DOMENICA 20 Gennaio

Il Signore Gesù viene presentato con i tratti dell’agnello «che toglie il peccato del mondo». Per il credente, come per la Chiesa, il vero volto di Cristo si svela a poco a poco, nel corso di un cammino di fede compiuto con costanza e decisione.

GIOVANNI VEDENDO GESÙ DISSE: «ECCO L’AGNELLO DI DIO»

GIOVANNI è il Precursore e, come tale, ad un certo punto distoglie l’attenzione da sé, perché gli occhi si volgano verso Colui al quale ha preparato la strada: il Messia-Gesù, l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo (Vangelo). Finalmente, dopo tanta attesa, il popolo d’Israele potrà contare non su un liberatore di tipo politico o economico, ma su colui che è veramente luce delle nazioni e porta la salvezza fino all’estremità della terra (I Lettura). Il nuovo Israele, la Chiesa, può lodare il Signore perché la rende santa, cioè in comunione perfetta con Dio (II Lettura): benché sotto il peso del peccato, in essa opera lo Spirito di riconciliazione e di rinnovamento, così che l’uomo non ne sia più schiavo, ma ne sia riscattato da Cristo, che, come agnello senza macchia, si è addossato il peccato di molti e lo ha inchiodato al legno della croce. Ogni cristiano deve farsi testimone di questo stupendo dono, in modo che la santità possa essere sperimentata da ogni uomo e così venga dissetato per sempre il desiderio di liberazione dall’angoscia della morte. (da La Domenica)

RIFLESSIONE

Il brano del Vangelo odierno ci riporta la testimonianza di Giovanni Battista, la quale è una manifestazione dell’identità di Gesù e del mistero della sua missione. Gesù è definito l’agnello di Dio. L’espressione richiama l’agnello pasquale, la cui offerta rievocava la liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù dell’Egitto e veniva celebrata ogni anno nella Pasqua. Richiama il sacrificio dell’agnello che era immolato, mattino e sera, nel Tempio di Gerusalemme (Es 29,38-46). Ma esso fa particolare riferimento al Servo sofferente di Jahvè che maltrattato si lasciò umiliare, non aprì la sua bocca; “ era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori e non aprì la sua bocca” (Is 53,7).
Giovanni nel definire Gesù “Agnello di Dio” dissipa un concetto trionfalistico di Messia. Gesù non è il Messia trionfatore, ma il Messia sofferente, il quale proprio attraverso la via dell’umiliazione, della sofferenza porterà la salvezza all’umanità.
Egli è colui che toglie il peccato del mondo.
Il singolare “il peccato” mette in risalto lo stato di peccato esistente nella profondità di ogni uomo, indica l’eguaglianza e la solidarietà degli uomini nel male che è entrato in tutti (cf Rm 3,9;5,12).

La distruzione del peccato e delle sue conseguenze a favore del genere umano sarà lo scopo di tutta la vita di Gesù, la cui morte sulla croce sarà il punto culminante. Egli portando i peccati dell’umanità li sopprime, li cancella.
Giovanni Battista fa questa testimonianza su Gesù non per sentito dire. Egli testimonia con garanzia divina; cioè testimonia perché ha visto un segno datogli da Dio. Cosa ha visto il Battista ? Ha visto che al momento del battesimo di Gesù lo Spirito Santo scende visibilmente su di lui: Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui.
Lo Spirito Santo discende e si posa, si f
erma su Gesù ( il verbo greco menein è un termine preferito dall’Evangelista Giovanni). Non si tratta di una apparizione passeggera. Gesù riceve lo Spirito Santo che resta con lui e proprio perché Egli lo possiede permanentemente può comunicarlo: Egli battezza nello Spirito Santo. Egli è Figlio di Dio.

In questa pagina evangelica il Battista ci insegna a riconoscere e a testimoniare Gesù. Egli ha testimoniato perché ha visto. “Vedere” secondo il linguaggio del quarto Vangelo significa penetrare nell’intimo della persona di Gesù per coglierne la ricchezza della sua identità.
Può testimoniare in modo autentico chi continuamente si preoccupa di vedere Gesù, di penetrare nel suo mistero e di vivere in sua conformità. Oggi è urgente in modo del tutto particolare questa testimonianza. Ricordiamo quanto asseriva Papa Paolo VI : “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o, se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni “. (da Confraternita di San Giovanni Battista de’ Genovesi)