L’8 novembre abbiamo riflettuto sul senso del Giubileo, il 17 gennaio sulle opere di misericordia e oggi parleremo della Quaresima come tempo di perdono e momento per riaccostarsi al sacramento della Riconciliazione. Come riferimento avrò i numeri 17 e 19 della Bolla di Papa Francesco.

17. La Quaresima di questo Anno Giubilare sia vissuta più intensamente come momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio. Quante pagine della Sacra Scrittura possono essere meditate nelle settimane della Quaresima per riscoprire il volto misericordioso del Padre! […] Tante persone si stanno riavvicinando al sacramento della Riconciliazione e tra questi molti giovani, che in tale esperienza ritrovano spesso il cammino per ritornare al Signore, per vivere un momento di intensa preghiera e riscoprire il senso della propria vita. Poniamo di nuovo al centro con convinzione il sacramento della Riconciliazione, perché permette di toccare con mano la grandezza della misericordia. Sarà per ogni penitente fonte di vera pace interiore.

Non mi stancherò mai di insistere perché i confessori siano un vero segno della misericordia del Padre. Non ci si improvvisa confessori. Lo si diventa quando, anzitutto, ci facciamo noi per primi penitenti in cerca di perdono. Non dimentichiamo mai che essere confessori significa partecipare della stessa missione di Gesù ed essere segno concreto della continuità di un amore divino che perdona e che salva. Ognuno di noi ha ricevuto il dono dello Spirito Santo per il perdono dei peccati, di questo siamo responsabili. Nessuno di noi è padrone del Sacramento, ma un fedele servitore del perdono di Dio. Ogni confessore dovrà accogliere i fedeli come il padre nella parabola del figlio prodigo: un padre che corre incontro al figlio nonostante avesse dissipato i suoi beni. I confessori sono chiamati a stringere a sé quel figlio pentito che ritorna a casa e ad esprimere la gioia per averlo ritrovato. Non si stancheranno di andare anche verso l’altro figlio rimasto fuori e incapace di gioire, per spiegargli che il suo giudizio severo è ingiusto, e non ha senso dinanzi alla misericordia del Padre che non ha confini. Non porranno domande impertinenti, ma come il padre della parabola interromperanno il discorso preparato dal figlio prodigo, perché sapranno cogliere nel cuore di ogni penitente l’invocazione di aiuto e la richiesta di perdono. Insomma, i confessori sono chiamati ad essere sempre, dovunque, in ogni situazione e nonostante tutto, il segno del primato della misericordia. […]

19. La parola del perdono possa giungere a tutti e la chiamata a sperimentare la misericordia non lasci nessuno indifferente. […] Dio non si stanca di tendere la mano. È sempre disposto ad ascoltare, e anch’io lo sono, come i miei fratelli vescovi e sacerdoti. È sufficiente solo accogliere l’invito alla conversione e sottoporsi alla giustizia, mentre la Chiesa offre la misericordia».

 

Tra le caratteristiche della famiglia cristiana c’è l’apprendere che il nome di Dio è Misericordia, sentire e capire il peccato come ingratitudine, il chiedere perdono come liberazione e giustizia.

I Genitori da come vivono e parlano di alcuni argomenti, li insegnano. Ad esempio, se per loro è un peso andare in parrocchia, se è ritenuto non necessario partecipare a sacramenti come l’Eucaristia o la Riconciliazione, quale insegnamento si trasmette ai più piccoli?

Per noi, il sacramento della Riconciliazione, inoltre, è come lo descrive il Papa: permette di toccare con mano la grandezza della misericordia del Signore; fa vivere un momento di intensa preghiera e riscoprire il senso della propria vita?

Se non lo è può dipendere da noi, dal confessore o da altri fattori.

Con alcune domande vorrei parlare di ciò che dipende da noi. Nella vita quotidiana chiediamo qualche volta perdono a qualcuno? Sappiamo perdonare? Per capire come comportarsi in alcune scelte prendiamo in mano la Parola di Dio? La sera facciamo l’esame di coscienza?

 

Sperimentare la misericordia di Dio – strumento privilegiato di ciò è il sacramento della Riconciliazione in quanto “secondo battesimo” – ci abilita a trasmetterla gratuitamente come l’abbiamo ricevuta noi.

Rocchi don Emilio