modo particolarmente acuto l’effetto dell’inequità economica, che le impedisce di crescere: manca una casa propria; non si generano figli; quelli che ci sono hanno difficoltà a studiare e a rendersi indipendenti; resta preclusa la serena progettazione del futuro. Per superare questa situazione è necessario un cambiamento strutturale di prospettiva da parte di tutta la società, come ci ricorda il Papa: «La crescita in equità esige qualcosa di più della crescita economica, benché la presupponga, richiede decisioni, programmi, meccanismi e processi specificamente orientati a una migliore distribuzione delle entrate, alla creazione di opportunità di lavoro, a una promozione integrale dei poveri che superi il mero assistenzialismo» (EG, 204). Una rinnovata solidarietà intergenerazionale comincia con l’attenzione ai poveri del presente, prima che a quelli del futuro, tenendo in particolar conto i bisogni delle famiglie.

 

La sfida della povertà e l’esclusione sociale 

15. Una sfida di particolare rilevanza è rappresentata dai gruppi sociali, talora molto numerosi, caratterizzati da situazioni di povertà, non solo economica ma spesso anche culturale, tali da impedire la realizzazione di un progetto di vita familiare adeguato alla dignità della persona. Bisogna anche riconoscere che, nonostante le enormi difficoltà, tante famiglie povere cercano di condurre dignitosamente la loro vita quotidiana, confidando in Dio, il quale non delude e non abbandona.

Si è anche rilevato che il sistema economico attuale produce diverse forme di esclusione sociale. Varie sono le categorie di persone che si sentono escluse. Una caratteristica comune è che spesso gli “esclusi” sono “invisibili” agli occhi della società. La cultura dominante, i media, le maggiori istituzioni non poche volte contribuiscono a mantenere – o persino a peggiorare – questa “invisibilità” sistematica. Al riguardo, Papa Francesco si domanda: «Perché […] ci abituiamo a vedere come si distrugge il lavoro dignitoso, si sfrattano tante famiglie, si cacciano i contadini, si fa la guerra e si abusa della natura?». E risponde: «Perché in questo sistema l’uomo, la persona umana è stata tolta dal centro ed è stata sostituita da un’altra cosa. Perché si rende un culto idolatrico al denaro. Perché si è globalizzata l’indifferenza!» (Discorso ai Partecipanti all’Incontro mondiale dei Movimenti popolari, 28 ottobre 2014).

L’esclusione sociale indebolisce la famiglia e diviene una seria minaccia per la dignità dei suoi membri. Particolarmente preoccupante è la condizione dei figli, i quali è come se fossero a priori puniti a causa dell’esclusione e, spesso, tragicamente segnati a vita da privazioni e sofferenze. Si tratta di veri e propri “orfani sociali”.

 

La sfida ecologica 

16. Dal punto di vista dell’ecologia, i problemi rilevati derivano da insufficiente accesso all’acqua da parte di molte popolazioni, degrado ambientale, fame e malnutrizione, terreni incolti o devastati, cultura dell’“usa e getta”. Le situazioni descritte incidono, spesso pesantemente, sulle dinamiche della vita familiare e sulla sua serenità.

Per tali ragioni, anche grazie all’impulso di Papa Francesco, la Chiesa auspica e collabora ad un profondo ripensamento dell’orientamento del sistema mondiale, attraverso una cultura ecologica capace di elaborare un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità. Dal momento che tutto è intimamente connesso, è necessario approfondire gli aspetti di una “ecologia integrale” che includa non solo le dimensioni ambientali, ma anche quelle umane, sociali ed economiche, per lo sviluppo sostenibile e la custodia del creato.

 

Capitolo III

Famiglia e inclusione

 

La terza età 

17. Molti mettono in evidenza la condizione delle persone in età avanzata all’interno delle famiglie. Nelle società evolute il numero degli anziani tende ad aumentare, mentre decresce la natalità. La risorsa che essi rappresentano non è sempre adeguatamente apprezzata. Come ha ricordato Papa Francesco: «Il numero degli anziani si è moltiplicato, ma le nostre società non si sono organizzate abbastanza per fare posto a loro, con giusto rispetto e concreta considerazione per la loro fragilità e la loro dignità. Finché siamo giovani, siamo indotti a ignorare la vecchiaia, come se fosse una malattia da tenere lontana; quando poi diventiamo anziani, specialmente se siamo poveri, se siamo malati soli, sperimentiamo le lacune di una società programmata sull’efficienza, che conseguentemente ignora gli anziani. E gli anziani sono una ricchezza, non si possono ignorare» (Udienza generale, 4 marzo 2015).

18. Una peculiare attenzione richiede la condizione dei nonni in famiglia. Essi costituiscono l’anello di congiunzione tra le generazioni, assicurando la trasmissione di tradizioni e di abitudini in cui i più giovani possono rintracciare le proprie radici. Inoltre, spesso in maniera discreta e gratuita, garantiscono un prezioso sostegno economico alle giovani coppie e si prendono cura dei nipoti, anche trasmettendo loro la fede. Molte persone, specialmente ai nostri giorni, possono riconoscere che proprio ai nonni debbono la loro iniziazione alla vita cristiana. Ciò testimonia come all’interno della famiglia, nel succedersi delle generazioni, la fede si comunica e si custodisce, diventando una insostituibile eredità per i nuovi nuclei familiari. Agli anziani spetta perciò un sincero tributo di riconoscenza, di apprezzamento e di ospitalità, da parte dei giovani, delle famiglie e della società.

 

La sfida della vedovanza 

19. La vedovanza è un’esperienza particolarmente difficile per chi ha vissuto la scelta matrimoniale e la vita familiare come dono nel Signore. Essa, tuttavia, presenta allo sguardo della fede anche alcune possibilità da valorizzare. Così, ad esempio, nel momento in cui si trovano a vivere questa dolorosa esperienza, alcuni mostrano di saper riversare le proprie energie con ancor più dedizione sui figli e i nipoti, trovando in questa esperienza di amore una nuova missione educativa. Il vuoto lasciato dal coniuge scomparso, in certo senso, è colmato dall’affetto dei familiari che valorizzano le persone vedove, consentendo loro di custodire così anche la preziosa memoria del proprio matrimonio. Diversamente, coloro che non possono contare sulla presenza di familiari a cui dedicarsi e dai quali ricevere affetto e vicinanza, devono essere sostenuti dalla comunità cristiana con particolare attenzione e disponibilità, soprattutto se si trovano in condizioni di indigenza.

 

L’ultima stagione della vita e il lutto in famiglia 

20. Le persone in età avanzata sono consapevoli di trovarsi nell’ultima fase dell’esistenza. La loro condizione si ripercuote su tutta la vita familiare. Il confronto con la malattia, che spesso accompagna il prolungarsi della vecchiaia, e soprattutto il confronto con la morte, avvertita come prossima ed esperita nella perdita delle persone più care (il coniuge, i familiari, gli amici) costituiscono gli aspetti critici di questa età, che espongono la persona e l’intera famiglia alla ridefinizione del proprio equilibrio.

La valorizzazione della fase conclusiva della vita è oggi tanto più necessaria quanto più, almeno nei Paesi ricchi, si tenta di rimuovere in ogni modo il momento del trapasso. A fronte di una visione negativa di questo periodo – che considera solo gli aspetti di declino e progressiva perdita di capacità, autonomie e affetti –, si possono affrontare gli ultimi anni valorizzando il senso del compimento e dell’integrazione dell’intera esistenza. Diventa anche possibile scoprire una nuova declinazione della generatività nella consegna di una eredità soprattutto morale alle nuove generazioni. La dimensione della spiritualità e della trascendenza, unita alla vicinanza dei membri della famiglia, costituiscono risorse essenziali perché anche la vecchiaia possa essere pervasa da un senso di dignità e di speranza.

Particolare cura esigono poi le famiglie provate dall’esperienza del lutto. Quando la perdita riguarda i piccoli e i giovani, l’impatto sulla famiglia è particolarmente lacerante.

 

 

La sfida della disabilità 

21. Uno sguardo speciale occorre rivolgere alle famiglie delle persone con disabilità, in cui l’handicap, che irrompe improvvisamente nella vita, genera una sfida, profonda e inattesa, e sconvolge gli equilibri, i desideri, le aspettative. Ciò determina emozioni contrastanti da gestire ed elaborare, mentre impone compiti, urgenze e bisogni nuovi, ruoli e responsabilità differenti. L’immagine familiare e l’intero suo ciclo vitale vengono profondamente turbati. Tuttavia, la famiglia potrà scoprire, insieme alla comunità cristiana a cui appartiene, diverse abilità, competenze impreviste, nuovi gesti e linguaggi, forme di comprensione e di identità, nel lungo e difficile cammino di accoglienza e cura del mistero della fragilità.

22. Tale processo, di per sé straordinariamente complesso, diventa ancor più faticoso in quelle società in cui sopravvivono forme impietose di stigma e di pregiudizio, che impediscono l’incontro fecondo con la disabilità e l’emergere della solidarietà e dell’accompagnamento comunitario. Un incontro che in realtà può costituire, per ciascuno e per la comunità intera, un’occasione preziosa di crescita nella giustizia, nell’amore e nella difesa del valore di ogni vita umana, a partire dal riconoscimento di un profondo senso di comunanza nella vulnerabilità. È da augurarsi che, in una comunità realmente accogliente, la famiglia e la persona con bisogni speciali non si sentano sole e scartate, ma sia dato loro di trovare sollievo e sostegno, specialmente quando le energie e le risorse familiari vengono meno.

23. A questo proposito, va considerata la sfida cosiddetta del “dopo di noi”: pensiamo alle situazioni familiari di povertà e solitudine, o al recente fenomeno per cui, nelle società economicamente più avanzate, l’allungarsi dell’aspettativa di vita consentirà alle persone con disabilità di sopravvivere, con alta probabilità, ai loro genitori. Se la famiglia riesce ad accettare con occhi di fede la presenza nel suo seno di persone con disabilità, essa potrà anche aiutarli a non vivere il proprio handicap soltanto come un limite e a riconoscere il proprio differente e originale valore. Potrà così essere garantita, difesa e valorizzata la qualità possibile di ogni vita, individuale e familiare, con i suoi bisogni, con il suo diritto a pari dignità e opportunità, a servizi e cure, a compagnia ed affettività, a spiritualità, bellezza e pienezza di senso, in ogni fase della vita, dal concepimento all’invecchiamento e alla fine naturale.

 

La sfida delle migrazioni 

24. Desta preoccupazione in molti l’effetto sulla famiglia del fenomeno migratorio, che interessa, in modalità diverse, popolazioni intere in varie parti del mondo. L’accompagnamento dei migranti esige una pastorale specifica, che sia rivolta alle famiglie in migrazione, ma anche ai membri dei nuclei familiari rimasti nei luoghi d’origine; ciò deve essere svolto nel rispetto delle loro culture, della formazione religiosa ed umana da cui provengono. Oggi il fenomeno migratorio procura tragiche ferite a masse di individui e famiglie in “esubero” da diverse popolazioni e territori, che cercano legittimamente un futuro migliore, una “nuova nascita” nel caso in cui, là dove si è nati, non è possibile vivere.

25. Le varie situazioni di guerra, persecuzione, povertà, disuguaglianza, solitamente motivo della migrazione, insieme alle peripezie di un viaggio che spesso mette a repentaglio la vita stessa, segnano traumaticamente gli individui e i loro sistemi familiari. Nel processo migratorio, infatti, le famiglie dei migranti si trovano inevitabilmente dilaniate da molteplici esperienze di abbandono e divisione: in molti casi il corpo familiare viene drammaticamente smembrato tra chi parte per aprire la strada e chi resta in attesa di un ritorno o di un ricongiungimento. Coloro che partono si ritrovano estraniati dalla propria terra e cultura, dalla propria lingua, dai legami con la famiglia allargata e con la comunità, dal passato e dal tradizionale svolgersi del proprio percorso di vita.

26. L’incontro con un nuovo Paese e una nuova cultura è reso tanto più difficile quando non vi siano condizioni di autentica accoglienza e accettazione, nel rispetto dei diritti di tutti e di una convivenza pacifica e solidale. Il senso di spaesamento, la nostalgia delle origini perdute e le difficoltà di una autentica integrazione – che passa attraverso la creazione di nuovi legami e la progettazione di una vita che coniughi passato e presente, culture e geografie, lingue e mentalità diverse – mostrano oggi, in molti contesti, di non essere superati e svelano sofferenze nuove anche nella seconda e terza generazione di famiglie migranti, alimentando fenomeni di fondamentalismo e di rigetto violento della cultura ospitante.

Una risorsa preziosa per il superamento di queste difficoltà si rivela proprio l’incontro tra famiglie, e un ruolo chiave nei processi di integrazione è svolto spesso dalle madri, attraverso la condivisione dell’esperienza di crescita dei propri figli.

27. Le esperienze migratorie risultano poi particolarmente drammatiche e devastanti, per le famiglie e per i singoli, quando si realizzano al di fuori della legalità, quando sono sostenute dai circuiti internazionali della tratta degli esseri umani, quando riguardano i bambini non accompagnati, quando costringono a soste prolungate in luoghi intermedi tra un Paese e l’altro, tra il passato e il futuro, e a permanenze in campi profughi o centri di accoglienza, nei quali non è possibile avviare un percorso di radicamento né disegnare il proprio nuovo avvenire.

 

Alcune sfide peculiari 

28. (7) Ci sono contesti culturali e religiosi che pongono sfide particolari. In alcune società vige ancora la pratica della poligamia e in alcuni contesti tradizionali la consuetudine del “matrimonio per tappe”. In altri contesti permane la pratica dei matrimoni combinati. Nei Paesi in cui la presenza della Chiesa cattolica è minoritaria sono numerosi i matrimoni misti e di disparità di culto con tutte le difficoltà che essi comportano riguardo alla configurazione giuridica, al Battesimo e all’educazione dei figli e al reciproco rispetto dal punto di vista della diversità della fede. In questi matrimoni può esistere il pericolo del relativismo o dell’indifferenza, ma vi può essere anche la possibilità di favorire lo spirito ecumenico e il dialogo interreligioso in un’armoniosa convivenza di comunità che vivono nello stesso luogo. In molti contesti, e non solo occidentali, si va diffondendo ampiamente la prassi della convivenza che precede il matrimonio o anche di convivenze non orientate ad assumere la forma di un vincolo istituzionale. A questo si aggiunge spesso una legislazione civile che compromette il matrimonio e la famiglia. A causa della secolarizzazione in molte parti del mondo il riferimento a Dio è fortemente diminuito e la fede non è più socialmente condivisa.

 

La famiglia e i bambini

29. (8) Molti sono i bambini che nascono fuori dal matrimonio, specie in alcuni Paesi, e molti quelli che poi crescono con uno solo dei genitori o in un contesto familiare allargato o ricostituito. Il numero dei divorzi è crescente e non è raro il caso di scelte determinate unicamente da fattori di ordine economico. I bambini spesso sono oggetto di contesa tra i genitori e i figli sono le vere vittime delle lacerazioni familiari. I padri sono spesso assenti non solo per cause economiche laddove invece si avverte il bisogno che essi assumano più chiaramente la responsabilità per i figli e per la famiglia. La dignità della donna ha ancora bisogno di essere difesa e promossa. Oggi infatti, in molti contesti, l’essere donna è oggetto di discriminazione e anche il dono della maternità viene spesso penalizzato piuttosto che essere presentato come valore. Non vanno neppure dimenticati i crescenti fenomeni di violenza di cui le donne sono vittime, talvolta purtroppo anche all’interno delle famiglie e la grave e diffusa mutilazione genitale della donna in alcune culture. Lo sfruttamento sessuale dell’infanzia costituisce poi una delle realtà più scandalose e perverse della società attuale. Anche le società attraversate dalla violenza a causa della guerra, del terrorismo o della presenza della criminalità organizzata, vedono situazioni familiari deteriorate e soprattutto nelle grandi metropoli e nelle loro periferie cresce il cosiddetto fenomeno dei bambini di strada. Le migrazioni inoltre rappresentano un altro segno dei tempi da affrontare e comprendere con tutto il carico di conseguenze sulla vita familiare.

 

Il ruolo delle donne 

30. Da più parti si è osservato che i processi di emancipazione della donna hanno messo bene in evidenza il suo ruolo determinante nella crescita della famiglia e della società. Resta vero, però, che la condizione femminile nel mondo è soggetta a grandi differenze che derivano in prevalenza da fattori culturali. Non si può pensare che situazioni problematiche possano essere risolte semplicemente con la fine dell’emergenza economica e l’arrivo di una cultura moderna, come provano le difficili condizioni delle donne in diversi Paesi di recente sviluppo.

Nei Paesi occidentali l’emancipazione femminile richiede un ripensamento dei compiti dei coniugi nella loro reciprocità e nella comune responsabilità verso la vita familiare. Nei Paesi in via di sviluppo, allo sfruttamento e alla violenza esercitati sul corpo delle donne e alla fatica imposta loro anche durante la gravidanza, spesso si aggiungono aborti e sterilizzazioni forzate, nonché le conseguenze estremamente negative di pratiche collegate con la procreazione (ad esempio, affitto dell’utero o mercato dei gameti embrionali). Nei Paesi avanzati, il desiderio del figlio “ad ogni costo” non ha portato a relazioni familiari più felici e solide, ma in molti casi ha aggravato di fatto la diseguaglianza fra donne e uomini. La sterilità della donna rappresenta, secondo i pregiudizi presenti in diverse culture, una condizione socialmente discriminante.

Può contribuire al riconoscimento del ruolo determinante delle donne una maggiore valorizzazione della loro responsabilità nella Chiesa: il loro intervento nei processi decisionali; la loro partecipazione, non solo formale, al governo di alcune istituzioni; il loro coinvolgimento nella formazione dei ministri ordinati.

 

Capitolo IV

Famiglia, affettività e vita

 

La rilevanza della vita affettiva

31. (9) A fronte del quadro sociale delineato si riscontra in molte parti del mondo, nei singoli un maggiore bisogno di prendersi cura della propria persona, di conoscersi interiormente, di vivere meglio in sintonia con le proprie emozioni e i propri sentimenti, di cercare relazioni affettive di qualità; tale giusta aspirazione può aprire al desiderio di impegnarsi nel costruire relazioni di donazione e reciprocità creative, responsabilizzanti e solidali come quelle familiari. Il pericolo individualista e il rischio di vivere in chiave egoistica sono rilevanti. La sfida per la Chiesa è di aiutare le coppie nella maturazione della dimensione emozionale e nello sviluppo affettivo attraverso la promozione del dialogo, della virtù e della fiducia nell’amore misericordioso di Dio. Il pieno impegno richiesto nel matrimonio cristiano può essere un forte antidoto alla tentazione di un individualismo egoistico.

 

La formazione dell’affettività

32. Si richiede che le famiglie si sentano responsabili direttamente nella formazione affettiva delle giovani generazioni. La velocità con la quale si compiono i mutamenti della società contemporanea rende più difficile l’accompagnamento nella formazione dell’affettività per la maturazione di tutta la persona. Esso esige anche agenti pastorali che siano formati in modo appropriato, non solo con una conoscenza approfondita della Scrittura e della dottrina cattolica, ma anche dotati di strumenti pedagogici, psicologici e medici adeguati. Una conoscenza della psicologia della famiglia sarà d’aiuto perché sia trasmessa in modo efficace la visione cristiana: questo sforzo educativo sia avviato già con la catechesi dell’iniziazione cristiana.

 

Fragilità e immaturità affettive 

33. (10) Nel mondo attuale non mancano tendenze culturali che sembrano imporre una affettività senza limiti di cui si vogliono esplorare tutti i versanti, anche quelli più complessi. Di fatto, la questione della fragilità affettiva è di grande attualità: una affettività narcisistica, instabile e mutevole che non aiuta sempre i soggetti a raggiungere una maggiore maturità. Preoccupa una certa diffusione della pornografia e della commercializzazione del corpo, favorita anche da un uso distorto di internet e va denunciata la situazione di quelle persone che sono obbligate a praticare la prostituzione. In questo contesto, le coppie sono talvolta incerte, esitanti e faticano a trovare i modi per crescere. Molti sono quelli che tendono a restare negli stadi primari della vita emozionale e sessuale. La crisi della coppia destabilizza la famiglia e può arrivare attraverso le separazioni e i divorzi a produrre serie conseguenze sugli adulti, i figli e la società, indebolendo l’individuo e i legami sociali. Anche il calo demografico, dovuto ad una mentalità antinatalista e promosso dalle politiche mondiali di salute riproduttiva, non solo determina una situazione in cui l’avvicendarsi delle generazioni non è più assicurato, ma rischia di condurre nel tempo a un impoverimento economico e a una perdita di speranza nell’avvenire. Lo sviluppo delle biotecnologie ha avuto anch’esso un forte impatto sulla natalità.

 

La sfida bioetica

34. Da più parti si rileva che la cosiddetta rivoluzione biotecnologica nel campo della procreazione umana ha introdotto la possibilità tecnica di manipolare l’atto generativo, rendendolo indipendente dalla relazione sessuale tra uomo e donna. In questo modo, la vita umana e la genitorialità sono divenute realtà componibili e scomponibili, soggette prevalentemente ai desideri di singoli o di coppie, non necessariamente eterosessuali e regolarmente coniugate. Questo fenomeno si è presentato negli ultimi tempi come una novità assoluta sulla scena dell’umanità, e sta acquistando una sempre maggiore diffusione. Tutto ciò ha profonde ripercussioni nella dinamica delle relazioni, nella struttura della vita sociale e negli ordinamenti giuridici, che intervengono per tentare di regolamentare pratiche già in atto e situazioni differenziate.

 

La sfida per la pastorale

35. (11) In questo contesto la Chiesa avverte la necessità di dire una parola di verità e di speranza. Occorre muovere dalla convinzione che l’uomo viene da Dio e che, pertanto, una riflessione capace di riproporre le grandi domande sul significato dell’essere uomini, possa trovare un terreno fertile nelle attese più profonde dell’umanità. I grandi valori del matrimonio e della famiglia cristiana corrispondono alla ricerca che attraversa l’esistenza umana anche in un tempo segnato dall’individualismo e dall’edonismo. Occorre accogliere le persone con la loro esistenza concreta, saperne sostenere la ricerca, incoraggiare il desiderio di Dio e la volontà di sentirsi pienamente parte della Chiesa anche in chi ha sperimentato il fallimento o si trova nelle situazioni più disparate. Il messaggio cristiano ha sempre in sé la realtà e la dinamica della misericordia e della verità, che in Cristo convergono.

36. Nella formazione alla vita coniugale e familiare, gli agenti pastorali dovranno tener conto della pluralità delle situazioni concrete. Se da una parte, bisogna promuovere realtà che garantiscano la formazione dei giovani al matrimonio, dall’altra, occorre seguire coloro che vivono senza costituire un nuovo nucleo familiare, restando frequentemente legati alla famiglia d’origine. Anche le coppie che non possono avere figli devono essere oggetto di una particolare attenzione pastorale da parte della Chiesa, che le aiuti a scoprire il disegno di Dio sulla loro situazione, a servizio di tutta la comunità.

C’è un’ampia richiesta di precisare che con la categoria di “lontani” non va intesa una realtà di esclusi o di allontanati: si tratta di persone amate da Dio e che stanno a cuore all’agire pastorale della Chiesa. Si deve acquisire verso tutti uno sguardo di comprensione, tenendo conto che le situazioni di distanza dalla vita ecclesiale non sempre sono volute, spesso sono indotte e a volte anche subite a causa dei comportamenti di terzi.

 

II PARTE. IL DISCERNIMENTO DELLA VOCAZIONE FAMILIARE

 

Capitolo I

Famiglia e pedagogia divina

 

Lo sguardo su Gesù e la pedagogia divina nella storia della salvezza 

37. (12) Al fine di «verificare il nostro passo sul terreno delle sfide contemporanee, la condizione decisiva è mantenere fisso lo sguardo su Gesù Cristo, sostare nella contemplazione e nell’adorazione del suo volto […]. Infatti, ogni volta che torniamo alla fonte dell’esperienza cristiana si aprono strade nuove e possibilità impensate» (Francesco, Discorso in occasione della Veglia di preghiera in preparazione al Sinodo sulla famiglia, 4 ottobre 2014). Gesù ha guardato alle donne e agli uomini che ha incontrato con amore e tenerezza, accompagnando i loro passi con verità, pazienza e misericordia, nell’annunciare le esigenze del Regno di Dio.

 

La Parola di Dio in famiglia

38. Rivolgere lo sguardo a Cristo significa anzitutto mettersi in ascolto della sua Parola: la lettura della Sacra Scrittura, non solo nelle comunità, ma anche nelle case, permette di mettere in luce la centralità della coppia e della famiglia nel progetto di Dio, e fa riconoscere come Dio entri nella concretezza della vita familiare rendendola più bella e vitale.

Nonostante le diverse iniziative, però, si riscontra ancora nelle famiglie cattoliche la mancanza di un contatto più diretto con la Bibbia. Nella pastorale della famiglia va sempre evidenziato il valore centrale dell’incontro con Cristo, che emerge naturalmente quando si è radicati nella Sacra Scrittura. Così si auspica soprattutto che nelle famiglie si incoraggi un rapporto vitale con la Parola di Dio, tale da orientare ad un vero e proprio incontro personale con Gesù Cristo. Come modalità di approccio alla Scrittura si consiglia quella della “lectio divina”, che rappresenta una lettura orante della Parola di Dio e una fonte di ispirazione per l’agire quotidiano.

 

La pedagogia divina

39. (13) Dato che l’ordine della creazione è determinato dall’orientamento a Cristo, occorre distinguere senza separare i diversi gradi mediante i quali Dio comunica all’umanità la grazia dell’alleanza. In ragione della pedagogia divina, secondo cui l’ordine della creazione evolve in quello della redenzione attraverso tappe successive, occorre comprendere la novità del sacramento nuziale cristiano in continuità con il matrimonio naturale delle origini. Così qui s’intende il modo di agire salvifico di Dio, sia nella creazione sia nella vita cristiana. Nella creazione: poiché tutto è stato fatto per mezzo di Cristo ed in vista di Lui (cf. Col 1,16), i cristiani sono «lieti di scoprire e pronti a rispettare quei germi del Verbo che vi si trovano nascosti; debbono seguire attentamente la trasformazione profonda che si verifica in mezzo ai popoli» (AG, 11). Nella vita cristiana: in quanto con il Battesimo il credente è inserito nella Chiesa mediante quella Chiesa domestica che è la sua famiglia, egli intraprende quel «processo dinamico, che avanza gradualmente con la progressiva integrazione dei doni di Dio» (FC, 9), mediante la conversione continua all’amore che salva dal peccato e dona pienezza di vita.

 

Matrimonio naturale e pienezza sacramentale 

40. Tenendo presente che le realtà naturali devono essere comprese alla luce della grazia, non si dimentichi che l’ordine della redenzione illumina e compie quello della creazione. Il matrimonio naturale, pertanto, si comprende pienamente alla luce del suo compimento sacramentale; solo fissando lo sguardo su Cristo si conosce fino in fondo la verità dei rapporti umani. «In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo. […] Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione» (GS, 22). In questa prospettiva, risulta particolarmente opportuno comprendere in chiave cristocentrica le proprietà naturali del matrimonio, che sono ricche e molteplici.

 

Gesù e la famiglia 

41. (14) Gesù stesso, riferendosi al disegno primigenio sulla coppia umana, riafferma l’unione indissolubile tra l’uomo e la donna, pur dicendo che «per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così» (Mt 19,8). L’indissolubilità del matrimonio («Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi» Mt 19,6), non è innanzitutto da intendere come “giogo” imposto agli uomini bensì come un “dono” fatto alle persone unite in matrimonio. In tal modo, Gesù mostra come la condiscendenza divina accompagni sempre il cammino umano, guarisca e trasformi il cuore indurito con la sua grazia, orientandolo verso il suo principio, attraverso la via della croce. Dai Vangeli emerge chiaramente l’esempio di Gesù che è paradigmatico per la Chiesa. Gesù infatti ha assunto una famiglia, ha dato inizio ai segni nella festa nuziale a Cana, ha annunciato il messaggio concernente il significato del matrimonio come pienezza della rivelazione che recupera il progetto originario di Dio (cf. Mt 19,3). Ma nello stesso tempo ha messo in pratica la dottrina insegnata manifestando così il vero significato della misericordia. Ciò appare chiaramente negli incontri con la samaritana (cf. Gv 4,1-30) e con l’adultera (cf. Gv 8,1-11) in cui Gesù, con un atteggiamento di amore verso la persona peccatrice, porta al pentimento e alla conversione («va’ e non peccare più»), condizione per il perdono.

 

L’indissolubilità dono e compito

42. La testimonianza di coppie che vivono in pienezza il matrimonio cristiano mette in luce il valore di questa unione indissolubile e suscita il desiderio di intraprendere sempre nuovi cammini di fedeltà coniugale. L’indissolubilità rappresenta la risposta dell’uomo al desiderio profondo di amore reciproco e duraturo: un amore “per sempre” che diventa scelta e dono di sé, di ciascuno dei coniugi tra loro, della coppia nei confronti di Dio stesso e di quanti Dio affida loro. In questa prospettiva è importante celebrare nella comunità cristiana gli anniversari di matrimonio per ricordare che in Cristo è possibile ed è bello vivere insieme per sempre.

Il Vangelo della famiglia offre un ideale di vita che deve tener conto della sensibilità del nostro tempo e delle effettive difficoltà a mantenere gli impegni per sempre. Occorre qui un annuncio che dia speranza e che non schiacci: ogni famiglia sappia che la Chiesa non l’abbandona mai, in virtù del «legame indissolubile della storia di Cristo e della Chiesa con la storia del matrimonio e della famiglia umana» (Francesco, Udienza generale, 6 maggio 2015).

 

Lo stile della vita familiare 

43. Da più parti emerge l’invito a promuovere una morale della grazia che faccia scoprire e fiorire la bellezza delle virtù proprie della vita matrimoniale, fra le quali: rispetto e fiducia vicendevoli, accoglienza e gratitudine reciproche, pazienza e perdono. Sulla porta d’ingresso della vita della famiglia, afferma Papa Francesco, «sono scritte tre parole […]: “permesso?”, “grazie”, “scusa”. Infatti queste parole aprono la strada per vivere bene nella famiglia, per vivere in pace. Sono parole semplici, ma non così semplici da mettere in pratica! Racchiudono una grande forza: la forza di custodire la casa, anche attraverso mille difficoltà e prove; invece la loro mancanza, a poco a poco apre delle crepe che possono farla persino crollare» (Francesco, Udienza generale, 13 maggio 2015). Il sacramento del matrimonio, insomma, apre un dinamismo che include e sostiene i tempi e le prove dell’amore, che richiedono una graduale maturazione alimentata dalla grazia.

 

La famiglia nel disegno salvifico di Dio

44. (15) Le parole di vita eterna che Gesù ha lasciato ai suoi discepoli comprendevano l’insegnamento sul matrimonio e la famiglia. Tale insegnamento di Gesù ci permette di distinguere in tre tappe fondamentali il progetto di Dio sul matrimonio e la famiglia. All’inizio, c’è la famiglia delle origini, quando Dio creatore istituì il matrimonio primordiale tra Adamo ed Eva, come solido fondamento della famiglia. Dio non solo ha creato l’essere umano maschio e femmina (cf. Gen 1,27), ma li ha anche benedetti perché fossero fecondi e si moltiplicassero (cf. Gen 1,28). Per questo, «l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne» (Gen 2,24). Questa unione è stata danneggiata dal peccato ed è diventata la forma storica di matrimonio nel Popolo di Dio, per il quale Mosè concesse la possibilità di rilasciare un attestato di divorzio (cf. Dt 24,1ss). Tale forma era prevalente ai tempi di Gesù. Con il Suo avvento e la riconciliazione del mondo caduto grazie alla redenzione da Lui operata, terminò l’era inaugurata con Mosè.

 

Unione e fecondità dei coniugi 

45. È stato ribadito che la valorizzazione dell’insegnamento contenuto nella Sacra Scrittura potrà essere di aiuto per mostrare come, sin dalla Genesi, Dio abbia impresso nella coppia la propria immagine e somiglianza. In questa linea, Papa Francesco ha ricordato che «non solo l’uomo preso a sé è immagine di Dio, non solo la donna presa a sé è immagine di Dio, ma anche l’uomo e la donna, come coppia, sono immagine di Dio. La differenza tra uomo e donna non è per la contrapposizione, o la subordinazione, ma per la comunione e la generazione, sempre ad immagine e somiglianza di Dio» (Udienza generale, 15 aprile 2015). Alcuni evidenziano che nel disegno creativo è inscritta la complementarietà del carattere unitivo del matrimonio con quello procreativo: quello unitivo, frutto di un libero consenso cosciente e meditato, predispone all’attuazione di quello procreativo. Inoltre, l’azione generante deve essere compresa nell’ottica della procreazione responsabile e dell’impegno a prendersi cura progettualmente dei figli con fedeltà.

 

La famiglia immagine della Trinità 

46. (16) Gesù, che ha riconciliato ogni cosa in sé, ha riportato il matrimonio e la famiglia alla loro forma originale (cf. Mc 10,1-12). La famiglia e il matrimonio sono stati redenti da Cristo (cf. Ef 5,21-32), restaurati a immagine della Santissima Trinità, mistero da cui scaturisce ogni vero amore. L’alleanza sponsale, inaugurata nella creazione e rivelata nella storia della salvezza, riceve la piena rivelazione del suo significato in Cristo e nella sua Chiesa. Da Cristo attraverso la Chiesa, il matrimonio e la famiglia ricevono la grazia necessaria per testimoniare l’amore di Dio e vivere la vita di comunione. Il Vangelo della famiglia attraversa la storia del mondo sin dalla creazione dell’uomo ad immagine e somiglianza di Dio (cf. Gen 1, 26-27) fino al compimento del mistero dell’Alleanza in Cristo alla fine dei secoli con le nozze dell’Agnello (cf. Ap 19,9; Giovanni Paolo II, Catechesi sull’amore umano).

 

Capitolo II

Famiglia e vita della Chiesa

 

La famiglia nei documenti della Chiesa 

47. (17) «Nel corso dei secoli, la Chiesa non ha fatto mancare il suo costante insegnamento sul matrimonio e la famiglia. Una delle espressioni più alte di questo Magistero è stata proposta dal Concilio Ecumenico Vaticano II, nella Costituzione pastorale Gaudium et spes, che dedica un intero capitolo alla promozione della dignità del matrimonio e della famiglia (cf. GS, 47-52). Esso ha definito il matrimonio come comunità di vita e di amore (cf. GS, 48), mettendo l’amore al centro della famiglia, mostrando, allo stesso tempo, la verità di questo amore davanti alle diverse forme di riduzionismo presenti nella cultura contemporanea. Il «vero amore tra marito e moglie» (GS, 49) implica la mutua donazione di sé, include e integra la dimensione sessuale e l’affettività, corrispondendo al disegno divino (cf. GS, 48-49). Inoltre, Gaudium et spes 48 sottolinea il radicamento in Cristo degli sposi: Cristo Signore “viene incontro ai coniugi cristiani nel sacramento del matrimonio”, e con loro rimane. Nell’incarnazione, Egli assume l’amore umano, lo purifica, lo porta a pienezza, e dona agli sposi, con il suo Spirito, la capacità di viverlo, pervadendo tutta la loro vita di fede, speranza e carità. In questo modo gli sposi sono come consacrati e, mediante una grazia propria, edificano il Corpo di Cristo e costituiscono una Chiesa domestica (cf. LG, 11), così che la Chiesa, per comprendere pienamente il suo mistero, guarda alla famiglia cristiana, che lo manifesta in modo genuino» (IL, 4).

 

La dimensione missionaria della famiglia 

48. Alla luce dell’insegnamento conciliare e magisteriale successivo, viene suggerito di approfondire la dimensione missionaria della famiglia come Chiesa domestica, che si radica nel sacramento del Battesimo e si realizza adempiendo la propria ministerialità all’interno della comunità cristiana. La famiglia è per sua natura missionaria ed accresce la propria fede nell’atto di donarla agli altri. Per intraprendere percorsi di valorizzazione del ruolo missionario loro affidato, è urgente che le famiglie cristiane riscoprano la chiamata a testimoniare il Vangelo con la vita senza nascondere ciò in cui credono. Il fatto stesso di vivere la comunione familiare è una forma di annuncio missionario. Da questo punto di vista, occorre promuovere la famiglia come soggetto dell’azione pastorale mediante alcune forme di testimonianza, tra le quali: la solidarietà verso i poveri, l’apertura alla diversità delle persone, la custodia del creato, l’impegno per la promozione del bene comune a partire dal territorio nel quale essa vive.

 

La famiglia via della Chiesa

49. (18) «Sulla scia del Concilio Vaticano II, il Magistero pontificio ha approfondito la dottrina sul matrimonio e sulla famiglia. In particolare, Paolo VI, con la Enciclica Humanae Vitae, ha messo in luce l’intimo legame tra amore coniugale e generazione della vita. San Giovanni Paolo II ha dedicato alla famiglia una particolare attenzione attraverso le sue catechesi sull’amore umano, la Lettera alle famiglie (Gratissimam Sane) e soprattutto con l’Esortazione Apostolica Familiaris Consortio. In tali documenti, il Pontefice ha definito la famiglia “via della Chiesa”; ha offerto una visione d’insieme sulla vocazione all’amore dell’uomo e della donna; ha proposto le linee fondamentali per la pastorale della famiglia e per la presenza della famiglia nella società. In particolare, trattando della carità coniugale (cf. FC, 13), ha descritto il modo in cui i coniugi, nel loro mutuo amore, ricevono il dono dello Spirito di Cristo e vivono la loro chiamata alla santità» (IL, 5).

 

La misura divina dell’amore 

50. (19) «Benedetto XVI, nell’Enciclica Deus Caritas Est, ha ripreso il tema della verità dell’amore tra uomo e donna, che s’illumina pienamente solo alla luce dell’amore di Cristo crocifisso (cf. DCE, 2). Egli ribadisce come: “Il matrimonio basato su un amore esclusivo e definitivo diventa l’icona del rapporto di Dio con il suo popolo e viceversa: il modo di amare di Dio diventa la misura dell’amore umano” (DCE, 11). Inoltre, nella Enciclica Caritas in Veritate, evidenzia l’importanza dell’amore come principio di vita nella società (cf. CiV, 44), luogo in cui s’impara l’esperienza del bene comune» (IL, 6).

 

La famiglia in preghiera 

51. L’insegnamento dei Pontefici invita ad approfondire la dimensione spirituale della vita familiare a partire dalla riscoperta della preghiera in famiglia e dell’ascolto in comune della Parola di Dio, da cui scaturisce l’impegno di carità. Per la vita della famiglia è di fondamentale importanza la riscoperta del giorno del Signore, quale segno del suo profondo radicarsi nella comunità ecclesiale. Inoltre, si proponga un accompagnamento pastorale adeguato per far crescere una spiritualità familiare incarnata, in risposta alle domande che nascono dal vissuto quotidiano. Si ritiene utile che la spiritualità della famiglia venga alimentata da forti esperienze di fede e in particolare dalla partecipazione fedele all’Eucaristia, «fonte e culmine di tutta la vita cristiana» (LG, 11).

 

Famiglia e fede 

52. (20) «Papa Francesco, nell’Enciclica Lumen Fidei affrontando il legame tra la famiglia e la fede, scrive: “L’incontro con Cristo, il lasciarsi afferrare e guidare dal suo amore allarga l’orizzonte dell’esistenza, le dona una speranza solida che non delude. La fede non è un rifugio per gente senza coraggio, ma la dilatazione della vita. Essa fa scoprire una grande chiamata, la vocazione all’amore, e assicura che quest’amore è affidabile, che vale la pena di consegnarsi ad esso, perché il suo fondamento si trova nella fedeltà di Dio, più forte di ogni nostra fragilità” (LF, 53)» (IL, 7).

 

Catechesi e famiglia 

53. Molti ritengono necessario un rinnovamento dei percorsi catechistici per la famiglia. Al riguardo, si abbia cura di valorizzare le coppie come soggetti attivi della catechesi, specialmente nei confronti dei propri figli, in collaborazione con sacerdoti, diaconi e persone consacrate. Tale collaborazione aiuta a considerare la vocazione al matrimonio come una realtà importante, a cui ci si deve preparare adeguatamente per un congruo periodo di tempo. L’integrazione di famiglie cristiane solide e ministri affidabili rende credibile la testimonianza di una comunità che si rivolge ai giovani in cammino verso le grandi scelte della vita.

La comunità cristiana rinunci ad essere un’agenzia di servizi, per diventare invece il luogo in cui le famiglie nascono, si incontrano e si confrontano insieme, camminando nella fede e condividendo percorsi di crescita e di reciproco scambio.

 

L’indissolubilità del matrimonio e la gioia del vivere insieme 

54. (21) Il dono reciproco costitutivo del matrimonio sacramentale è radicato nella grazia del Battesimo che stabilisce l’alleanza fondamentale di ogni persona con Cristo nella Chiesa. Nella reciproca accoglienza e con la grazia di Cristo i nubendi si promettono dono totale, fedeltà e apertura alla vita, essi riconoscono come elementi costitutivi del matrimonio i doni che Dio offre loro, prendendo sul serio il loro vicendevole impegno, in suo nome e di fronte alla Chiesa. Ora, nella fede è possibile assumere i beni del matrimonio come impegni meglio sostenibili mediante l’aiuto della grazia del sacramento. Dio consacra l’amore degli sposi e ne conferma l’indissolubilità, offrendo loro l’aiuto per vivere la fedeltà, l’integrazione reciproca e l’apertura alla vita. Pertanto, lo sguardo della Chiesa si volge agli sposi come al cuore della famiglia intera che volge anch’essa lo sguardo verso Gesù.

55. La gioia dell’uomo è espressione della realizzazione piena della propria persona. Per proporre l’unicità della gioia che viene dall’unione dei coniugi e dalla costituzione di un nuovo nucleo familiare, è opportuno presentare la famiglia come un luogo di relazioni personali e gratuite, così come non avviene in altri gruppi sociali. Il dono reciproco e gratuito, la vita che nasce e la custodia di tutti i membri, dai piccoli agli anziani, sono solo alcuni degli aspetti che rendono unica nella sua bellezza la famiglia. È importante far maturare l’idea che il matrimonio è una scelta per tutta la vita che non limita la nostra esistenza, ma la rende più ricca e piena, anche nelle difficoltà.

Attraverso questa scelta di vita, la famiglia edifica la società non come somma di abitanti di un territorio, né come insieme di cittadini di uno Stato, ma come autentica esperienza di popolo, e di Popolo di Dio.

 

Capitolo III

Famiglia e cammino verso la sua pienezza

 

Il mistero creaturale del matrimonio 

56. (22) Nella stessa prospettiva, facendo nostro l’insegnamento dell’Apostolo secondo cui tutta la creazione è stata pensata in Cristo e in vista di lui (cf. Col 1,16), il Concilio Vaticano II ha voluto esprimere apprezzamento per il matrimonio naturale e per gli elementi validi presenti nelle altre religioni (cf. NA, 2) e nelle culture nonostante i limiti e le insufficienze (cf. RM, 55). La presenza dei semina Verbi nelle culture (cf. AG, 11) potrebbe essere applicata, per alcuni versi, anche alla realtà matrimoniale e familiare di tante culture e di persone non cristiane. Ci sono quindi elementi validi anche in alcune forme fuori del matrimonio cristiano – comunque fondato sulla relazione stabile e vera di un uomo e una donna –, che in ogni caso riteniamo siano ad esso orientate. Con lo sguardo rivolto alla saggezza umana dei popoli e delle culture, la Chiesa riconosce anche questa famiglia come la cellula basilare necessaria e feconda della convivenza umana.

57. La Chiesa è consapevole dell’alto profilo del mistero creaturale del matrimonio fra uomo e donna. Pertanto, intende valorizzare l’originaria grazia creaturale che avvolge l’esperienza di un’alleanza coniugale sinceramente intenzionata a corrispondere a questa vocazione originaria, e a praticarne la giustizia. La serietà dell’adesione a questo progetto e il coraggio che essa richiede si lasciano apprezzare in modo speciale proprio oggi, nel momento in cui il valore di questa ispirazione, che riguarda tutti i legami costruiti dalla famiglia, è messo in dubbio, o anche censurato e rimosso.

Perciò, anche nel caso in cui la maturazione della decisione di giungere al matrimonio sacramentale da parte di conviventi o sposati civilmente sia ancora ad uno stato virtuale, incipiente, o di graduale approssimazione, si chiede che la Chiesa non si sottragga al compito di incoraggiare e sostenere questo sviluppo. Nello stesso tempo, farà cosa buona se mostrerà apprezzamento e amicizia nei confronti dell’impegno già preso, del quale riconoscerà gli elementi di coerenza con il disegno creaturale di Dio.

Verso le famiglie composte da unioni coniugali con disparità di culto, il cui numero sta crescendo non solo nei territori di missione, ma anche nei Paesi di lunga tradizione cristiana, si sottolinea l’importanza di sviluppare un’adeguata cura pastorale.

 

Verità e bellezza della famiglia e misericordia verso le famiglie ferite e fragili

58. (23) Con intima gioia e profonda consolazione, la Chiesa guarda alle famiglie che restano fedeli agli insegnamenti del Vangelo, ringraziandole e incoraggiandole per la testimonianza che offrono. Grazie ad esse, infatti, è resa credibile la bellezza del matrimonio indissolubile e fedele per sempre. Nella famiglia, «che si potrebbe chiamare Chiesa domestica» (LG, 11), matura la prima esperienza ecclesiale della comunione tra persone, in cui si riflette, per grazia, il mistero della Santa Trinità. «È qui che si apprende la fatica e la gioia del lavoro, l’amore fraterno, il perdono generoso, sempre rinnovato, e soprattutto il culto divino attraverso la preghiera e l’offerta della propria vita» (CCC, 1657). La Santa Famiglia di Nazaret ne è il modello mirabile, alla cui scuola noi «comprendiamo perché dobbiamo tenere una disciplina spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del Vangelo e diventare discepoli del Cristo» (Paolo VI, Discorso a Nazaret, 5 gennaio 1964). Il Vangelo della famiglia nutre pure quei semi che ancora attendono di maturare, e deve curare quegli alberi che si sono inariditi e necessitano di non essere trascurati.

 

L’intimo legame tra Chiesa e famiglia

59. La benedizione e la responsabilità di una nuova famiglia, sigillata nel sacramento ecclesiale, comporta la disponibilità a farsi sostenitori e promotori, all’interno della comunità cristiana, della generale qualità dell’alleanza fra uomo e donna: nell’ambito del legame sociale, della generazione dei figli, della protezione dei più deboli, della vita comune. Questa disponibilità richiede una responsabilità che ha diritto di essere sostenuta, riconosciuta e apprezzata.

In virtù del sacramento cristiano ogni famiglia diventa a tutti gli effetti un bene per la Chiesa, che chiede per parte sua di essere considerata un bene per la stessa famiglia che nasce. In questa prospettiva sarà certamente un dono prezioso, per l’oggi della Chiesa, l’umile disposizione a considerare più equamente questa reciprocità del “bonum ecclesiae”: la Chiesa è un bene per la famiglia, la famiglia è un bene per la Chiesa. La custodia del dono sacramentale del Signore investe la responsabilità della coppia cristiana da un lato e quella della comunità cristiana dall’altro, ciascuno nel modo che le compete. Di fronte all’insorgere della difficoltà, anche grave, di custodire l’unione matrimoniale, il discernimento dei rispettivi adempimenti e delle relative inadempienze dovrà essere lealmente approfondito dalla coppia con l’aiuto della comunità, allo scopo di comprendere, valutare e riparare quanto fu omesso o trascurato da entrambe le parti.

60. (24) La Chiesa, in quanto maestra sicura e madre premurosa, pur riconoscendo che per i battezzati non vi è altro vincolo nuziale che quello sacramentale, e che ogni rottura di esso è contro la volontà di Dio, è anche consapevole della fragilità di molti suoi figli che faticano nel cammino della fede. «Pertanto, senza sminuire il valore dell’ideale evangelico, bisogna accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe di crescita delle persone che si vanno costruendo giorno per giorno. […] Un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà. A tutti deve giungere la consolazione e lo stimolo dell’amore salvifico di Dio, che opera misteriosamente in ogni persona, al di là dei suoi difetti e delle sue cadute» (EG, 44).

 

La famiglia dono e compito 

61. L’atteggiamento dei fedeli nei confronti delle persone non ancora giunte alla comprensione dell’importanza del sacramento nuziale si esprima soprattutto attraverso un rapporto di amicizia personale, accogliendo l’altro così come è, senza giudicarlo, rispondendo ai suoi bisogni fondamentali e allo stesso tempo testimoniando l’amore e la misericordia di Dio. Importante è avere la coscienza di essere tutti deboli, peccatori come gli altri, pur non rinunciando ad affermare i beni e i valori del matrimonio cristiano. Inoltre, è da acquisire la consapevolezza che la famiglia nel disegno di Dio non è un dovere, ma un dono, e che oggi la decisione di accedere al sacramento non è qualcosa di già dato sin dall’inizio, ma un passo da maturare e una meta da raggiungere.

 

Aiutare a raggiungere la pienezza 

62. (25) In ordine ad un approccio pastorale verso le persone che hanno contratto matrimonio civile, che sono divorziati e risposati, o che semplicemente convivono, compete alla Chiesa rivelare loro la divina pedagogia della grazia nelle loro vite e aiutarle a raggiungere la pienezza del piano di Dio in loro. Seguendo lo sguardo di Cristo, la cui luce rischiara ogni uomo (cf. Gv 1,9; GS, 22) la Chiesa si volge con amore a coloro che partecipano alla sua vita in modo incompiuto, riconoscendo che la grazia di Dio opera anche nelle loro vite dando loro il coraggio per compiere il bene, per prendersi cura con amore l’uno dell’altro ed essere a servizio della comunità nella quale vivono e lavorano.

63. La comunità cristiana si mostri accogliente nei confronti delle coppie che si trovano in difficoltà, anche attraverso la prossimità di famiglie che vivono il matrimonio cristiano. La Chiesa si affianca ai coniugi a rischio di separazione, perché riscoprano la bellezza e la forza della loro vita coniugale. Nel caso in cui si consumi una dolorosa fine della relazione, la Chiesa sente il dovere di accompagnare questo momento di sofferenza, in modo che non si accendano rovinose contrapposizioni tra i coniugi, e soprattutto i figli abbiano a soffrirne meno possibile.

È auspicabile che nelle Diocesi si promuovano dei percorsi di coinvolgimento progressivo per le persone conviventi o unite civilmente. Partendo dal matrimonio civile, si giunga poi al matrimonio cristiano dopo un periodo di discernimento che conduca alla fine a una scelta veramente consapevole.

64. (26) La Chiesa guarda con apprensione alla sfiducia di tanti giovani verso l’impegno coniugale, soffre per la precipitazione con cui tanti fedeli decidono di porre fine al vincolo assunto, instaurandone un altro. Questi fedeli, che fanno parte della Chiesa hanno bisogno di un’attenzione pastorale misericordiosa e incoraggiante, distinguendo adeguatamente le situazioni. I giovani battezzati vanno incoraggiati a non esitare dinanzi alla ricchezza che ai loro progetti di amore procura il sacramento del matrimonio, forti del sostegno che ricevono dalla grazia di Cristo e dalla possibilità di partecipare pienamente alla vita della Chiesa.

 

I giovani e la paura di sposarsi

65. Molti giovani hanno paura di fallire dinanzi alla prospettiva matrimoniale, anche a causa di molti casi di fallimento matrimoniale. È perciò necessario discernere più attentamente le motivazioni profonde della rinuncia e dello scoraggiamento. È da pensare, infatti, che, in molti casi, quelle motivazioni abbiano a che fare proprio con la consapevolezza di un obiettivo che – pur anche apprezzato e persino desiderato – appare sproporzionato ad un ragionevole calcolo delle proprie forze, o con il dubbio insuperabile a riguardo della costanza dei propri sentimenti. Più che l’insofferenza alla fedeltà e alla stabilità dell’amore, che rimangono oggetto del desiderio, spesso è l’ansia – o addirittura l’angoscia – di non poterle assicurare che induce la rimozione. La difficoltà, di per sé superabile, è chiamata in causa come prova dell’impossibilità radicale. Inoltre, a volte aspetti di convenienza sociale e problemi economici connessi alla celebrazione delle nozze influiscono sulla decisione di non sposarsi.

66. (27) In tal senso, una dimensione nuova della pastorale familiare odierna consiste nel prestare attenzione alla realtà dei matrimoni civili tra uomo e donna, ai matrimoni tradizionali e, fatte le debite differenze, anche alle convivenze. Quando l’unione raggiunge una notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico, è connotata da affetto profondo, da responsabilità nei confronti della prole, da capacità di superare le prove, può essere vista come un’occasione da accompagnare nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio. Molto spesso invece la convivenza si stabilisce non in vista di un possibile futuro matrimonio, ma senza alcuna intenzione di stabilire un rapporto istituzionale.

67. (28) Conforme allo sguardo misericordioso di Gesù, la Chiesa deve accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito e smarrito, ridonando fiducia e speranza, come la luce del faro di un porto o di una fiaccola portata in mezzo alla gente per illuminare coloro che hanno smarrito la rotta o si trovano in mezzo alla tempesta. Consapevoli che la misericordia più grande è dire la verità con amore, andiamo aldilà della compassione. L’amore misericordioso, come attrae e unisce, così trasforma ed eleva. Invita alla conversione. Così nello stesso modo intendiamo l’atteggiamento del Signore, che non condanna la donna adultera, ma le chiede di non peccare più (cf. Gv 8,1-11).

 

La misericordia è verità rivelata 

68. Per la Chiesa si tratta di partire dalle situazioni concrete delle famiglie di oggi, tutte bisognose di misericordia, cominciando da quelle più sofferenti. Nella misericordia, infatti, risplende la sovranità di Dio, con cui Egli è fedele sempre di nuovo al suo essere, che è amore (cf. 1Gv 4, 8), e al suo patto. La misericordia è la rivelazione della fedeltà e dell’identità di Dio con se stesso e così al tempo stesso dimostrazione dell’identità cristiana. Perciò la misericordia non toglie nulla alla verità. Essa stessa è verità rivelata ed è strettamente legata con le fondamentali verità della fede – l’incarnazione, la morte e risurrezione del Signore – e senza di esse cadrebbe nel nulla. La misericordia è «il centro della rivelazione di Gesù Cristo» (MV, 25).

 

III PARTE. LA MISSIONE DELLA FAMIGLIA OGGI

Capitolo I

Famiglia ed evangelizzazione

 

Annunciare il Vangelo della famiglia oggi, nei vari contesti

69. (29) Il dialogo sinodale si è soffermato su alcune istanze pastorali più urgenti da affidare alla concretizzazione nelle singole Chiese locali, nella comunione “cum Petro et sub Petro”. L’annunzio del Vangelo della famiglia costituisce un’urgenza per la nuova evangelizzazione. La Chiesa è chiamata ad attuarlo con tenerezza di madre e chiarezza di maestra (cf. Ef 4,15), in fedeltà alla kenosi misericordiosa del Cristo. La verità si incarna nella fragilità umana non per condannarla, ma per salvarla (cf. Gv 3,16 -17).

 

Tenerezza in famiglia – tenerezza di Dio 

70. Tenerezza vuol dire dare con gioia e suscitare nell’altro la gioia di sentirsi amato. Essa si esprime in particolare nel volgersi con attenzione squisita ai limiti dell’altro, specialmente quando emergono in maniera evidente. Trattare con delicatezza e rispetto significa curare le ferite e ridonare speranza, in modo da ravvivare nell’altro la fiducia. La tenerezza nei rapporti familiari è la virtù quotidiana che aiuta a superare i conflitti interiori e relazionali. Al riguardo, Papa Francesco ci invita a riflettere: «Abbiamo il coraggio di accogliere con tenerezza le situazioni difficili e i problemi di chi ci sta accanto, oppure preferiamo le soluzioni impersonali, magari efficienti ma prive del calore del Vangelo? Quanto bisogno di tenerezza ha oggi il mondo! Pazienza di Dio, vicinanza di Dio, tenerezza di Dio» (Omelia in occasione della Santa Messa della Notte nella Solennità del Natale del Signore, 24 dicembre 2014).

71. (30) Evangelizzare è responsabilità di tutto il Popolo di Dio, ognuno secondo il proprio ministero e carisma. Senza la testimonianza gioiosa dei coniugi e delle famiglie, Chiese domestiche, l’annunzio, anche se corretto, rischia di essere incompreso o di affogare nel mare di parole che caratterizza la nostra società (cf. NMI, 50). I Padri sinodali hanno più volte sottolineato che le famiglie cattoliche in forza della grazia del sacramento nuziale sono chiamate ad essere esse stesse soggetti attivi della pastorale familiare.

 

La famiglia soggetto della pastorale 

72. La Chiesa deve infondere nelle famiglie un senso di appartenenza ecclesiale, un senso del “noi” nel quale nessun membro è dimenticato. Tutti siano incoraggiati a sviluppare le proprie capacità e a realizzare il progetto della propria vita a servizio del Regno di Dio. Ogni famiglia, inserita nel contesto ecclesiale, riscopra la gioia della comunione con altre famiglie per servire il bene comune della società, promuovendo una politica, un’economia e una cultura al servizio della famiglia, anche attraverso l’utilizzo dei social network e dei media.

Si auspica la possibilità di creare piccole comunità di famiglie come testimoni viventi dei valori evangelici. Si avverte il bisogno di preparare, formare e responsabilizzare alcune famiglie che possano accompagnarne altre a vivere cristianamente. Vanno pure ricordate e incoraggiate le famiglie che si rendono disponibili a vivere la missione “ad gentes”. Infine, si segnala l’importanza di collegare la pastorale giovanile con la pastorale familiare.

 

La liturgia nuziale 

73. La preparazione delle nozze occupa per lungo tempo l’attenzione dei nubendi. Alla celebrazione del matrimonio, preferibilmente da vivere nella comunità di appartenenza di uno o entrambi i nubendi, occorre conferire la dovuta attenzione, mettendo in risalto soprattutto il suo carattere propriamente spirituale ed ecclesiale. Attraverso una partecipazione cordiale e gioiosa, la comunità cristiana, invocando lo Spirito Santo, accoglie nel suo grembo la nuova famiglia affinché, come Chiesa domestica, si senta parte della più grande famiglia ecclesiale.

Frequentemente, il celebrante ha l’opportunità di rivolgersi ad un’assemblea composta da persone che partecipano poco alla vita ecclesiale o appartengono ad altra confessione cristiana o comunità religiosa. Pertanto, si tratta di una preziosa occasione di annuncio del Vangelo della famiglia, che sia capace di suscitare, anche nelle famiglie presenti, la riscoperta della fede e dell’amore che vengono da Dio. La celebrazione nuziale è anche occasione propizia di invitare molti alla celebrazione del sacramento della Riconciliazione.

 

La famiglia opera di Dio

74. (31) Decisivo sarà porre in risalto il primato della grazia, e quindi le possibilità che lo Spirito dona nel sacramento. Si tratta di far sperimentare che il Vangelo della famiglia è gioia che «riempie il cuore e la vita intera», perché in Cristo siamo «liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento» (EG, 1). Alla luce della parabola del seminatore (cf. Mt 13, 3-9), il nostro compito è di cooperare nella semina: il resto è opera di Dio. Non bisogna neppure dimenticare che la Chiesa che predica sulla famiglia è segno di contraddizione.

75. Il primato della grazia si manifesta in pienezza quando la famiglia rende ragione della propria fede e i coniugi vivono il loro matrimonio come una vocazione. Al riguardo, si suggerisce di: sostenere e incoraggiare la testimonianza credente dei coniugi cristiani; attivare solidi percorsi di crescita della grazia battesimale, soprattutto nella fase giovanile; adottare, nella predicazione e nella catechesi, un linguaggio simbolico, esperienziale e significativo, anche mediante incontri e appositi corsi per gli operatori pastorali, in modo da raggiungere effettivamente i destinatari ed educarli ad invocare e riconoscere la presenza di Dio fra i coniugi uniti nel sacramento, in uno stato di continua conversione.

 

Conversione missionaria e linguaggio rinnovato

76. (32) Per questo si richiede a tutta la Chiesa una conversione missionaria: è necessario non fermarsi ad un annuncio meramente teorico e sganciato dai problemi reali delle persone. Non va mai dimenticato che la crisi della fede ha comportato una crisi del matrimonio e della famiglia e, come conseguenza, si è interrotta spesso la trasmissione della stessa fede dai genitori ai figli. Dinanzi ad una fede forte l’imposizione di alcune prospettive culturali che indeboliscono la famiglia e il matrimonio non ha incidenza.

77. (33) La conversione è anche quella del linguaggio perché esso risulti effettivamente significativo. L’annunzio deve far sperimentare che il Vangelo della famiglia è risposta alle attese più profonde della persona umana: alla sua dignità e alla realizzazione piena nella reciprocità, nella comunione e nella fecondità. Non si tratta soltanto di presentare una normativa ma di proporre valori, rispondendo al bisogno di essi che si constata oggi anche nei Paesi più secolarizzati.

78. Il messaggio cristiano deve essere annunciato prediligendo un linguaggio che susciti la speranza. È necessario adottare una comunicazione chiara ed invitante, aperta, che non moralizzi, giudichi e controlli, e renda testimonianza dell’insegnamento morale della Chiesa, restando contemporaneamente sensibile alle condizioni delle singole persone.

Poiché su diversi temi il Magistero ecclesiale non viene più compreso da molti, si avverte l’urgenza di un linguaggio in grado di raggiungere tutti, specialmente i giovani, per trasmettere la bellezza dell’amore familiare e far comprendere il significato di termini come donazione, amore coniugale, fecondità e procreazione.

 

La mediazione culturale 

79. Per una trasmissione più appropriata della fede appare necessaria una mediazione culturale capace di esprimere con coerenza la duplice fedeltà al Vangelo di Gesù e all’uomo contemporaneo. Come insegnava il Beato Paolo VI: «A noi specialmente, Pastori nella Chiesa, incombe la cura di ricreare con audacia e saggezza, in piena fedeltà al suo contenuto, i modi più adatti e più efficaci per comunicare il messaggio evangelico agli uomini del nostro tempo» (EN, 40).

Oggi, in modo particolare, è necessario porre l’accento sull’importanza dell’annuncio gioioso e ottimista delle verità della fede sulla famiglia, anche avvalendosi di équipes specializzate, esperte in comunicazione, che sappiano tenere in giusto conto le problematiche derivanti dagli stili di vita odierni.

 

La Parola di Dio fonte di vita spirituale per la famiglia 

80. (34) La Parola di Dio è fonte di vita e spiritualità per la famiglia. Tutta la pastorale familiare dovrà lasciarsi modellare interiormente e formare i membri della Chiesa domestica mediante la lettura orante e ecclesiale della Sacra Scrittura. La Parola di Dio non solo è una buona novella per la vita privata delle persone, ma anche un criterio di giudizio e una luce per il discernimento delle diverse sfide con cui si confrontano i coniugi e le famiglie.

81. Alla luce della Parola di Dio, che domanda discernimento nelle situazioni più diverse, la pastorale deve tenere in considerazione che una comunicazione aperta al dialogo e scevra da pregiudizi è necessaria particolarmente nei confronti di quei cattolici che in materia di matrimonio e famiglia non vivono, o non sono in condizione di vivere, in pieno accordo con l’insegnamento della Chiesa.

 

La sinfonia delle differenze 

82. (35) Allo stesso tempo molti Padri sinodali hanno insistito su un approccio più positivo alle ricchezze delle diverse esperienze religiose, senza tacere sulle difficoltà. In queste diverse realtà religiose e nella grande diversità culturale che caratterizza le Nazioni è opportuno apprezzare prima le possibilità positive e alla luce di esse valutare limiti e carenze.

83. A partire dalla constatazione della pluralità religiosa e culturale, si auspica che il Sinodo custodisca e valorizzi l’immagine di “sinfonia delle differenze”. È evidenziato come nel suo complesso la pastorale matrimoniale e familiare necessiti di stimare quegli elementi positivi che s’incontrano nelle diverse esperienze religiose e culturali, i quali rappresentano una “praeparatio evangelica”. Attraverso l’incontro con le persone che hanno intrapreso un cammino di consapevolezza e responsabilità verso gli autentici beni del matrimonio, si potrà stabilire una fattiva collaborazione per la promozione e la difesa della famiglia.

 

Capitolo II

Famiglia e formazione

 

La preparazione al matrimonio 

84. (36) Il matrimonio cristiano è una vocazione che si accoglie con un’adeguata preparazione in un itinerario di fede, con un discernimento maturo, e non va considerato solo come una tradizione culturale o un’esigenza sociale o giuridica. Pertanto occorre realizzare percorsi che accompagnino la persona e la coppia in modo che alla comunicazione dei contenuti della fede si unisca l’esperienza di vita offerta dall’intera comunità ecclesiale.

85. Per far comprendere la vocazione al matrimonio cristiano è indispensabile migliorare la preparazione al sacramento, e particolarmente la catechesi prematrimoniale – talvolta povera di contenuti – che è parte integrante della pastorale ordinaria. È importante che gli sposi coltivino responsabilmente la loro fede, basata sull’insegnamento della Chiesa presentato in modo chiaro e comprensibile.

Anche la pastorale dei nubendi deve inserirsi nell’impegno generale della comunità cristiana a presentare in modo adeguato e convincente il messaggio evangelico circa la dignità della persona, la sua libertà e il rispetto per i diritti umani.

86. Nel cambiamento culturale in atto spesso vengono presentati, se non imposti, modelli in contrasto con la visione cristiana della famiglia. Pertanto, i percorsi formativi dovranno offrire itinerari di educazione che aiutino le persone ad esprimere adeguatamente il proprio desiderio di amore nel linguaggio della sessualità. Nel contesto culturale e sociale odierno, in cui la sessualità è spesso svincolata da un progetto di amore autentico, la famiglia, pur rimanendo lo spazio pedagogico privilegiato, non può essere l’unico luogo di educazione alla sessualità. Occorre, per questo, strutturare veri e propri percorsi pastorali di supporto alle famiglie, rivolti sia ai singoli sia alle coppie, con una particolare attenzione all’età della pubertà e dell’adolescenza, nei quali aiutare a scoprire la bellezza della sessualità nell’amore.

Viene segnalata in alcuni Paesi la presenza di progetti formativi imposti dall’autorità pubblica che presentano contenuti in contrasto con la visione propriamente umana e cristiana: rispetto ad essi va affermato con decisione il diritto all’obiezione di coscienza da parte degli educatori.

 

La formazione dei futuri presbiteri 

87. (37) È stata ripetutamente richiamata la necessità di un radicale rinnovamento della prassi pastorale alla luce del Vangelo della famiglia, superando le ottiche individualistiche che ancora la caratterizzano. Per questo si è più volte insistito sul rinnovamento della formazione dei presbiteri, dei diaconi, dei catechisti e degli altri operatori pastorali, mediante un maggiore coinvolgimento delle stesse famiglie.

88. La famiglia d’origine è il grembo della vocazione sacerdotale, che si nutre della sua testimonianza. È ampiamente percepito un crescente bisogno di includere le famiglie, in particolare la presenza femminile, nella formazione sacerdotale. Si suggerisce che i seminaristi, durante la loro formazione, vivano dei periodi congrui con la propria famiglia e siano guidati nel fare esperienze di pastorale familiare e nell’acquisire conoscenza adeguata della situazione attuale delle famiglie. Si consideri inoltre che alcuni seminaristi provengono da contesti familiari difficili. La presenza dei laici e quella delle famiglie, anche nelle realtà di Seminario, è segnalata come benefica, perché i candidati al sacerdozio comprendano il valore della comunione tra le diverse vocazioni. Nella formazione al ministero ordinato non si può tralasciare lo sviluppo affettivo e psicologico, anche partecipando in modo diretto a percorsi adeguati.

 

La formazione del clero e degli operatori pastorali 

89. Nella formazione permanente del clero e degli operatori pastorali è auspicabile che si continui a curare con strumenti appropriati la maturazione della dimensione affettiva e psicologica, che sarà loro indispensabile per l’accompagnamento pastorale delle famiglie. Si suggerisce che l’Ufficio diocesano per la famiglia e gli altri Uffici pastorali possano intensificare la loro collaborazione in vista di una più efficace azione pastorale.

 

Famiglia e istituzioni pubbliche

90. (38) Si è parimenti sottolineata la necessità di una evangelizzazione che denunzi con franchezza i condizionamenti culturali, sociali, politici ed economici, come l’eccessivo spazio dato alla logica del mercato, che impediscono un’autentica vita familiare, determinando discriminazioni, povertà, esclusioni, violenza. Per questo va sviluppato un dialogo e una cooperazione con le strutture sociali, e vanno incoraggiati e sostenuti i laici che si impegnano, come cristiani, in ambito culturale e socio-politico.

91. Considerando che la famiglia è «la cellula prima e vitale della società» (AA, 11), essa deve riscoprire la sua vocazione a sostegno del vivere sociale in tutti i suoi aspetti. È indispensabile che le famiglie, attraverso il loro aggregarsi, trovino le modalità per interagire con le istituzioni politiche, economiche e culturali, al fine di edificare una società più giusta.

La collaborazione con le istituzioni pubbliche non sempre si rivela agevole in tutti i contesti. Infatti, il concetto di famiglia di molte istituzioni non coincide con quello cristiano o col suo senso naturale. I fedeli vivono a contatto con modelli antropologici diversi, che spesso influiscono e modificano radicalmente il loro modo di pensare.

Le associazioni familiari ed i movimenti cattolici dovrebbero lavorare in modo congiunto, al fine di portare all’attenzione delle istituzioni sociali e politiche le reali istanze della famiglia e di denunciare quelle pratiche che ne compromettono la stabilità.

  

L’impegno socio-politico in favore della famiglia 

92. I cristiani devono impegnarsi in modo diretto nel contesto socio-politico, partecipando attivamente ai processi decisionali e portando nel dibattito istituzionale le istanze della dottrina sociale della Chiesa. Tale impegno favorirebbe lo sviluppo di programmi adeguati per aiutare i giovani e le famiglie bisognose, a rischio di isolamento sociale e di esclusione.

Nei diversi contesti nazionali e internazionali è utile riproporre la “Carta dei diritti della famiglia”, mettendone in evidenza il collegamento con la “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”.

 

Indigenza e rischio di usura 

93. Tra le diverse famiglie che versano in condizioni di indigenza economica, a causa della disoccupazione o della precarietà lavorativa, del numero elevato di figli o della mancanza di assistenza socio-sanitaria, non di rado accade che alcuni, non potendo accedere al credito, si trovino ad essere vittime dell’usura. A tale riguardo, si suggerisce di creare strutture economiche di sostegno adeguato per aiutare tali famiglie.

 

Guidare i nubendi nel cammino di preparazione al matrimonio 

94. (39) La complessa realtà sociale e le sfide che la famiglia oggi è chiamata ad affrontare richiedono un impegno maggiore di tutta la comunità cristiana per la preparazione dei nubendi al matrimonio. È necessario ricordare l’importanza delle virtù. Tra esse la castità risulta condizione preziosa per la crescita genuina dell’amore interpersonale. Riguardo a questa necessità i Padri sinodali sono stati concordi nel sottolineare l’esigenza di un maggiore coinvolgimento dell’intera comunità privilegiando la testimonianza delle stesse famiglie, oltre che di un radicamento della preparazione al matrimonio nel cammino di iniziazione cristiana, sottolineando il nesso del matrimonio con il Battesimo e gli altri sacramenti. Si è parimenti evidenziata la necessità di programmi specifici per la preparazione prossima al matrimonio che siano vera esperienza di partecipazione alla vita ecclesiale e approfondiscano i diversi aspetti della vita familiare.

95. Si auspica un ampliamento dei temi formativi negli itinerari prematrimoniali, così che questi diventino dei percorsi di educazione alla fede e all’amore. Essi dovrebbero assumere la fisionomia di un cammino orientato al discernimento vocazionale personale e di coppia. A tale scopo occorre creare una migliore sinergia tra i vari ambiti pastorali – giovanile, familiare, catechesi, movimenti e associazioni –, tale da qualificare l’itinerario formativo in senso maggiormente ecclesiale.

Da più voci si ribadisce l’esigenza di un rinnovamento della pastorale della famiglia nel quadro di una pastorale d’insieme, capace di abbracciare tutte le fasi della vita con una formazione completa, che comprenda l’esperienza e il valore della testimonianza. I percorsi di preparazione al matrimonio siano proposti anche da coppie sposate in grado di accompagnare i nubendi prima delle nozze e nei primi anni di vita matrimoniale, valorizzando così la ministerialità coniugale.

 

Accompagnare i primi anni della vita matrimoniale 

96. (40) I primi anni di matrimonio sono un periodo vitale e delicato durante il quale le coppie crescono nella consapevolezza delle sfide e del significato del matrimonio. Di qui l’esigenza di un accompagnamento pastorale che continui dopo la celebrazione del sacramento (cf. FC, parte III). Risulta di grande importanza in questa pastorale la presenza di coppie di sposi con esperienza. La parrocchia è considerata come il luogo dove coppie esperte possono essere messe a disposizione di quelle più giovani, con l’eventuale concorso di associazioni, movimenti ecclesiali e nuove comunità. Occorre incoraggiare gli sposi a un atteggiamento fondamentale di accoglienza del grande dono dei figli. Va sottolineata l’importanza della spiritualità familiare, della preghiera e della partecipazione all’Eucaristia domenicale, incoraggiando le coppie a riunirsi regolarmente per promuovere la crescita della vita spirituale e la solidarietà nelle esigenze concrete della vita. Liturgie, pratiche devozionali e Eucaristie celebrate per le famiglie, soprattutto nell’anniversario del matrimonio, sono state menzionate come vitali per favorire l’evangelizzazione attraverso la famiglia.

97. Non di rado, nei primi anni di vita coniugale, avviene una certa introversione della coppia, con la conseguenza dell’isolamento dal contesto sociale. Per tale ragione, occorre far sentire la vicinanza della comunità ai giovani sposi. È unanime la convinzione che la condivisione di esperienze di vita matrimoniale aiuti le nuove famiglie a maturare una maggiore consapevolezza della bellezza e delle sfide del matrimonio. Il consolidamento della rete relazionale tra le coppie e la creazione di legami significativi è necessario per la maturazione della dimensione familiare. Poiché spesso sono principalmente i movimenti e i gruppi ecclesiali ad offrire e a garantire tali momenti di crescita e di formazione, si auspica che soprattutto a livello diocesano si moltiplichino gli sforzi volti ad accompagnare in maniera costante i giovani sposi.

 

Capitolo III

Famiglia e accompagnamento ecclesiale

 

Cura pastorale di coloro che vivono nel matrimonio civile o in convivenze 

98. (41) Mentre continua ad annunciare e promuovere il matrimonio cristiano, il Sinodo incoraggia anche il discernimento pastorale delle situazioni di tanti che non vivono più questa realtà. È importante entrare in dialogo pastorale con tali persone al fine di evidenziare gli elementi della loro vita che possono condurre a una maggiore apertura al Vangelo del matrimonio nella sua pienezza. I pastori devono identificare elementi che possono favorire l’evangelizzazione e la crescita umana e spirituale. Una sensibilità nuova della pastorale odierna, consiste nel cogliere gli elementi positivi presenti nei matrimoni civili e, fatte le debite differenze, nelle convivenze. Occorre che nella proposta ecclesiale, pur affermando con chiarezza il messaggio cristiano, indichiamo anche elementi costruttivi in quelle situazioni che non corrispondono ancora o non più ad esso.

99. Il sacramento del matrimonio, come unione fedele e indissolubile tra un uomo e una donna chiamati ad accogliersi reciprocamente e ad accogliere la vita, è una grande grazia per la famiglia umana. La Chiesa ha il dovere e la missione di annunciare questa grazia a ogni persona e in ogni contesto. Essa deve essere anche capace di accompagnare quanti vivono il matrimonio civile o la convivenza nella graduale scoperta dei germi del Verbo che vi si trovano nascosti, per valorizzarli, fino alla pienezza dell’unione sacramentale.

 

In cammino verso il sacramento nuziale 

100. (42) È stato anche notato che in molti Paesi un «crescente numero di coppie convivono ad experimentum, senza alcun matrimonio né canonico, né civile» (IL, 81). In alcuni Paesi questo avviene specialmente nel matrimonio tradizionale, concertato tra famiglie e spesso celebrato in diverse tappe. In altri Paesi invece è in continua crescita il numero di coloro che dopo aver vissuto insieme per lungo tempo chiedono la celebrazione del matrimonio in chiesa. La semplice convivenza è spesso scelta a causa della mentalità generale contraria alle istituzioni e agli impegni definitivi, ma anche per l’attesa di una sicurezza esistenziale (lavoro e salario fisso). In altri Paesi, infine, le unioni di fatto sono molto numerose, non solo per il rigetto dei valori della famiglia e del matrimonio, ma soprattutto per il fatto che sposarsi è percepito come un lusso, per le condizioni sociali, così che la miseria materiale spinge a vivere unioni di fatto.

101. (43) Tutte queste situazioni vanno affrontate in maniera costruttiva, cercando di trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce del Vangelo. Si tratta di accoglierle e accompagnarle con pazienza e delicatezza. A questo scopo è importante la testimonianza attraente di autentiche famiglie cristiane, come soggetti dell’evangelizzazione della famiglia.

102. La scelta del matrimonio civile o, in diversi casi, della convivenza molto spesso non è motivata da pregiudizi o resistenze nei confronti dell’unione sacramentale, ma da situazioni culturali o contingenti. In molte circostanze, la decisione di vivere insieme è segno di una relazione che vuole strutturarsi e aprirsi ad una prospettiva di pienezza. Questa volontà, che si traduce in un legame duraturo, affidabile e aperto alla vita può considerarsi una condizione su cui innestare un cammino di crescita aperto alla possibilità del matrimonio sacramentale: un bene possibile che deve essere annunciato come dono che arricchisce e fortifica la vita coniugale e familiare, piuttosto che come un ideale difficile da realizzare.

103. Per far fronte a questa necessità pastorale, la comunità cristiana, soprattutto a livello locale, s’impegni a rafforzare lo stile di accoglienza che le è proprio. Attraverso la dinamica pastorale delle relazioni personali è possibile dare concretezza ad una sana pedagogia che, animata dalla grazia e in modo rispettoso, favorisca l’apertura graduale delle menti e dei cuori alla pienezza del piano di Dio. In questo ambito svolge un ruolo importante la famiglia cristiana che testimonia con la vita la verità del Vangelo.

 

Curare le famiglie ferite (separati, divorziati non risposati, divorziati risposati, famiglie monoparentali) 

104. (44) Quando gli sposi sperimentano problemi nelle loro relazioni, devono poter contare sull’aiuto e l’accompagnamento della Chiesa. La pastorale della carità e la misericordia tendono al recupero delle persone e delle relazioni. L’esperienza mostra che con un aiuto adeguato e con l’azione di riconciliazione della grazia una grande percentuale di crisi matrimoniali si superano in maniera soddisfacente. Saper perdonare e sentirsi perdonati è un’esperienza fondamentale nella vita familiare. Il perdono tra gli sposi permette di sperimentare un amore che è per sempre e non passa mai (cf. 1 Cor 13,8). A volte risulta difficile, però, per chi ha ricevuto il perdono di Dio avere la forza per offrire un perdono autentico che rigeneri la persona.

 

Il perdono in famiglia 

105. Nell’ambito delle relazioni familiari la necessità della riconciliazione è praticamente quotidiana, a causa di vari motivi. Le incomprensioni dovute alle relazioni con le famiglie di origine, il conflitto tra abitudini radicate diverse, la divergenza circa l’educazione dei figli, l’ansia per le difficoltà economiche, la tensione che sorge a seguito della perdita del lavoro: ecco alcuni dei motivi correnti che generano conflitti, per superare i quali occorre una continua disponibilità a comprendere le ragioni dell’altro e a perdonarsi reciprocamente. La faticosa arte della ricomposizione della relazione necessita non solo del sostegno della grazia, ma anche della disponibilità a chiedere aiuto esterno. A questo proposito la comunità cristiana deve rivelarsi veramente pronta.

Nei casi più dolorosi, come quello del tradimento coniugale, è necessaria una vera e propria opera di riparazione alla quale rendersi disponibili. Un patto infranto può essere ristabilito: a questa speranza occorre educarsi fin dalla preparazione al matrimonio.

Va qui ricordata l’importanza dell’azione dello Spirito Santo nella cura delle persone e delle famiglie ferite e la necessità di cammini spirituali accompagnati da ministri esperti. È vero, infatti, che lo Spirito, «che viene chiamato dalla Chiesa “luce delle coscienze”, penetra e riempie “la profondità dei cuori” umani. Mediante una tale conversione nello Spirito Santo, l’uomo si apre al perdono» (DeV, 45).

 

«Il grande fiume della misericordia»

106. (45) Nel Sinodo è risuonata chiara la necessità di scelte pastorali coraggiose. Riconfermando con forza la fedeltà al Vangelo della famiglia e riconoscendo che separazione e divorzio sono sempre una ferita che provoca profonde sofferenze ai coniugi che li vivono e ai figli, i Padri sinodali hanno avvertito l’urgenza di cammini pastorali nuovi, che partano dall’effettiva realtà delle fragilità familiari, sapendo che esse, spesso, sono più “subite” con sofferenza che scelte in piena libertà. Si tratta di situazioni diverse per fattori sia personali che culturali e socio-economici. Occorre uno sguardo differenziato come San Giovanni Paolo II suggeriva (cf. FC, 84).

107. Prendersi cura delle famiglie ferite e far sperimentare loro l’infinita misericordia di Dio è da tutti considerato un principio fondamentale. È però differenziato l’atteggiamento nei confronti delle persone coinvolte. Da un lato, c’è chi ritiene necessario incoraggiare quanti vivono unioni non matrimoniali ad intraprendere la strada del ritorno. Dall’altro lato, c’è chi sorregge tali persone invitandole a guardare avanti, ad uscire dalla prigione della rabbia, della delusione, del dolore e della solitudine per rimettersi in cammino. Certamente, affermano altri, quest’arte dell’accompagnamento richiede un discernimento prudente e misericordioso, nonché la capacità di cogliere nel concreto la diversità delle singole situazioni.

108. Non si dimentichi che l’esperienza del fallimento matrimoniale è sempre una sconfitta, per tutti. Perciò, dopo la presa di coscienza delle proprie responsabilità, ognuno ha bisogno di ritrovare fiducia e speranza. Tutti hanno necessità di dare e ricevere misericordia. Va comunque promossa la giustizia nei confronti di tutte le parti coinvolte nel fallimento matrimoniale (coniugi e figli).

La Chiesa ha il dovere di chiedere ai coniugi separati e divorziati di trattarsi con rispetto e misericordia, soprattutto per il bene dei figli, ai quali non procurare ulteriore sofferenza. Alcuni richiedono che anche la Chiesa dimostri un analogo atteggiamento nei confronti di coloro che hanno infranto l’unione. «Dal cuore della Trinità, dall’intimo più profondo del mistero di Dio, sgorga e scorre senza sosta il grande fiume della misericordia. Questa fonte non potrà mai esaurirsi, per quanti siano quelli che vi si accostano. Ogni volta che ognuno ne avrà bisogno, potrà accedere ad essa, perché la misericordia di Dio è senza fine» (MV, 25).

 

L’arte dell’accompagnamento 

109. (46) Ogni famiglia va innanzitutto ascoltata con rispetto e amore facendosi compagni di cammino come il Cristo con i discepoli sulla strada di Emmaus. Valgono in maniera particolare per queste situazioni le parole di Papa Francesco: «La Chiesa dovrà iniziare i suoi membri – sacerdoti, religiosi e laici – a questa “arte dell’accompagnamento”, perché tutti imparino sempre a togliersi i sandali davanti alla terra sacra dell’altro (cf. Es 3,5). Dobbiamo dare al nostro cammino il ritmo salutare della prossimità, con uno sguardo rispettoso e pieno di compassione ma che nel medesimo tempo sani, liberi e incoraggi a maturare nella vita cristiana» (EG, 169).

110. Molti hanno apprezzato il riferimento dei Padri sinodali all’immagine di Gesù che si accompagna ai discepoli di Emmaus. Stare vicino alla famiglia come compagna di cammino significa, per la Chiesa, assumere un atteggiamento sapiente e differenziato. A volte, occorre rimanere accanto ed ascoltare in silenzio; altre, porsi davanti per indicare la via su cui procedere; altre ancora, stare dietro per sostenere ed incoraggiare. La Chiesa fa proprie, in un’affettuosa condivisione, le gioie e le speranze, i dolori e le angosce di ogni famiglia.

111. Si rileva che in quest’ambito della pastorale familiare il sostegno maggiore è offerto dai movimenti e dalle associazioni ecclesiali, in cui la dimensione comunitaria è maggiormente sottolineata e vissuta. Al tempo stesso, è importante anche preparare specificatamente i sacerdoti a questo ministero della consolazione e della cura. Da più parti giunge l’invito ad istituire centri specializzati dove sacerdoti e/o religiosi imparino a prendersi cura delle famiglie, in particolare di quelle ferite, e si impegnino ad accompagnare il loro cammino nella comunità cristiana, la quale non sempre è preparata a sostenere questo compito in modo adeguato.

 

I separati e i divorziati fedeli al vincolo

112. (47) Un particolare discernimento è indispensabile per accompagnare pastoralmente i separati, i divorziati, gli abbandonati. Va accolta e valorizzata soprattutto la sofferenza di coloro che hanno subito ingiustamente la separazione, il divorzio o l’abbandono, oppure sono stati costretti dai maltrattamenti del coniuge a rompere la convivenza. Il perdono per l’ingiustizia subita non è facile, ma è un cammino che la grazia rende possibile. Di qui la necessità di una pastorale della riconciliazione e della mediazione attraverso anche centri di ascolto specializzati da stabilire nelle diocesi. Parimenti va sempre sottolineato che è indispensabile farsi carico in maniera leale e costruttiva delle conseguenze della separazione o del divorzio sui figli, in ogni caso vittime innocenti della situazione. Essi non possono essere un “oggetto” da contendersi e vanno cercate le forme migliori perché possano superare il trauma della scissione familiare e crescere in maniera il più possibile serena. In ogni caso la Chiesa dovrà sempre mettere in rilievo l’ingiustizia che deriva molto spesso dalla situazione di divorzio. Speciale attenzione va data all’accompagnamento delle famiglie monoparentali, in maniera particolare vanno aiutate le donne che devono portare da sole la responsabilità della casa e l’educazione dei figli.

 

Dio non abbandona mai 

113. Da diverse parti si fa presente che l’atteggiamento misericordioso verso coloro la cui relazione matrimoniale si è infranta domanda di prestare attenzione ai differenti aspetti oggettivi e soggettivi che ne hanno determinato la rottura. Molte voci mettono in evidenza che il dramma della separazione spesso giunge alla fine di lunghi periodi di conflittualità che, nel caso in cui ci siano figli, hanno prodotto ancor maggiori sofferenze. A ciò segue l’ulteriore prova della solitudine in cui si viene a trovare il coniuge che è stato abbandonato o che ha avuto la forza di interrompere una convivenza caratterizzata da continui e gravi maltrattamenti subiti. Si tratta di situazioni per le quali si attende una particolare cura da parte della comunità cristiana, specie nei confronti delle famiglie monoparentali, in cui talvolta sorgono problemi economici a causa di un lavoro precario, della difficoltà per il mantenimento dei figli, della mancanza di una casa.

La condizione di coloro che non intraprendono una nuova unione, rimanendo fedeli al vincolo, merita tutto l’apprezzamento e il sostegno da parte della Chiesa, che ha il dovere di mostrare loro il volto di un Dio che non abbandona mai ed è sempre capace di ridonare forza e speranza.

 

Lo snellimento delle procedure e la rilevanza della fede nelle cause di nullità

114. (48) Un grande numero dei Padri ha sottolineato la necessità di rendere più accessibili ed agili, possibilmente del tutto gratuite, le procedure per il riconoscimento dei casi di nullità. Tra le proposte sono stati indicati: il superamento della necessità della doppia sentenza conforme; la possibilità di determinare una via amministrativa sotto la responsabilità del Vescovo diocesano; un processo sommario da avviare nei casi di nullità notoria. Alcuni Padri tuttavia si dicono contrari a queste proposte perché non garantirebbero un giudizio affidabile. Va ribadito che in tutti questi casi si tratta dell’accertamento della verità sulla validità del vincolo. Secondo altre proposte, andrebbe poi considerata la possibilità di dare rilevanza al ruolo della fede dei nubendi in ordine alla validità del sacramento del matrimonio, tenendo fermo che tra battezzati tutti i matrimoni validi sono sacramento.

115. Si rileva un ampio consenso sull’opportunità di rendere più accessibili ed agili, possibilmente gratuite, le procedure per il riconoscimento dei casi di nullità matrimoniale.

Quanto alla gratuità, alcuni suggeriscono di istituire nelle Diocesi un servizio stabile di consulenza gratuita. Circa la doppia sentenza conforme, larga è la convergenza in ordine al suo superamento, fatta salva la possibilità di ricorso da parte del Difensore del vincolo o di una delle parti. Viceversa, non riscuote unanime consenso la possibilità di un procedimento amministrativo sotto la responsabilità del Vescovo diocesano, poiché alcuni ne rilevano aspetti problematici. Diversamente, c’è maggiore accordo sulla possibilità di un processo canonico sommario nei casi di nullità patente.

Riguardo alla rilevanza della fede personale dei nubendi per la validità del consenso, si rileva una convergenza sull’importanza della questione e una varietà di approcci nell’approfondimento.

 

La preparazione degli operatori e l’incremento dei tribunali

116. (49) Circa le cause matrimoniali lo snellimento della procedura, richiesto da molti, oltre alla preparazione di sufficienti operatori, chierici e laici con dedizione prioritaria, esige di sottolineare la responsabilità del Vescovo diocesano, il quale nella sua diocesi potrebbe incaricare dei consulenti debitamente preparati che possano gratuitamente consigliare le parti sulla validità del loro matrimonio. Tale funzione può essere svolta da un ufficio o persone qualificate (cf. DC, art. 113, 1).

117.  Si avanza la proposta che in ogni Diocesi siano garantiti, in maniera gratuita, i servizi di informazione, consulenza e mediazione collegati alla pastorale familiare, specialmente a disposizione di persone separate o di coppie in crisi. Un servizio così qualificato aiuterebbe le persone ad intraprendere il percorso giudiziale, che nella storia della Chiesa risulta essere la via di discernimento più accreditata per verificare la reale validità del matrimonio. Inoltre, da diverse parti, si richiede un incremento e un maggior decentramento dei tribunali ecclesiastici, dotandoli di personale qualificato e competente.

 

Linee pastorali comuni 

118. (50) Le persone divorziate ma non risposate, che spesso sono testimoni della fedeltà matrimoniale, vanno incoraggiate a trovare nell’Eucaristia il cibo che le sostenga nel loro stato. La comunità locale e i Pastori devono accompagnare queste persone con sollecitudine, soprattutto quando vi sono figli o è grave la loro situazione di povertà.

119. Secondo diverse voci, l’attenzione ai casi concreti va coniugata con la necessità di promuovere linee pastorali comuni. La loro mancanza contribuisce ad accrescere la confusione e la divisione, e produce una bruciante sofferenza in quanti vivono il fallimento del matrimonio, i quali talvolta si sentono ingiustamente giudicati. Ad esempio, si riscontra che taluni fedeli separati, che non vivono in una nuova unione, ritengono peccaminosa la separazione stessa, astenendosi così dal ricevere i sacramenti. Inoltre, si danno casi di divorziati risposati civilmente che, trovandosi a vivere in continenza per svariate ragioni, non sanno che possono accostarsi ai sacramenti in un luogo in cui non sia nota la loro condizione. Ci sono poi situazioni di unioni irregolari di persone che in foro interno hanno scelto la via della continenza e possono perciò accedere ai sacramenti, avendo cura di non suscitare scandalo. Si tratta di esempi che confermano la necessità di offrire indicazioni chiare da parte della Chiesa, affinché i suoi figli, che si trovano in situazioni particolari, non si sentano discriminati.

 

L’integrazione dei divorziati risposati civilmente nella comunità cristiana 

120. (51) Anche le situazioni dei divorziati risposati esigono un attento discernimento e un accompagnamento di grande rispetto, evitando ogni linguaggio e atteggiamento che li faccia sentire discriminati e promovendo la loro partecipazione alla vita della comunità. Prendersi cura di loro non è per la comunità cristiana un indebolimento della sua fede e della sua testimonianza circa l’indissolubilità matrimoniale, anzi essa esprime proprio in questa cura la sua carità.

121. Si richiede da molte parti che l’attenzione e l’accompagnamento nei confronti dei divorziati risposati civilmente si orientino verso una sempre maggiore loro integrazione nella vita della comunità cristiana, tenendo conto della diversità delle situazioni di partenza. Fermi restando i suggerimenti di Familiaris Consortio 84, vanno ripensate le forme di esclusione attualmente praticate nel campo liturgico-pastorale, in quello educativo e in quello caritativo. Dal momento che questi fedeli non sono fuori della Chiesa, si propone di riflettere sulla opportunità di far cadere queste esclusioni. Inoltre, sempre per favorire una loro maggiore integrazione nella comunità cristiana, occorre rivolgere un’attenzione specifica ai loro figli, dato l’insostituibile ruolo educativo dei genitori, in ragione del preminente interesse del minore.

È bene che questi cammini di integrazione pastorale dei divorziati risposati civilmente siano preceduti da un opportuno discernimento da parte dei pastori circa l’irreversibilità della situazione e la vita di fede della coppia in nuova unione, vengano accompagnati da una sensibilizzazione della comunità cristiana in ordine all’accoglienza delle persone interessate e vadano a realizzarsi secondo una legge di gradualità (cf. FC, 34), rispettosa della maturazione delle coscienze.

 

La via penitenziale

122. (52) Si è riflettuto sulla possibilità che i divorziati e risposati accedano ai sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. Diversi Padri sinodali hanno insistito a favore della disciplina attuale, in forza del rapporto costitutivo fra la partecipazione all’Eucaristia e la comunione con la Chiesa ed il suo insegnamento sul matrimonio indissolubile. Altri si sono espressi per un’accoglienza non generalizzata alla mensa eucaristica, in alcune situazioni particolari ed a condizioni ben precise, soprattutto quando si tratta di casi irreversibili e legati ad obblighi morali verso i figli che verrebbero a subire sofferenze ingiuste. L’eventuale accesso ai sacramenti dovrebbe essere preceduto da un cammino penitenziale sotto la responsabilità del Vescovo diocesano. Va ancora approfondita la questione, tenendo ben presente la distinzione tra situazione oggettiva di peccato e circostanze attenuanti, dato che «l’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere sminuite o annullate» da diversi «fattori psichici oppure sociali» (CCC, 1735).

123. Per affrontare la tematica suddetta, c’è un comune accordo sulla ipotesi di un itinerario di riconciliazione o via penitenziale, sotto l’autorità del Vescovo, per i fedeli divorziati risposati civilmente, che si trovano in situazione di convivenza irreversibile. In riferimento a Familiaris Consortio 84, si suggerisce un percorso di presa di coscienza del fallimento e delle ferite da esso prodotte, con pentimento, verifica dell’eventuale nullità del matrimonio, impegno alla comunione spirituale e decisione di vivere in continenza.

Altri, per via penitenziale intendono un processo di chiarificazione e di nuovo orientamento, dopo il fallimento vissuto, accompagnato da un presbitero a ciò deputato. Questo processo dovrebbe condurre l’interessato a un giudizio onesto sulla propria condizione, in cui anche lo stesso presbitero possa maturare una sua valutazione per poter far uso della potestà di legare e di sciogliere in modo adeguato alla situazione.

In ordine all’approfondimento circa la situazione oggettiva di peccato e l’imputabilità morale, alcuni suggeriscono di tenere in considerazione la Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica circa la recezione della Comunione eucaristica da parte di fedeli divorziati risposati della Congregazione per la Dottrina della Fede (14 settembre 1994) e la Dichiarazione circa l’ammissibilità alla santa Comunione dei divorziati risposati del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi (24 giugno 2000).

 

La partecipazione spirituale alla comunione ecclesiale 

124. (53) Alcuni Padri hanno sostenuto che le persone divorziate e risposate o conviventi possono ricorrere fruttuosamente alla comunione spirituale. Altri Padri si sono domandati perché allora non possano accedere a quella sacramentale. Viene quindi sollecitato un approfondimento della tematica in grado di far emergere la peculiarità delle due forme e la loro connessione con la teologia del matrimonio.

125. Il cammino ecclesiale di incorporazione a Cristo, iniziato col Battesimo, anche per i fedeli divorziati e risposati civilmente si attua per gradi attraverso la conversione continua. In questo percorso diverse sono le modalità con cui essi sono invitati a conformare la loro vita al Signore Gesù, che con la Sua grazia li custodisce nella comunione ecclesiale. Come suggerisce ancora Familiaris Consortio 84, tra queste forme di partecipazione si raccomandano l’ascolto della Parola di Dio, la partecipazione alla celebrazione eucaristica, la perseveranza nella preghiera, le opere di carità, le iniziative comunitarie in favore della giustizia, l’educazione dei figli nella fede, lo spirito di penitenza, il tutto sostenuto dalla preghiera e dalla testimonianza accogliente della Chiesa. Frutto di tale partecipazione è la comunione del credente con la comunità tutta, espressione della reale inserzione nel Corpo ecclesiale di Cristo. Per ciò che concerne la comunione spirituale, occorre ricordare che essa presuppone la conversione e lo stato di grazia ed è connessa con la comunione sacramentale.

 

Matrimoni misti e con disparità di culto 

126. (54) Le problematiche relative ai matrimoni misti sono ritornate sovente negli interventi dei Padri sinodali. La diversità della disciplina matrimoniale delle Chiese ortodosse pone in alcuni contesti problemi sui quali è necessario riflettere in ambito ecumenico. Analogamente per i matrimoni interreligiosi sarà importante il contributo del dialogo con le religioni.

127. I matrimoni misti e i matrimoni con disparità di culto presentano aspetti di criticità molteplici e di non facile soluzione, non tanto a livello normativo quanto a livello pastorale. Si vedano, ad esempio, la problematica dell’educazione religiosa dei figli; la partecipazione alla vita liturgica del coniuge, nel caso di matrimoni misti con battezzati di altre confessioni cristiane; la condivisione di esperienze spirituali con il coniuge appartenente ad altra religione o anche non credente in ricerca. Occorrerebbe, perciò, elaborare un codice di buona condotta, in modo che nessun coniuge sia d’ostacolo al cammino di fede dell’altro. Per questo, al fine di affrontare in modo costruttivo le diversità in ordine alla fede, è necessario rivolgere un’attenzione particolare alle persone che si uniscono in tali matrimoni, non solo nel periodo precedente alle nozze.

128. Alcuni suggeriscono che i matrimoni misti siano considerati tra i casi di “grave necessità” nei quali è possibile a battezzati fuori della piena comunione con la Chiesa cattolica, che condividono però con essa la fede circa l’Eucaristia, essere ammessi alla ricezione di tale sacramento in mancanza dei propri pastori (cf. EdE, 45-46; Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, Direttorio per l’Applicazione dei Principi e delle Norme per l’Ecumenismo, 25 marzo 1993, 122-128), tenendo conto anche dei criteri propri della comunità ecclesiale alla quale appartengono.

 

La peculiarità della tradizione ortodossa 

129. Il riferimento che alcuni fanno alla prassi matrimoniale delle Chiese ortodosse deve tener conto della diversità di concezione teologica delle nozze. Nell’Ortodossia c’è la tendenza a ricondurre la prassi di benedire le seconde unioni alla nozione di “economia” (oikonomia), intesa come condiscendenza pastorale nei confronti dei matrimoni falliti, senza mettere in discussione l’ideale della monogamia assoluta, ovvero dell’unicità del matrimonio. Questa benedizione è di per sé una celebrazione penitenziale per invocare la grazia dello Spirito Santo, affinché sani la debolezza umana e riconduca i penitenti alla comunione con la Chiesa.

 

L’attenzione pastorale verso le persone con tendenza omosessuale

130. (55) Alcune famiglie vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con orientamento omosessuale. Al riguardo ci si è interrogati su quale attenzione pastorale sia opportuna di fronte a questa situazione riferendosi a quanto insegna la Chiesa: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia». Nondimeno, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza. «A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 4).

131. Si ribadisce che ogni persona, indipendentemente dalla propria tendenza sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con sensibilità e delicatezza, sia nella Chiesa che nella società. Sarebbe auspicabile che i progetti pastorali diocesani riservassero una specifica attenzione all’accompagnamento delle famiglie in cui vivono persone con tendenza omosessuale e di queste stesse persone.

132. (56) È del tutto inaccettabile che i Pastori della Chiesa subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il “matrimonio” fra persone dello stesso sesso.

 

Capitolo IV

Famiglia, generatività, educazione

 

La trasmissione della vita e la sfida della denatalità

133. (57) Non è difficile constatare il diffondersi di una mentalità che riduce la generazione della vita a una variabile della progettazione individuale o di coppia. I fattori di ordine economico esercitano un peso talvolta determinante contribuendo al forte calo della natalità che indebolisce il tessuto sociale, compromette il rapporto tra le generazioni e rende più incerto lo sguardo sul futuro. L’apertura alla vita è esigenza intrinseca dell’amore coniugale. In questa luce, la Chiesa sostiene le famiglie che accolgono, educano e circondano del loro affetto i figli diversamente abili.

134. Si è fatto presente che occorre continuare a divulgare i documenti del Magistero della Chiesa che promuovono la cultura della vita di fronte alla sempre più diffusa cultura di morte. Si sottolinea l’importanza di alcuni centri che fanno ricerca sulla fertilità ed infertilità umana, i quali favoriscono il dialogo tra bioeticisti cattolici e scienziati delle tecnologie biomediche. La pastorale familiare dovrebbe maggiormente coinvolgere gli specialisti cattolici in materia biomedica nei percorsi di preparazione al matrimonio e nell’accompagnamento dei coniugi.

135. Urge che i cristiani impegnati in politica promuovano scelte legislative adeguate e responsabili in ordine alla promozione e alla difesa della vita. Come la voce della Chiesa si fa sentire a livello socio-politico su questi temi, così è necessario che si moltiplichino gli sforzi per entrare in concertazione con gli organismi internazionali e nelle istanze decisionali politiche, al fine di promuovere il rispetto della vita umana dal concepimento fino alla morte naturale, con particolare cura delle famiglie con figli diversamente abili.

 

La responsabilità generativa

136. (58) Anche in questo ambito occorre partire dall’ascolto delle persone e dar ragione della bellezza e della verità di una apertura incondizionata alla vita come ciò di cui l’amore umano ha bisogno per essere vissuto in pienezza. È su questa base che può poggiare un adeguato insegnamento circa i metodi naturali per la procreazione responsabile. Esso aiuta a vivere in maniera armoniosa e consapevole la comunione tra i coniugi, in tutte le sue dimensioni, insieme alla responsabilità generativa. Va riscoperto il messaggio dell’Enciclica Humanae Vitae di Paolo VI, che sottolinea il bisogno di rispettare la dignità della persona nella valutazione morale dei metodi di regolazione della natalità. L’adozione di bambini, orfani e abbandonati, accolti come propri figli, è una forma specifica di apostolato familiare (cf.AA, 11), più volte richiamata e incoraggiata dal magistero (cf. FC, 41; EV, 93). La scelta dell’adozione e dell’affido esprime una particolare fecondità dell’esperienza coniugale, non solo quando questa è segnata dalla sterilità. Tale scelta è segno eloquente dell’amore familiare, occasione per testimoniare la propria fede e restituire dignità filiale a chi ne è stato privato.

137. Tenendo presente la ricchezza di sapienza contenuta nella Humanae Vitae, in relazione alle questioni da essa trattate emergono due poli da coniugare costantemente. Da una parte, il ruolo della coscienza intesa come voce di Dio che risuona nel cuore umano educato ad ascoltarla; dall’altra, l’indicazione morale oggettiva, che impedisce di considerare la generatività una realtà su cui decidere arbitrariamente, prescindendo dal disegno divino sulla procreazione umana. Quando prevale il riferimento al polo soggettivo, si rischiano facilmente scelte egoistiche; nell’altro caso, la norma morale viene avvertita come un peso insopportabile, non rispondente alle esigenze e alle possibilità della persona. La coniugazione dei due aspetti, vissuta con l’accompagnamento di una guida spirituale competente, potrà aiutare i coniugi a fare scelte pienamente umanizzanti e conformi alla volontà del Signore.

 

Adozione e affido 

138. Per dare una famiglia a tanti bambini abbandonati, molti hanno richiesto di mettere maggiormente in risalto l’importanza dell’adozione e dell’affido. Al riguardo si è evidenziata la necessità di affermare che l’educazione di un figlio deve basarsi sulla differenza sessuale, così come la procreazione. Quindi, anch’essa ha il suo fondamento nell’amore coniugale tra un uomo e una donna, che costituisce la base indispensabile per la formazione integrale del bambino.

A fronte di quelle situazioni in cui il figlio è voluto talvolta “per se stessi” e in qualsiasi modo – come fosse un prolungamento dei propri desideri –, l’adozione e l’affido rettamente intesi mostrano un aspetto importante della genitorialità e della figliolanza, in quanto aiutano a riconoscere che i figli, sia naturali sia adottivi o affidati, sono “altro da sé” ed occorre accoglierli, amarli, prendersene cura e non solo “metterli al mondo”.

Partendo da questi presupposti, la realtà dell’adozione e dell’affido va valorizzata ed approfondita, anche all’interno della teologia del matrimonio e della famiglia.

 

La vita umana mistero intangibile 

139. (59) Occorre aiutare a vivere l’affettività, anche nel legame coniugale, come un cammino di maturazione, nella sempre più profonda accoglienza dell’altro e in una donazione sempre più piena. Va ribadita in tal senso la necessità di offrire cammini formativi che alimentino la vita coniugale e l’importanza di un laicato che offra un accompagnamento fatto di testimonianza viva. È di grande aiuto l’esempio di un amore fedele e profondo fatto di tenerezza, di rispetto, capace di crescere nel tempo e che nel suo concreto aprirsi alla generazione della vita fa l’esperienza di un mistero che ci trascende.

140. La vita è dono di Dio e mistero che ci trascende. Per questo, non si devono in alcun modo “scartarne” gli inizi e lo stadio terminale. Al contrario, è necessario assicurare a queste fasi una speciale attenzione. Oggi, troppo facilmente «si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa» (EG, 53). A questo riguardo, è compito della famiglia, sostenuta dalla società tutta, accogliere la vita nascente e prendersi cura della sua fase ultima.

141. Riguardo al dramma dell’aborto, la Chiesa anzitutto afferma il carattere sacro e inviolabile della vita umana e si impegna concretamente a favore di essa. Grazie alle sue istituzioni, offre consulenza alle gestanti, sostiene le ragazze-madri, assiste i bambini abbandonati, è vicina a coloro che hanno sofferto l’aborto. A coloro che operano nelle strutture sanitarie si rammenta l’obbligo morale dell’obiezione di coscienza.

Allo stesso modo, la Chiesa non solo sente l’urgenza di affermare il diritto alla morte naturale, evitando l’accanimento terapeutico e l’eutanasia, ma si prende anche cura degli anziani, protegge le persone con disabilità, assiste i malati terminali, conforta i morenti.

 

La sfida dell’educazione e il ruolo della famiglia nell’evangelizzazione

142. (60) Una delle sfide fondamentali di fronte a cui si trovano le famiglie oggi è sicuramente quella educativa, resa più impegnativa e complessa dalla realtà culturale attuale e della grande influenza dei media. Vanno tenute in debito conto le esigenze e le attese di famiglie capaci di essere nella vita quotidiana, luoghi di crescita, di concreta ed essenziale trasmissione delle virtù che danno forma all’esistenza. Ciò indica che i genitori possano scegliere liberalmente il tipo dell’educazione da dare ai figli secondo le loro convinzioni.

143. Vi è unanime consenso nel ribadire che la prima scuola di educazione è la famiglia e che la comunità cristiana si pone a sostegno ed integrazione di questo insostituibile ruolo formativo. Da più parti, si ritiene necessario individuare spazi e momenti d’incontro per incoraggiare la formazione dei genitori e la condivisione di esperienze tra famiglie. È importante che i genitori siano coinvolti attivamente nei cammini di preparazione ai sacramenti dell’iniziazione cristiana, in qualità di primi educatori e testimoni di fede per i loro figli.

144. Nelle diverse culture, gli adulti della famiglia conservano una insostituibile funzione educativa. Tuttavia, in molti contesti, stiamo assistendo ad un progressivo indebolimento del ruolo educativo dei genitori, a motivo di un’invasiva presenza dei media all’interno della sfera familiare, oltre che per la tendenza a delegare ad altri soggetti questo compito. Si richiede che la Chiesa incoraggi e sostenga le famiglie nella loro opera di partecipazione vigile e responsabile nei confronti dei programmi scolastici ed educativi che interessano i loro figli.

145. (61) La Chiesa svolge un ruolo prezioso di sostegno alle famiglie, partendo dall’iniziazione cristiana, attraverso comunità accoglienti. Ad essa è chiesto, oggi ancor più di ieri, nelle situazioni complesse come in quelle ordinarie, di sostenere i genitori nel loro impegno educativo, accompagnando bambini, ragazzi e giovani nella loro crescita attraverso cammini personalizzati capaci di introdurre al senso pieno della vita e di suscitare scelte e responsabilità, vissute alla luce del Vangelo. Maria, nella sua tenerezza, misericordia, sensibilità materna può nutrire la fame di umanità e vita, per cui viene invocata dalle famiglie e dal Popolo cristiano. La pastorale e una devozione mariana sono un punto di partenza opportuno per annunciare il Vangelo della famiglia.

146. Appartiene alla famiglia cristiana il dovere di trasmettere la fede ai figli, fondato sull’impegno assunto nella celebrazione del matrimonio. Esso richiede di esser attuato lungo la vita familiare con il sostegno della comunità cristiana. In modo particolare, le circostanze della preparazione dei figli ai sacramenti dell’iniziazione cristiana sono preziose occasioni di riscoperta della fede da parte dei genitori, che tornano al fondamento della loro vocazione cristiana, riconoscendo in Dio la sorgente del loro amore, che Egli ha consacrato col sacramento nuziale.

Il ruolo dei nonni nella trasmissione della fede e delle pratiche religiose non deve essere dimenticato: sono degli apostoli insostituibili nelle famiglie, con il saggio consiglio, la preghiera e il buon esempio. La partecipazione alla liturgia domenicale, l’ascolto della Parola di Dio, la frequenza ai sacramenti e la carità vissuta faranno sì che i genitori diano chiara e credibile testimonianza di Cristo ai propri figli.

 

CONCLUSIONE

147. Il presente “Instrumentum Laboris” è frutto del cammino intersinodale scaturito dalla creatività pastorale di Papa Francesco, che, in coincidenza con il cinquantesimo anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II e dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi da parte del Beato Paolo VI, ha convocato a distanza di un anno due diverse Assemblee sinodali sul medesimo tema. Se la III Assemblea Generale Straordinaria dell’autunno 2014 ha aiutato la Chiesa intera a focalizzare “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, la XIV Assemblea Generale Ordinaria, in programma nell’ottobre 2015, sarà chiamata a riflettere su “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. Né si può dimenticare che la celebrazione del prossimo Sinodo si situa nella luce del Giubileo Straordinario della Misericordia indetto da Papa Francesco, che avrà inizio l’8 dicembre 2015.

Anche in questo caso il numero cospicuo di apporti pervenuti alla Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi ha dimostrato lo straordinario interesse e l’attiva partecipazione di tutte le componenti del Popolo di Dio. Nonostante la sintesi proposta non possa rendere conto pienamente della ricchezza del materiale giunto da ogni continente, il testo è in grado di offrire uno specchio attendibile della percezione e delle attese della Chiesa intera sul tema cruciale della famiglia.

Affidiamo i lavori della prossima Assemblea sinodale alla Santa Famiglia di Nazaret, che «ci impegna a riscoprire la vocazione e la missione della famiglia» (Francesco, Udienza generale, 17 dicembre 2014).

 

Preghiera alla Santa Famiglia

Gesù, Maria e Giuseppe,
in voi contempliamo
lo splendore dell’amore vero,
a voi con fiducia ci rivolgiamo.

Santa Famiglia di Nazareth,
rendi anche le nostre famiglie
luoghi di comunione e cenacoli di preghiera,
autentiche scuole del Vangelo
e piccole Chiese domestiche.

Santa Famiglia di Nazareth,
mai più nelle famiglie si faccia esperienza
di violenza, chiusura e divisione:
chiunque è stato ferito o scandalizzato
conosca presto consolazione e guarigione.

Santa Famiglia di Nazareth,
il prossimo Sinodo dei Vescovi
possa ridestare in tutti la consapevolezza
del carattere sacro e inviolabile della famiglia,
la sua bellezza nel progetto di Dio.

Gesù, Maria e Giuseppe,
ascoltate, esaudite la nostra supplica.

Amen.


 

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