Grato Al Signore per il dono della Vocazione, a quanti hanno curato la formazione nel Seminario Arcivescovile di Fermo, Sabato 14 Aprile alle ore 17.00, nella Cattedrale di Fermo, riceverò il Ministero del Presbiterato per l’imposizione delle mani e la Preghiera Consacratoria di Sua ECC. MONS. LUIGI CONTI, Arcivescovo di Fermo.

Sono entrato in Seminario in età adulta, esattamente a 33 anni ,e ho terminato la formazione a 38 anni, ma fin da piccolo sono rimasto colpito dalla figura del prete, dalla Celebrazione Eucaristica. Provengo da una famiglia cattolica, praticante e sono stato educato alla fede, nella sofferenza dei miei genitori che oggi sono in cielo, ho visto veramente la Parola di Dio incarnata nella mia vita. L’esperienza della sofferenza, un rapporto piu’ intenso con la Sacra Scritttura, insieme all’accompagnamento di diversi Presbiteri della nostra Diocesi, hanno fatto si’ che il progetto di Dio, diventasse sempre piu’ evidente nella mia vita: come il profeta Eliseo, ho sentito l’esigenza e il dovere di raccogliere il mantello in quel momento, che il Signore in quel momento mi aveva consegnato.

Sono tantissime le esperienze, che sto raccogliendo nel mio percorso di formazione presbiterale: l’incontro di tante persone nella vita parrocchiale, attraverso la Preghiera e alla celebrazione Eucaristica, in tutto questo vedo come il Signore prepara davanti ai miei passi una strada fatta di gioia e felicità.

Il Dono del Sacerdozio, sara’ per il servizio alla mensa e nella vicinanza ai malati e ai deboli che questo Ministero mi concedera’ insieme al grande dono dell’Amore del Padre che nutre ciascuno con il “PANE CHE NON PERISCE” e che ridona la vita!

Come afferma il Concilio Vaticano Secondo nella Lumen Gentium al numero 28:

“Abbiano poi cura, come padri in Cristo, dei fedeli che hanno spiritualmente generato col battesimo e l’insegnamento (cfr. 1 Cor 4,15; 1 Pt 1,23). Divenuti spontaneamente modelli del gregge (cfr. 1 Pt 5,3) presiedano e servano la loro comunità locale, in modo che questa possa degnamente esser chiamata col nome di cui è insignito l’unico popolo di Dio nella sua totalità, cioè Chiesa di Dio (cfr. 1 Cor 1,2; 2 Cor 1,1). Si ricordino che devono, con la loro quotidiana condotta e con la loro sollecitudine, presentare ai fedeli e infedeli, cattolici e non cattolici, l’immagine di un ministero veramente sacerdotale e pastorale, e rendere a tutti la testimonianza della verità e della vita; e come buoni pastori ricercare anche quelli (cfr. Lc 15,4-7) che, sebbene battezzati nella Chiesa cattolica, hanno abbandonato la pratica dei sacramenti o persino la fede.”

Don Devis Ciucani