Corso di evangelizzazione proposto dalla Pastorale giovanile diocesana

«Andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura»

 

La Comunione: primo annuncio

(Parrocchia San Giuseppe operaio, Marina Palmense – Domenica 9 novembre 2014)

 

Tre premesse

 

Sin dalla vocazione di Abram, Dio pur rivolgendosi ad una persona, in realtà, ne coinvolge sempre altre. Per rimanere alla situazione di Abram, non è da solo che si dirige verso la “terra promessa”, ma partono con lui sia la moglie Sarai che «Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistati in Carran e tutte le persone che lì si erano procurate e si incamminarono verso la terra di Canaan» (Gen 12, 4-5).

Questo fatto è uno tra quelli con i quali Dio prepara la venuta del Figlio.

Nel cammino, si riesce ad affrontare meglio i normali imprevisti, quando si parte e si procede con dei “compagni di viaggio”. Non persone perfette; persone con doni e limiti, ma andare insieme, come “popolo” dà, anche umanamente, la forza di affrontare l’ignoto.

Nella missione come nella vita non ci dovrebbe essere posto per l’autosufficienza né per l’individualismo, come, mi sembra sia accaduto anche per la cultura dominante.

 

Nel due racconti della creazione, Dio crea l’uomo e la donna – «Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo” … E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò» (Gen 1, 26-27); «E il Signore Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda”» (Gen 2, 18) –; qui troviamo un altro aspetto che può introdurci al nostro argomento. Dio nella creazione ha voluto la duplicità di genere, la diversità in vista di una condivisione più grande!

Gesù annunciando l’avvicinarsi del Regno di Dio (cf. Mc 1, 15), insegna a rivolgersi al Padre (cf. Mt 6, 7-15; Lc 11, 2-4) e a chiedere il dono dello Spirito Santo (cf. Lc 11, 13), facendo comprendere che Dio in Sé non è un singolo. E quindi anche quando crea, lo fa in quell’unità nella pluralità che è Se stesso.

 

Il peccato delle origini (cf. Gen 3ss) ha frantumato l’armonia originaria che esisteva tra Dio, le creature e la natura; ha innestato nella storia dinamiche (non da Dio), che si sono diffuse e radicate in modo progressivo e pervasivo. L’evento della redenzione che porta a compimento l’Incarnazione del Verbo di Dio compie il giudizio definitivo, quando «il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12, 31-32). Uniti a Lui diventiamo nuove creature!

La Pasqua di Gesù ha risanato definitivamente la storia ma è anche un processo che deve compiersi in modo consapevole (chiede fedeltà e umiltà di saper ricominciare a guardare Gesù e non sé) in ogni persona e nelle comunità. Anche le relazioni devono essere risanate nella cultura della gratuità che è l’amore senza alcuna pretesa o interesse.

 

Gesù invia i settantadue a due a due …

 

Nel Vangelo di Marco troviamo scritto che Gesù chiamò a sé quelli che voleva e «Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli – perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoni» (Mc 3, 14-15; cf. Mt 10; Lc 9, 1-6).

 

Luca aggiunge la missione dei settantadue discepoli evidenziando come il Signore li inviasse «a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi» (Lc 10, 1) e conclude il brano dicendo: «Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me disprezza colui che mi ha mandato» (Lc 10, 16).

Narra il loro ritorno, e il rivolgersi pieni di gioia al Maestro: «dicendo: “Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome. Egli disse loro: “Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore […] Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli» (Lc 10, 17-20).

 

… è soltanto una indicazione numerica?

 

San Gregorio Magno facendo riferimento al brano afferma:

«Il nostro Signore e Salvatore, fratelli carissimi, ci ammonisce ora con la parola, ora con i fatti. A dire il vero, anche le sue azioni, hanno valore di comando, perché mentre silenziosamente compie qualcosa ci fa conoscere quello che dobbiamo fare. Ecco che egli manda a due a due i discepoli a predicare, perché sono due i precetti della carità: l’amore di Dio, cioè, e l’amore del prossimo.

Il Signore manda i discepoli a due a due a predicare per indicarci tacitamente che non deve assolutamente assumersi il compito di predicare chi non ha la carità verso gli altri. […] Noi dunque spianiamo la strada a colui che sale “sul tramonto” quando predichiamo alle vostre menti la sua gloria; perché, venendo, poi egli stesso, le illumini con la presenza del suo amore»[1].

 

Per porre in atto le condizioni che possono preparare la manifestazione del Signore stesso, occorre prestare attenzione non tanto al dato numerico, ma a come vivere questo andare “a due a due”, cioè, uniti realmente nel Signore, per poterne efficacemente parlare.

 

Lo Spirito Santo, protagonista della missione

 

Lo Spirito Santo, nella teologia latina, è l’Amore-Persona che distingue e unisce il Padre e il Figlio. Potremmo dire, è il Dono che il Padre e il Figlio consegnano a coloro che si amano “come loro”. Da qui emerge la grandezza e preziosità del Comandamento nuovo che Gesù ha rivelato agli Apostoli l’Ultima Cena dopo aver lavato loro i piedi e annunciato il tradimento di Giuda iscariota: «Quando fu uscito, Gesù disse: “Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. […] Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13, 31. 34-35; cf. 15, 12. 17).

 

Ciascuno di noi ha in dono lo Spirito Santo, ed Egli agisce con potenza quando ci sono persone che si impegnano a vivere da veri cristiani; si impegnano con tutte le forze a formare il Corpo di Cristo, compaginato e unito in tutte le sue parti. Persone che, secondo quanto scrive Papa Francesco nella Esortazione apostolica Evangelii gaudium, vivono la interiorità allargata e la fraternità mistica (cf. nn. 87 e 272). Nomi diversi per indicare la vita di comunione nella Chiesa, a mio avviso. E questo chiede che la formazione punti decisamente a non lasciarsi rubare la vita fraterna (cf. 98-101), da cui scaturisce la missionarietà e da dove possono sorgere nelle persone domande che aprono la strada alla possibilità di offrire con semplicità il primo annuncio della fede!

 

 

Mi sembra che sia urgente non solo sapere chi è la persona dello Spirito Santo, ma sperimentarne la Potenza. E aver conosciuto in questo modo la terza Persona non è un elemento secondario, ma decisivo. Egli dà la forza di cui abbiamo bisogno per diffondere e difendere la fede sino a confessare il nome di Cristo senza vergognarsi della croce del Signore (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1303).

 

È lo Spirito Santo infatti che ci rende capaci di amare come Lui attraverso i sette doni che la Tradizione ha sempre evidenziato: Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà e Timore di Dio (cf. Is 11, 2)[2].

 

Una formazione che educhi al senso e al valore dell’amore reciproco

 

Se la carità verso gli altri è ritenuta essenziale ed è indicata da san Gregorio come la spiegazione della stessa scelta di Gesù di inviare “a due a due”, preparare dei battezzati-missionari, cioè coloro che per grazia sono divenuti nuove creature e si riconoscono membra della Chiesa, non può prescindere da una costante attenzione a vivere una misura alta della carità, sino a sperimentare la condivisione, l’amore reciproco, il dono cioè di amare e di essere amati, in analogia a quanto intuiamo accade tra le Tre divine Persone.

 

E qui non si tratta soltanto di una dimensione intellettuale, ma vitale; si tratta di entrare nelle virtù teologali armonizzando la preghiera, il pensiero e la vita.

Tutte e tre queste dimensioni (spirituale, intellettuale e esistenziale) sono essenziali perché incidono su ambiti specifici della persona umana: spirito, anima e corpo, secondo quanto san Paolo scrive in 1Ts 5, 23. Si può partire da una delle tre dimensioni (non mi sembra ci sia da seguire una successione cronologica, identica per tutti), ma tutte poi dovrebbero stagliarsi nei singoli cosicché «radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio» (Ef 3, 17b-19).

Come è urgente testimoniare come è bello che i fratelli vivano insieme (cf. Sal 133 [132]) e la bellezza della vita trasfigurata dal Vangelo (cf. Gv 10, 10)!

 

Una “educazione al difficile”, una formazione … pasquale

 

Rimanere in Gesù significa scegliere uno stato di vita di conversione permanente, vuol dire prendere sul serio il rinnegarsi e portare la croce con Gesù (cf. Mc 8, 34-38).

Vivere queste condizioni come singoli e come comunità, permette di aprire la strada a Gesù; dà ai discepoli di parlare con efficacia dell’amore evangelico perché purificati da ripiegamenti e chiusura in se stessi; fa sperimentare la Verità che rende liberi da tutto, dal successo ma anche da ogni paura, compresa quella della morte: diventa infatti occasione in cui continuare ad amare: Dio e il prossimo, nella sequela (perfetta) di Gesù.

 

Si tratta di entrare nell’evento della Pasqua, l’Ora di Gesù, con il cuore, la mente e le forze: «Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco. Alzatevi, andiamo via di qui» (Gv 14, 30-31).

Che dono e che responsabilità entrare nella “misura di Gesù” che ama sino alla fine!

Chi ha ricevuto questa Grazia se ne accorge perché comincia ad apprezzare il Comandamento Nuovo di Gesù, non si lascia rubare la bellezza dell’amore fraterno e della comunione ecclesiale, anche se costa e anche quando fosse una sorta di purgatorio o di inferno, perché è “il paradiso” in terra.

 

La formazione dei battezzati-missionari dovrebbe mirare a condurre le persone a un’adesione personale alla fede nel Cristo crocifisso e risorto e a risvegliare il senso dell’appartenenza al popolo di Dio. Se ne coglie l’efficacia quando non solo maturano concrete disponibilità al servizio, ma si vive perché si condivide l’anelito di raggiungere gli estremi confini della terra (cf. Mt 28, 19-20).

 

Nella formazione sono indispensabili anche momenti di verifica personale e comunitaria. La correzione fraterna e l’edificazione vicendevole sono capitoli preziosi di questa formazione a vivere come Chiesa di Gesù.

 

Essere chiamati a far parte del popolo di Dio è un dono immenso, ma chiede tutto.

Lo possiamo cogliere attraverso le pagine della Sacra Scrittura e la vita di quanti hanno seguito Gesù nel corso dei secoli. E beati coloro che si aiutano a rimanere fedeli all’Unico Signore – Gesù che ha donato tutto se stesso per noi affinché fossimo e rimanessimo liberi – diffondendo ovunque il profumo di Cristo.

 

Alcune domande come ulteriore riflessione:

  • La PRESENZA DI DIO nella storia.

Sono attento/a alla presenza di Dio nella vita delle persone? Mi accorgo della sua paternità nelle circostanze, comprese quelle dolorose?

  • Non si può annunciare se non (si vive e non) si conosce la PAROLA DI DIO.

Medito anche al di là della Messa domenicale la Sacra Scrittura? Ne traggo motivo di una progressiva sequela del Signore, come singolo, ma anche come comunità?

  • Il primato della COMUNIONE ECCLESIALE.

Mi sto educando a una sequela di Gesù con altri fratelli e sorelle? Siamo capaci di volerci bene sino alla correzione fraterna e alla edificazione vicendevole? Facciamo delle verifiche di come stiamo annunciando il Vangelo ai giovani?

 

  • I battezzati-missionari verso le PERIFERIE ESISTENZIALI.

Sono inserito nel territorio; conosco chi vi abita? Quando viene qualche giovane o famiglia “nuova” cerco di conoscerla o rimango indifferente? Mi impegno a farmi loro prossimo e cioè segno dell’attenzione della comunità cristiana?

 

  • L’urgenza MISSIONARIA.

Sono impegnato a vivere e annunciare il Vangelo di Gesù? Lo faccio anche insieme ad altri giovani partecipi con me della vita e della missione della Chiesa?

 

  • PROTAGONISTI nella società e nella Chiesa.

Partecipo a ciò che accade nella società e nella Chiesa? Mi adeguo alla corrente o cerco di proporre uno stile di vita ispirato ai grandi ideali del Vangelo? Mi metto in ascolto del disegno di Dio andando anche al di là del mio tornaconto immediato?

 

  • EDUCARSI AL DIFFICILE: imparare ad amare.

Mi abbatto dinanzi alle difficoltà? Cerco di vincere lo scoraggiamento allenandomi a dare il meglio di me senza guardare ai risultati? Coltivo la preghiera e la pratica dei sacramenti dell’Eucaristia e della Riconciliazione?

Rocchi don Emilio



[1]San Gregorio Magno, Omelie sui vangeli in Liturgia delle Ore secondo il rito romano, vol. IV (tempo ordinario, settimane XVIII-XXXIV), pp. 1388-1389.

[2]San Paolo elenca il frutto dello Spirito dopo aver parlato delle opere della carne (cf. Gal 5, 19-22).