Oggi, giorno dell’Epifania del Signore, nelle nostre chiese risuona solenne l’annuncio delle date del giorno della Pasqua e delle feste che da essa scaturiscono. È una consuetudine molto antica. Il concilio di Nicea (325) stabilì che fosse il patriarca di Alessandria d’Egitto, città in cui fiorivano gli studi astronomici, a notificare la data della Pasqua. E questo annuncio, già nel V secolo, veniva dato nel giorno dell’Epifania; uso che ritroviamo presto anche in Occidente, a Roma, Milano e Aquileia. Nella formulazione offerta dal Messale Romano questo annuncio è inserito nel contesto del Mysterium Salutis che si rivela in tutta la vicenda di Gesù Cristo, «Signore del tempo e della storia». La vita della Chiesa vi emerge quale cammino lungo i ritmi e le vicende del tempo che la porta sempre più prossima al giorno del ritorno glorioso del Signore. Finché durerà la storia tale cammino sarà scandito dalla memoria degli eventi della salvezza, il cui culmine è nel Triduo pasquale ma la cui azione si dipana lungo l’anno, a partire dalla domenica, «Pasqua della settimana», per estendersi agli altri giorni santi, alle feste della Madre di Dio e dei santi e alla commemorazione dei fedeli defunti.