Domenica 24 gennaio , dopo la Messa delle 11,15 abbiamo trascorso alcune ore insieme in un clima positivo e familiare. Erano invitati i Genitori dei Cresimandi. Dopo aver condiviso il pranzo e sistemato l’oratorio, ho tenuto loro una conversazione sulle opere di misericordia. Ho preso spunto dal n. 15 della Bolla di indizione del Giubileo della Misericordia, indetto da Papa Francesco.
Vi allego il foglio consegnato a ciascuno con alcuni spunti di riflessione che ho cercato di presentare e di sviluppare. Alle 15 con i Genitori dei Cresimandi e, poi, alle 17 con i Genitori i cui figli e figlie celebreranno per la prima volta il sacramento della Riconciliazione (16 aprile) e parteciperanno pienamente all’Eucaristia (29 maggio).
Mi è sembrato che ci fossero attenzione e partecipazione. E’ un tema che ha aspetti che viviamo quotidianamente. Ho fatto riferimento alla Lettera enciclica di Papa Francesco “Laudato si'”, senza citarla, soprattutto per le conseguenze del consumismo e della cultura dello spreco.
In questo periodo cercheremo di prestare attenzione alle opere di misericordia e metterle in pratica; nella  prossima volta, Domenica 6 marzo, si cercherà di condividere come siamo riusciti a farlo. In quella occasione, sono possibilmente invitati  anche quanti svolgeranno il servizio di padrini e madrine nel sacramento della Cresima .

 

GIUBILEO E OPERE DI MISERICORDIA

 

Nel numero 15 della Bolla di indizione del Giubileo Papa Francesco scrive:

«In questo Anno Santo, potremo fare l’esperienza di aprire il cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali, che spesso il mondo moderno crea in maniera drammatica. Quante situazioni di precarietà e sofferenza sono presenti nel mondo di oggi! Quante ferite sono impresse nella carne di tanti che non hanno più voce perché il loro grido si è affievolito e spento a causa dell’indifferenza dei popoli ricchi. In questo Giubileo ancora di più la Chiesa sarà chiamata a curare queste ferite, a lenirle con l’olio della consolazione, fasciarle con la misericordia e curarle con la solidarietà e l’attenzione dovuta. Non cadiamo nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge. Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto. Le nostre mani stringano le loro mani, e tiriamoli a noi perché sentano il calore della nostra presenza, dell’amicizia e della fraternità. Che il loro grido diventi il nostro e insieme possiamo spezzare la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana per nascondere l’ipocrisia e l’egoismo.

È mio vivo desiderio che il popolo cristiano rifletta durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina. La predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia perché possiamo capire se viviamo o no come suoi discepoli. Riscopriamo le opere di misericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti.

Non possiamo sfuggire alle parole del Signore: e in base ad esse saremo giudicati: se avremo dato da mangiare a chi ha fame e da bere a chi ha sete. Se avremo accolto il forestiero e vestito chi è nudo. Se avremo avuto tempo per stare con chi è malato e prigioniero (cf. Mt 25, 31-45).

Ugualmente, ci sarà chiesto se avremo aiutato ad uscire dal dubbio che fa cadere nella paura e che spesso è fonte di solitudine; se saremo stati capaci di vincere l’ignoranza in cui vivono milioni di persone, soprattutto i bambini privati dell’aiuto necessario per essere riscattati dalla povertà; se saremo stati vicini a chi è solo e afflitto; se avremo perdonato chi ci offende e respinto ogni forma di rancore e di odio che porta alla violenza; se avremo avuto pazienza sull’esempio di Dio che è tanto paziente con noi; se, infine, avremo affidato al Signore nella preghiera i nostri fratelli e sorelle. In ognuno di questi “più piccoli” è presente Cristo stesso. La sua carne diventa di nuovo visibile come corpo martoriato, piagato, flagellato, denutrito, in fuga… per essere da noi riconosciuto, toccato e assistito con cura. Non dimentichiamo le parole di san Giovanni della Croce: Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore (Parole di luce e di amore, 57)».

 

Il Papa propone di vincere

–       la cultura del consumismo e del profitto, l’indifferenza che si manifesta nello spreco e il cinismo che ci fa scartare persone e cose (non sprecare, …)

e in modo propositivo propone di:

–       accorgersi dei bisognosi (affamati, assetati, nudi, senza alloggio, malati, carcerati, morti; come anche, dubbiosi, ignoranti, afflitti, peccatori);

–       educarsi a recuperare il valore della generosità e gratuità con la misericordia di Gesù;

–       dare valore all’amore che è paziente (sa perdonare settanta volte sette), che è umile, che sa sopportare le persone moleste e pregare Dio per i vivi e i defunti.

Rocchi don Emilio