Conferenza Stampa di presentazione della seconda tappa del processo sinodale: la Fase Continentale del Sinodo sulla Sinodalità, sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”

(26.08.2022)

 

Alle 13.00, in diretta streaming dalla Sala Stampa della Santa Sede la Conferenza Stampa di presentazione della seconda tappa del processo sinodale: la Fase Continentale del Sinodo sulla Sinodalità, sul tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. Sono stati forniti alcuni dati relativi alle Sintesi realizzate a partire dalla vasta consultazione del Popolo di Dio nella prima fase del processo sinodale e pervenute alla Segreteria Generale del Sinodo entro il 15 agosto 2022, e informazioni relative alle modalità di realizzazione del Documento per la Tappa Continentale. Sono intervenuti il card. Mario Grech, Segretario Generale della Segreteria Generale del Sinodo; il card. Jean-Claude Hollerich, S.I., Arcivescovo di Luxembourg, Relatore Generale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Sr. Nathalie Becquart, X.M.C.J, Sottosegretaria della Segreteria Generale del Sinodo; S.E. Mons. Luis Marín de San Martín, O.S.A, Sottosegretario della Segreteria Generale del Sinodo; Padre Giacomo Costa, S.I., Consultore della Segreteria Generale del Sinodo e Responsabile della Task Force per l’elaborazione del Documento per la Tappa Continentale; e Susan Pascoe, Corresponsabile della Task Force per la Tappa Continentale, Membro della Commissione Metodologia. Riportiamo interventi in lingua italiana:

 

 

Intervento del card. Mario Grech

 

Ci incontriamo a un anno di distanza dalla conferenza stampa di presentazione della XVI Assemblea del Sinodo. Allora il processo sinodale appariva come una pagina bianca affidata al discernimento nello Spirito delle Chiese locali. Oggi possiamo dare qualche informazione sul cammino che è stato fatto.

Al momento attuale stiamo vivendo la prima fase del processo sinodale, con la conclusione di due momenti decisivi: la consultazione del Popolo di Dio nelle Chiese particolari ed il discernimento dei Pastori nelle Conferenze episcopali. A partire dalle sintesi delle Conferenze episcopali, la Segreteria del Sinodo con un Gruppo qualificato di esperti si riunirà a breve per redigere un Documento di sintesi che avvierà la fase continentale.

Proprio in questa consultazione si rivela la natura della Chiesa sinodale come «camminare insieme» del Popolo di Dio. Le sintesi pervenute riveleranno quanto questo principio (stile) ecclesiale sia stato vissuto nelle chiese locali e dal risultato capiremo quanto possiamo ancora lavorare per rendere tutti più responsabili e partecipi.

Non ci illudiamo che il principio della consultazione sia stato applicato con la stessa cura in tutte le Chiese: siamo agli inizi di un cammino ecclesiale che esige pazienza, domanda una presa di coscienza che tutti siano resi partecipi, ciascuno secondo la propria condizione e funzione, della vita ecclesiale e perciò del cammino sinodale. L’importante è aver mostrato e continuare a mostrare che il cammino della Chiesa inizia e prende forza dall’ascolto.

In ogni caso, mi rivolgo a voi oggi e a quanti ci seguono da casa con un senso di gratitudine e molta speranza per il futuro della Chiesa sinodale. A prescindere dei contenuti che emergeranno dalla lettura delle sintesi, le esperienze ascoltate o vissute mostrano una Chiesa viva, bisognosa di autenticità, guarigione e che anela sempre più a essere comunità che celebra e annuncia la gioia del Vangelo, imparando a camminare e a discernere insieme.

Desidero ringraziare tutto il Popolo di Dio che ha partecipato.

 

Proprio perché nella Chiesa nessuno ha l’esclusiva della verità, la consultazione del Popolo di Dio domanda il discernimento. Per capire il processo sinodale, bisogna pensare a una circolarità feconda di profezia e discernimento. Se tutti sono profeti nel Popolo di Dio (cf. Nm 11, 29), non ogni cosa detta è voce dello Spirito: bisogna cogliere dentro il suono delle voci la voce dello Spirito. Sta qui la funzione del discernimento, che già è operante nel processo di ascolto, quando la comunità converge su un punto. Si tratta di avere intelligenza piena di quanto lo Spirito dice alla Chiesa attraverso un processo di lettura in profondità, che assomiglia a un processo di decantazione. La certezza su ciò che lo Spirito dice alla Chiesa si ha unicamente con il sentire insieme, anzi il con-sentire, il convergere nella fede del Popolo di Dio, che avviene attraverso l’ascolto gli uni degli altri.

Ma il discernimento continua nelle Assemblee di Vescovi che sono principio di unità delle loro Chiese. Più di qualcuno sostiene che le sintesi delle Conferenze episcopali saranno la tomba della profezia. È tempo di superare questo sospetto, questa riserva che ha certamente le sue ragioni storiche, ma che contrasta con la natura della Chiesa, che è «“sacramento dell’unità”, cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la guida dei vescovi» (Sacrosanctum Concilium 26). Se la Chiesa è il corpo delle Chiese, perché ogni Chiesa è tale perché il Vescovo è portatore del tralcio dell’apostolicità (cf. Lumen gentium 20), bisogna avere fiducia gli uni degli altri, non contrapponendo una Chiesa di Popolo contro una Chiesa gerarchica e rendendo dinamiche e feconde le relazioni nella Chiesa: di ogni portio Populi Dei con il suo Vescovo e il suo presbiterio, e di tutti i Vescovi tra di loro e con il Vescovo di Roma, «visibile principio e fondamento dell’unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli», ma anche di tutte le Chiese (cf. Lumen gentium 23).

Il processo sinodale in atto è regolato da questo principio di circolarità, garantito da un atto che lo rende operante nel vissuto ecclesiale: quello della restituzione alle Chiese, che si attuerà nei prossimi mesi. Con i risultati della consultazione del Popolo di Dio e del discernimento delle Conferenze episcopali, la Segreteria del Sinodo sarà in grado di elaborare un Documento di Sintesi che sarebbe potuto diventare l’instrumentum laboris per la fase assembleare che si celebrerà a Roma. Invece, l’inserimento di un livello continentale è stato voluto per garantire ancora di più il rispetto della consultazione del Popolo di Dio. Per evitare che i vari passaggi possano impoverire ciò che lo Spirito ha detto alle Chiese nella consultazione, è stato pensato questo ulteriore momento di discernimento, nel quale le Assemblee continentali sono chiamate a rileggere il Documento prodotto dalla Segreteria del Sinodo, indicando se esprima effettivamente l’orizzonte sinodale emerso nelle Chiese particolari di quel continente.

Questo ulteriore livello di discernimento non può in alcun modo ridursi alla celebrazione di un’Assemblea ecclesiale. Per questo è necessario che si realizzi il principio della circolarità attraverso un atto di restituzione del Documento non a un’Assemblea, ma alle Chiese particolari. Lì si è svolta la consultazione, lì il Documento ritorna. Questa restituzione garantisce il rispetto degli attori del processo sinodale: in effetti, rendendo al soggetto della consultazione il frutto del loro ascolto, si offre la possibilità ad ogni Chiesa particolare di rispondere con un altro atto eminentemente ecclesiale: quello della recezione. Con questo atto ogni Chiesa fa proprio il Documento, i suoi contenuti e ne valuta la corrispondenza con la sua identità di Chiesa che è chiamata ad incarnare in un luogo il Vangelo di Cristo. Per questo è richiesto ad ogni Vescovo di portare il Documento a conoscenza della sua Chiesa e di farne una lettura attenta almeno negli organi di partecipazione e di redigere con l’équipe sinodale eventuali osservazioni da inoltrare alla Conferenza episcopale o alla Segreteria dell’Assemblea continentale.

Di conseguenza, l’Assemblea continentale potrà avviare il suo compito di lettura critica del Documento sulla base delle osservazioni provenienti dalle Chiese. Chiunque può rendersi conto di come l’atto di restituzione sia in grado di attivare la dinamica sinodale attraverso la circolarità tra i soggetti e i livelli della vita ecclesiale. Noi siamo fiduciosi che, nonostante le difficoltà nel tradurre in atto uno stile sinodale, dove siamo tutti apprendisti, i segnali di un cambio di mentalità già si vedono.

 

 

Traduzione italiana dell’intervento in lingua inglese del card. Jean-Claude Hollerich

Il 9-10 ottobre scorso Papa Francesco ha aperto a livello universale l’attuale processo sinodale convocando la Chiesa in Sinodo. Da allora si sono svolte centinaia di migliaia di incontri un po’ ovunque nel mondo (conversazioni spirituali, incontri di dialogo e di preghiera, conferenze… ) a vari livelli (parrocchiale, diocesano, nazionale … e anche nella sfera digitale) e coinvolgendo realtà ecclesiali di varia natura: dai gruppi parrocchiali, alle congregazioni religiose, alle associazioni di fedeli, a gruppi di professionisti, gruppi informali…

È stato impressionante scoprire l’entusiasmo e la creatività di tutti questi gruppi. Era chiaro sin dalle prime settimane che lo Spirito era all’opera!

Il cuore di queste esperienze sinodali era l’ascolto di Dio attraverso l’ascolto reciproco, ispirati dalla Parola di Dio. Era stato poi chiesto di raccogliere in una “sintesi” i frutti della preghiera e della riflessione emerse durante queste esperienze sinodali.

Prima di entrare nel merito delle sintesi, è importante intenderci su cosa sono queste sintesi. La sintesi richiesta non è né la presentazione della cronologia delle tappe del processo sinodale concretamente seguite, né un verbale che elenchi in maniera indiscriminata tutti i punti emersi nei momenti dell’esperienza sinodale. Piuttosto, è da intendere come il culmine del discernimento spirituale comunitario. Puntano a raccogliere ed esprimere i frutti del processo sinodale in modo che siano comprensibili anche a chi non vi ha partecipato, indicando come la chiamata dello Spirito Santo alla Chiesa è stata compresa nel contesto locale.

La lettura delle sintesi pervenute ha prodotto in me, come discepolo di Cristo e come vescovo, una grande consolazione spirituale che si apre ad una grande speranza. Questa speranza, ora, deve trasformarsi in un dinamismo missionario.

Le sintesi pervenute alla Segreteria Generale del Sinodo al 25 agosto 2022 possono essere ripartite tra le seguenti 5 categorie:

 

Dalle Conferenze Episcopali. Generalmente la sintesi di una singola conferenza episcopale è frutto di un lavoro di discernimento a partire dalle sintesi pervenute dalle diocesi che, a loro volta, sono il frutto del discernimento delle varie istanze ecclesiali a livello diocesano: parrocchie, associazioni, movimenti, congregazioni religiose, così come di varie altre istanze ecclesiali nazionali federazioni scuole, cattoliche, università cattoliche, associazioni…

Già il 98% delle 114 Conferenze Episcopali aveva nominato un referente o un team sinodale. Le sintesi ad oggi pervenute sono 100 … e stanno ancora arrivando. Questo incredibile dato ci dice che si, la Chiesa è in sinodo!

 

Chiese Orientali Cattoliche. Le singole Chiese Orientali Cattoliche sono state invitate a inviare una propria e specifica sintesi. È chiaro che nei territori tradizionalmente di rito latino, le eparchie presenti sul territorio hanno anche inviato il loro contributo alla Conferenze Episcopali di appartenenza.

 

Dall’USG e UISG. L’Unione Superiori Generali e l’Unione Internazionale delle Superiori Generali hanno inviato il loro specifico contributo realizzato a partire dai contributi delle Congregazioni Religiose (maschili e femminili) e degli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica (maschili e femminili). Esprimo la mia gratitudine a queste due istituzioni per il loro importante e generoso investimento. Queste comunità hanno un patrimonio “sinodale” da offrire a tutta la Chiesa e il processo sinodale glielo ha e ce lo ha ricordato.

 

Dai Dicasteri Vaticani. Anche i Dicasteri Vaticani hanno inviato un contributo. Alcuni di loro, inoltre, sono stati incaricati di raccogliere le sintesi di istanze ecclesiali specifiche. È il caso del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica che ha raccolto ed elaborato le sintesi di un ulteriore cammino di discernimento delle Congregazioni Religiose e degli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.

Dal canto suo, il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita è stato incaricato di raccogliere e lavorare sulle sintesi delle associazioni e movimenti ecclesiali. Il Dicastero segue anche la realizzazione di una sintesi realizzata a partire dall’ascolto e discernimento effettuato da realtà che si occupano della pastorale delle persone disabili.

Oltre al proprio cammino interno di ascolto e discernimento, il Dicastero per la Comunicazione ha anche seguito la realizzazione di un progetto pilota (avviato dalla rete RIIAL in collaborazione con Imission), intitolato “La Chiesa ti ascolta”. Si è trattato di un’attività di ascolto nelle reti sociali realizzata da alcuni influencers. In questo caso sono arrivate circa 110.000 risposte e per una stima di persone coinvolte di circa 20 milioni di persone.

La Segreteria di Stato ha anche realizzato, per la prima volta, una sintesi attraverso l’ascolto dei Nunzi Apostolici.

 

L’ultimo gruppo è quello delle Osservazioni. Oltre a queste categorie, sono stati raccolti oltre un migliaio di contributi da parte di singoli fedeli o gruppi ecclesiali o non ufficialmente riconosciuti dall’autorità ecclesiastica locale. Per questi ultimi in particolare, si tratta di realtà che si sentono “in periferia o ai margini” della vita della Chiesa. Nel ricevere questi contributi abbiamo sempre chiesto che venissero anche spediti ai rispettivi ordinari locali.

È stato bello constatate come questi gruppi si sono sentiti interpellati dalla chiamata di Papa Francesco. Sento di doverli ringraziare. A differenza di quanto si potrebbe pensare, molti dei contributi inviati non sono meri elenchi di rivendicazioni, ma veri lavori di ascolto e discernimento. A loro voglio assicurare che leggeremo con attenzione e prenderemo sul serio i loro contributi!

 

Da tutti questi dati sono convinto che siamo di fronte a un dialogo ecclesiale senza precedenti nella storia della Chiesa, non solo per la quantità di risposte pervenute o di persone coinvolte (che a qualcuno che vuole basarsi unicamente sui numeri – che non possono che essere approssimativi – potrà sembrare limitato) ma anche per la qualità della partecipazione.

Il processo di ascolto e di discernimento non è certamente stato perfetto. Lo sappiamo, ma sappiamo anche che stiamo cercando di essere sempre più immagine della Chiesa sinodale, stiamo imparando anche dai nostri errori.

Vorrei concludere questo mio intervento con la testimonianza di un sacerdote, di padre Michael G. Ryan, parroco della Cattedrale di San Giacomo di Seattle che ben riassume il processo sinodale. È quanto speravamo accadesse.

Leggendo i rapporti e riflettendo su di essi, ho pensare a quanto io sia benedetto come parroco di una parrocchia piena di persone che amano così tanto la Chiesa che la abbracciano, la affermano, la celebrano e ringraziano Dio per essa, ma allo stesso tempo che non hanno affatto paura di criticarla, di sfidarla, di metterla in discussione, di esprimere rabbia, delusione e frustrazione.

Il Vangelo ci dice che “Con Dio tutto è possibile”. Non posso dire che lo stesso valga per la Chiesa! Dobbiamo essere realistici nelle nostre aspettative. Ma non è meraviglioso che Papa Francesco sia determinato ad ascoltare tutta la Chiesa e non solo la gerarchia? L’idea è rivoluzionaria. A mia conoscenza per quanto ne so, uno sforzo di questo tipo e su questa scala non è mai stato intrapreso dalla Chiesa, nemmeno agli inizi quando i numeri di fedeli erano modesti. E non solo Papa Francesco vuole ascoltare tutta la Chiesa, ma vuole che noi – che siamo la Chiesa – ci ascoltiamo gli uni e gli altri. Ed è proprio questo che è successo durante il processo sinodale della nostra parrocchia. Ed è chiaro che quelli di voi che hanno accettato l’invito e si sono riuniti per ascoltarsi reciprocamente in dialoghi rispettosi e di preghiera, sono stati sorpresi da ciò che è successo, deliziati da ciò che è successo, cambiati da ciò che è successo.

Credo che la nostra parrocchia non potrà mai essere la stessa, e sono pronto a scommettere che lo stesso vale per l’intera Chiesa.

 

Ho omesso gli interventi di Sr. Nathalie Becquart, X.M.C.J (in lingua francese) e di S.E. Mons. Luis Marín de San Martín, O.S.A (in lingua spagnola).

 

 

Intervento di Padre Giacomo Costa

L’elaborazione del Documento per la Tappa Continentale e la Tappa Continentale

  1. Ascoltare per camminare insieme

All’interno dell’itinerario del Sinodo 2021-2023, la fase continentale è una delle tappe in cui si articola la consultazione del Popolo di Dio. Quindi il principale obiettivo continua a essere l’ascolto, guidato ancora dal medesimo interrogativo di fondo che ha ispirato il primo anno di cammino: «come si realizza oggi, a diversi livelli (da quello locale a quello universale) quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata; e quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale»? (DP n. 2). Questo ci aiuta a mettere a fuoco un punto molto importante: il Sinodo non è l’occasione per affrontare tutti i problemi della Chiesa in modo generico, ma mettendoli in una prospettiva specifica e nel dinamismo della missione, cioè interrogandosi ogni volta su che cosa aiuta a camminare insieme per annunciare il Vangelo.

Quindi, se dovessimo sintetizzare in uno slogan il senso di questa tappa, potremmo dire che è “ascoltare per camminare insieme e annunciare insieme”. Camminare insieme, su una strada condivisa, vuol dire fare lo sforzo di rispettare le differenze di ciascuna Chiesa locale e anche di ogni fedele, senza imporre a tutti lo stesso passo.

Così, il cammino sinodale diventa l’occasione per praticare quel sogno di costruzione di un “noi” che anima il magistero di Papa Francesco fin dal suo inizio, dall’esortazione apostolica Evangelii gaudium (cf. n. 220: «diventare un popolo è qualcosa di più, e richiede un costante processo nel quale ogni nuova generazione si vede coinvolta. È un lavoro lento e arduo che esige di volersi integrare e di imparare a farlo fino a sviluppare una cultura dell’incontro in una pluriforme armonia»). È ancora l’invito alla base dell’enciclica Fratelli tutti: «siamo chiamati a invitare e incontrarci in un “noi” che sia più forte della somma di piccole individualità; ricordiamoci che “il tutto è più delle parti, ed è anche più della loro semplice somma”» (n. 78, con citazione di Evangelli gaudium n. 235).

Fare sinodo, cioè camminare insieme, è allora il modo per reagire alla frammentazione, all’individualismo, alla solitudine, alla autoreferenzialità che caratterizza tutte le nostre società, le nostre Chiese, ciascuno di noi. Come evidenzia molto bene l’enciclica Fratelli tutti, è questa cultura la radice delle guerre e di tutti quei fenomeni in cui l’altro, con la sua originalità, viene negato, in nome di una omogeneità che è l’imposizione di un unico punto di vista, complice anche la manipolazione che spesso si serve della rete e dei social media. A sradicare questa cultura non possono certo bastare documenti o indicazioni che vengono dall’alto: occorre coinvolgere le persone, far fare loro una esperienza concreta di incontro: questo spiega la dinamica della prima fase del cammino sinodale, quella dedicata alla consultazione, prima a livello diocesano e nazionale (che ha occupato lo scorso anno), e ora a livello continentale, secondo la dinamica che oggi presentiamo.

Come abbiamo sentito, la fase diocesana ha costruito un tessuto di relazioni tra persone o gruppi fin al livello delle parrocchie, dentro e fuori la comunità cristiana (con i mondi delle professioni, con le persone più ai margini, ecc.…); lo abbiamo vissuto anche qui in Italia, anche tra diocesi vicine. Queste relazioni sono un frutto prezioso del cammino svolto, che dobbiamo continuare a coltivare: è grazie a questa esperienza di incontro con chi ci è vicino e a cui siamo chiamati a “farci prossimi” che la fraternità e l’amicizia sociale smettono di essere nozioni astratte.

La tappa continentale punta ad allargare questa dinamica, investendo le relazioni tra Chiese e Conferenze episcopali vicine, all’interno di quelli che abbiamo chiamato “Continenti”, ma che non vanno intesi in senso unicamente geografico. A scala globale, le situazioni sono le più diverse. A volte ci sono organismi già sperimentati ma, come qui in Europa, non è detto che si riesca effettivamente a camminare insieme. Un recente articolo si interrogava sulle relazioni tra le Chiese dell’Europa orientale e dell’Europa occidentale, così come tra quelle del settentrione e quelle del Sud del continente. Ci sono sensibilità diverse e, dobbiamo riconoscerlo, anche spaccature. È proprio per affrontarle stiamo facendo il Sinodo! In altri “Continenti” ci possono essere esperienze ancora più consolidate, come ad esempio in America latina, mentre altrove l’incontro e la collaborazione stanno muovendo i primi passi, e il Sinodo rappresenta uno stimolo ad andare avanti.

Per questo una task force interna alla Segreteria si occupa di accompagnare da vicino ogni Continente non per imporre un modello uguale per tutti, che non potrebbe esserci, ma curando che ciascuno trovi il modo appropriato alle sue circostanze di creare un’occasione di scambio e di confronto. Come esempio, ascoltiamo ora la testimonianza di Susan Pascoe, che fa parte di questa task force insieme a Mauricio Lopez e a me, aiutati da Maike Sieben e Pedro Paulo Weizenmann. In particolare Susan ci racconterà la sua esperienza di accompagnamento del percorso dell’Oceania.

 

[Ho omesso la testimonianza di Susan Pascoe in lingua inglese]

 

Grazie Susan: la tua testimonianza ci aiuta a capire che cosa significa accompagnare le chiese di quello che chiamiamo un “Continente” a confrontarsi, creare relazioni e fare emergere intuizioni comuni, divergenze e difficoltà da affrontare per camminare insieme.

 

  1. Un dialogo tra Chiesa universale e Chiese locali

La grande novità del Sinodo 2021-2023 è che la consultazione avviene anche attraverso un dialogo tra la Chiesa universale e le Chiese locali. Anzi, è proprio questo lo specifico della tappa continentale che già Sua Eminenza il card. Grech ha bene messo in evidenza. Il Sinodo non è un processo di astrazione progressiva che si stacca man mano da terra, dalla realtà quotidiana per salire a livelli sempre più remoti, ma è un processo di andata e ritorno. Si crea così una circolarità tra coloro che sono incaricati di ascoltare e coloro che vengono ascoltati, ovviamente nei limiti del possibile (i tempi sono sempre limitati) ma con una grande disponibilità della Segreteria a imparare da quanto si ascolta, anche rivedendo il modo in cui le cose funzionano. Ma concretamente, in questa tappa continentale, come si svolgerà questo dialogo, nella prospettiva “circolare” di cui parlava il card. Grech?

  1. Il punto di partenza sono i contributi ricevuti dalla Segreteria del Sinodo come risposta agli stimoli del Documento preparatorio: le sintesi preparate da ciascuna Chiesa particolare (Conferenze episcopali e organismi equivalenti delle Chiese orientali), i contributi dei dicasteri vaticani, e delle Unioni dei Superiori Maggiori delle religiose e dei religiosi, ecc. Molti sono già pervenuti, e altri stanno ancora arrivando. A questi si aggiungono le circa 800 osservazioni arrivate direttamente alla Segreteria da singoli e gruppi di varie parti del mondo e i documenti che raccolgono il frutto di seminari e incontri a cui la Segreteria ha partecipato: tra i vari, come esempio cito il seminario su discernimento e processi decisionali a partire dalle tradizioni spirituali di diversi istituti religiosi.
  2. Nel corso del mese di settembre viene elaborato un testo frutto dell’ascolto di tutte queste voci. Un tempo sarebbe stato l’Instrumentum laborisper la successiva Assemblea dei vescovi, mentre adesso avremo prima un documento intermedio, il Documento per la tappa continentale (DTC). Elaborarlo è un lavoro delicato: da una parte deve raccogliere tutte le voci, dall’altra scegliere (o meglio discernere) i punti prioritari che emergono dalle consultazioni. Su questo tornerò fra poco con maggiori dettagli.
  3. Una volta redatto e approvato, questo testo sarà rimandato a tutte le diocesi e conferenze episcopali. Non si tratta di ripetere il lavoro dell’anno scorso, ma di confrontarsi attraverso il DTC con l’esperienza delle altre Chiese particolari di tutto il mondo.
  4. In particolare, le Chiese particolari (Conferenze episcopali e organismi analoghi delle Chiese orientali) sono chiamate a incontrarsi con un obiettivo preciso: riconoscere all’interno del DTC quali intuizioni vanno valorizzate a partire dalla loro prospettiva continentale e quali questioni richiedono di essere affrontate: sono sicuro che non possano non essercene. Ma soprattutto lo scopo più ambizioso e perciò più difficile degli incontri continentali è identificare le priorità. Le modalità di realizzazione degli incontri continentali non sono state fissate in modo uniforme a livello centrale, ma si è chiesto a ciascun Continente di organizzarsi: il materiale che trovate in cartella stampa indica le date e le procedure a oggi definite. In generale si può dire che gli incontri continentali prevedono una fase di Assemblea ecclesiale, durante la quale è raccomandata una ricca rappresentanza di tutte le componenti del popolo di Dio, anche se non è stata stabilita una “formula” di partecipazione uniforme e rigida. Poi ci sarà una fase di Assemblea episcopale: tenendo presente che siamo ancora nella fase consultiva, il ruolo dei Vescovi sarà soprattutto di “validare” collegialmente il testo, riconoscendolo come frutto di un autentico ascolto di tutto il Popolo di Dio del continente affidato al loro ministero. In una prospettiva di “circolarità” e di dialogo, è auspicabile che dopo l’incontro continentale si possano trovare modalità per “restituire” il testo a tutto il Popolo di Dio prima di inviarlo alla Segreteria generale, in modo che esso sia corroborato da un consenso ecclesiale il più ampio e consapevole possibile.
  5. A partire dalle sintesi prodotte a livello continentale sarà poi elaborato l’Instrumentum laborische in pratica traccerà le linee principali dell’agenda dell’Assemblea sinodale di ottobre 2023. Per questo è importante lo sforzo di individuare le priorità a livello di ciascun Continente.
  6. Il DTC si pone al servizio di questo lavoro e non va interpretato come una bozza, solo da emendare, di un Documento finale, ma come testo che offre spunti su cui le Chiese particolari e poi gli incontri continentali devono lavorare per identificare quelle che ritengono essere le priorità dal loro punto di vista. Per questo ci aspettiamo reazioni differenziate, così come il fatto che alcuni stimoli del DTC saranno ripresi in alcuni Continenti, mentre risulteranno meno significativi per altri.
  7. Il DTC e la sua elaborazione

 

Alla luce della dinamica che abbiamo appena tracciato risulta chiaro che il DTC è uno strumento chiave di un dialogo, che, come avete ormai capito è non solo tra Chiese particolari e Chiesa universale, ma anche in qualche modo tra le singole Chiese particolari, in particolare all’interno di ciascun Continente (ma in modo indiretto anche a livello globale). Al tempo stesso è e deve rimanere uno strumento: quello che conta veramente che si stabiliscano relazioni e si entri in dialogo.

Il processo di stesura del DTC non è un puro lavoro di sintesi o di distillazione dei materiali pervenuti, come potrebbe fare anche una macchina ad esempio sulla base dei termini più ricorrenti. È piuttosto un cammino di ascolto dello Spirito e di discernimento in comune: si svolgerà in un clima di preghiera, con ascolto della Parola, celebrazione condivise e momenti di silenzio perché, con una libertà interiore e un dialogo franco, ciascuno di coloro che vi prenderanno parte possa aprirsi all’ascolto di ciò che in profondità il Popolo di Dio cerca di comunicare anziché portare avanti le proprie priorità o la propria agenda.

Faremo tutto il possibile perché il DTC sia pronto entro la fine di ottobre almeno nelle lingue principali. Il tempo non è molto, perché il lavoro va svolto in modo consono allo stile del processo. Ad esempio i materiali ricevuti non vanno semplicemente catalogati e letti velocemente, ma ascoltati in profondità e interrogati da una pluralità di prospettiva. È il lavoro che abbiamo cominciato a fare da qualche giorno.

 

Il lavoro di stesura del DTC è affidato a un gruppo composto dal Card. Segretario, dai Sottosegretari e da alcuni officiali della Segreteria del Sinodo, più i membri del Comitato di coordinamento, a cui si aggiungono altre 25 persone circa, scelte in modo da assicurare un certo mix in termini di provenienza geografica (almeno tre per “continente”, qualcosa di più per Europa e Asia), “collocazione” ecclesiale (7 sacerdoti diocesani, 7 tra religiose e religiosi e 11 laici) e genere (9 donne e 16 uomini).

Questi 25 “esperti” (trovate l’elenco nella cartella stampa) non sono stati scelti per infondere le loro idee nel DTC, ma per essere lo strumento attraverso cui può risuonare la voce del Popolo di Dio di tutte le parti del mondo, facendo emergere gli elementi salienti della prima fase di consultazione. Colgo l’occasione per ringraziarli della generosità con cui si sono resi disponibili. Tutti loro hanno accesso ai materiali pervenuti e si sono impegnati a mantenere il segreto sui loro contenuti: chiediamo ai media di cercare di rispettare questo loro impegno! In particolare i materiali sono stati suddivisi e assegnati in modo che ciascuno sia letto più volte, da persone diverse per provenienza, collocazione ecclesiale, competenze disciplinari, ecc. Ciascuno stenderà una scheda sintetica per ogni documento letto e una analitica o di insieme, in cui, a partire dalla propria prospettiva, evidenzierà quanto gli appare particolarmente significativo. Significativo non è solo ciò che ricorre con maggiore frequenza: altrimenti avremmo fatto compilare un questionario per poi farne elaborare i risultati da un computer. Altrettanto significativo può essere qualcosa che appare anche in un solo contributo, ma che mette le cose in una luce nuova, le rende più chiare o ancora sembra aprire un itinerario promettente verso il futuro.

 

In questo momento ciascuno sta lavorando a casa propria, nelle più diverse parti del mondo, ma dal 20 settembre tutto il gruppo si riunirà per due settimane di lavoro comune, che prevede una successione di tre passi:

  1. In un primo tempo confronteremo i risultati delle diverse letture per arrivare a un quadro complessivo di quanto emerge, o meglio per far emergere con chiarezza sempre maggiore i nuclei più profondi e gli elementi più significativi, secondo i criteri appena illustrati. Su questa base verrà elaborato un primo schema del DTC.
  2. Il secondo passo è quello della scrittura: a ciascuno sarà chiesto di contribuire alla stesura di porzioni di testo relative ai diversi nuclei identificati. Per dare omogeneità al testo, la redazione definitiva sarà affidata a due redattori (una donna e un uomo, entrambi laici) e si svolgerà contemporaneamente in due lingue (italiano e inglese). È la prima volta che questo accade, ma procedere in questo modo garantisce un progressivo affinamento di un testo al di là delle espressioni idiosincratiche di un’unica cultura.
  3. L’ultimo passaggio è rappresentato dalla verifica e dall’approvazione, attraverso una rilettura orante personale e di gruppo a cui parteciperanno anche coloro che in ultima istanza sono responsabili del testo, e cioè il Consiglio Ordinario della Segreteria generale, oltre ad alcuni membri delle quattro Commissioni istituire presso la Segreteria generale a servizio del cammino sinodale (che parteciperanno da remoto).

 

Siamo consapevoli che questo processo ha i suoi limiti, primo tra tutti il tempo. Ma è anche un processo innovativo, per non dire pionieristico: è qualcosa che non è mai stato fatto, e che anzi si chiarisce sempre meglio via via che si procede nel cammino. Ci rendiamo conto di aver imparato molto durante questo primo anno, e intendiamo continuare a sperimentare e crescere nella nostra comprensione di che cosa significa camminare insieme e di come si possa aiutare il Popolo di Dio a farlo. In ogni caso, il testo del DTC, una volta prodotto, sarà nuovamente affidato alla riflessione e alla preghiera del Popolo di Dio e al suo sensus fidei; e questo ci rassicura. Stiamo davvero provando a camminare tutti insieme.