Il popolo di Santa Maria Apparente di nuovo in processione per la Domenica delle palme

I riti della Settimana Santa, in parrocchia, sono cominciati questa mattina, Domenica delle palme, con una bellissima tradizione che si è finalmente rinnovata dopo gli anni faticosi e frustranti del Covid: la processione con le palme, dal Santuario alla chiesa parrocchiale. Nel tiepido sole di aprile centinaia di persone hanno partecipato a questo momento semplice ma sempre emozionante: ad aprire il corteo c’erano due file di bambini, tra cui quelli che quest’anno riceveranno, a maggio i sacramenti della Confermazione e dell’Eucaristia, molto fieri delle loro palme che alzavano al cielo durante il canto dell’Osanna; sempre un bambino portava la croce di legno in testa alla processione. C’erano adulti, anziani, giovani, famiglie con bambini e persino qualcuno con il cane: tutti con il ramoscello d’ulivo in mano pronti per la benedizione impartita da don Mario Moriconi, il nostro vice parroco. Il sacerdote ha ricordato come Gesù ha scelto di entrare a Gerusalemme non in sella a un focoso cavallo da guerra ma a un’asina, un animale semplice e umile, sia per adempiere a quello che dicevano le Scritture sia per sottolineare il suo andare incontro ai progetti di Dio in maniera mite e pacifica.
Il corteo ha attraversato via del Torrione e anche i pochi automobilisti distratti che si sono trovati imbottigliati nella processione avevano uno sguardo paziente e sorridente, perché cosa c’è di più bello che vedere un popolo invadere una strada, alzando festoso dei rami d’ulivo, per accogliere, come 2000 anni fa, Gesù da Nazaret di Galilea? Alle 11, poi il suono delle campane ha accolto tutti quelli che sono entrati in chiesa, molto più piena del solito, per partecipare alla Liturgia della Parola particolarmente ricca e in modo speciale ascoltare la Passione secondo Matteo. Una lettura impegnativa, soprattutto per i più piccoli, che tutto sommato l’hanno ascoltata con attenzione, e che si sono fatti coinvolgere dall’animazione liturgica, soprattutto dai canti, eseguiti con passione. A celebrare don Paolo Bascioni, che ha sottolineato tre punti: contemplare in Giuda non il vile traditore ma il mistero del Male che attanaglia l’uomo; l’istituzione dell’Eucaristia non come rito ma come dono per noi e, infine, riflettere sul fatto che noi cristiani non siamo chiamati a vivere il “ricordo” di quel che è successo, a quei tempi, a Gesù, ma a fare memoria, ovvero a vivere qui e ora, passione, morte e risurrezione di Cristo. Unico neo della giornata: la mancanza del parroco don Emilio Rocchi, a cui auguriamo pronta guarigione!

Simona Mengascini