Martedì 15 gennaio
Perché sa soffrire con Lui, Gesù dilata cuore e mente di Maria

Pellegrinaggio delle Parrocchie Sant’Antonio e Cristo Amore Misericordioso
Eb 2, 5-12; Salmo 8 con il rit. Hai posto il tuo Figlio sopra ogni cosa; canto al vangelo: “Accogliete la parola di Dio non come parola di uomini, ma, qual è veramente, come parola di Dio” (cf. 1Ts 2, 13); Mc 1, 21b-28.

Così abbiamo ascoltato dalla Lettera agli Ebrei: “Lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte a vantaggio di tutti … Conveniva che Dio […] rendesse perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla salvezza”. La sofferenza cioè rende l’umanità di Gesù Cristo perfetta.
Ma dopo questa affermazione, non possiamo non farci alcune domande: Dio Padre non poteva scegliere un’altra via? E, perché non l’ha evitato a Maria e Giuseppe che avevano il compito di prendersi cura di Gesù (cf Mt 2, 13ss)?
E nel brano del Vangelo abbiamo sentito lo strazio di chi è posseduto da uno spirito impuro; Gesù in verità interviene e libera, ma potremmo chiederci perché non ha impedito questa possessione? La sofferenza è una punizione di Dio o una permissione? E se fosse proprio una permissione, per quale motivo è necessaria questa terribile sofferenza?
Ieri sera abbiamo detto di Maria che accoglie la Volontà di Dio diventando “casa sulla roccia”; infatti non crollò, a differenza di chi edifica sulla sabbia. Ma come si costruisce sulla roccia? Non so se avete mai cercato di scavare sulla roccia o di costruirvi qualcosa! Quante schegge, che feriscono; come si stanca il corpo e come si affaticano le mani, che diventano – in chi non ci è abituato – piene di calli! Solo chi è molto motivato, riesce a proseguire; e se non avesse motivi sufficienti, vi rinuncerebbe passando ad altre occupazioni meno faticose e meno dolorose… Bisogna avere grandi motivazioni, per accettare di soffrire!!
Leggendo nel Vangelo le vicende di Gesù, dobbiamo convenire che è parte integrante della storia l’evento misterioso del dolore e possiamo trovare alcune espressioni che ne indicano il senso. «La donna, quando partorisce è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi…» (Gv 16, 21-22a). «Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome» (Gv 12, 27-28a). «… bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco! Alzatevi, andiamo via di qui» (Gv 14, 31).
Dobbiamo chiedere al Padre la Grazia – perché tale è e non tutti riescono ad entrare in questa porta stretta, ma rimangono fuori (cf. Lc 13, 24) – di imparare a con-vivere con il mistero del dolore, ad apprendere l’arte di dare un senso alle contraddizioni della vita e al mistero dell’iniquità e del peccato con la potenza dello Spirito Santo. Senza di lui, non si può rimanere uniti a Gesù, qualsiasi cosa accada («Rimanete in me e io in voi»: Gv 15, 4); con lui, vediamo che le “potenze degli inferi non prevalgono sulla Chiesa” (cf. Mt 16, 18).
Nel corso della storia non sono state poche le persone che hanno detto di aver perso la fede o di essere incredule per la sofferenza degli innocenti: Se Dio permette – pensano o scrivono – che le persone soffrano, non esiste o, se anche esistesse, non interessa un Dio che agisce così!
Maria, madre della nostra fede, ci consegna la chiave di questo mistero, perché Lei è entrata in questa porta per introdurci ciascuno di noi!

Ella, “modello di perfezione”, ha scelto di custodire nel cuore ciò che non capiva o la sorprendeva, in attesa dello svelarsi completo dei disegni di Dio. Un primo elemento: non lamentarci di quello che ci accade, e attendere con amore paziente che lo Spirito ci dia il dono dell’Intelletto per coglierne il senso.
La Madre di Dio non scappa dal dolore, ma lo accoglie e lo vive con Gesù, come quando decide di stare sotto la Croce: rimane con Lui. Ecco, un secondo passo: non scappare, qualsiasi essa sia e da qualsiasi parte provenga la croce!
E lì, nello strazio più sconvolgente Maria sente delle parole incredibili. Gesù la chiama a dilatare il cuore, la invita a non lasciarsi vincere dalla delusione o dal rancore ma ad amare in modo nuovo – come avrebbe fatto lui – quanti aveva redenti il suo sangue. Gesù le dà occhi nuovi, per riconoscere in tutti dei figli. E Maria decide di guardare in modo nuovo e di allargare cuore e mente secondo le parole di Gesù. Sotto la Croce, non avrebbe mai immaginato di ricevere una nuova missione: ricomporre la “famiglia” che Gesù è venuto a costituire. Come non ricordare quello che rispose a chi gli disse che la madre e i fratelli lo cercavano (cf. Mc 3, 34b-35)!
E Maria si prenderà cura di Giovani, che era stato fedele, ma anche di Pietro e degli altri, che non avevano perseverato. Il Risorto con la presenza materna di Maria ricomporrà la comunità in attesa della venuta dello Spirito: «… erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui» (At 1, 14). Da quel momento in poi, e continua a farlo, senza sosta e senza arrendersi, si è presa cura di tutti i figli! Che Madre splendida ci ha donato Gesù, prima di effondere lo Spirito!
«Maria, la madre che ebbe cura di Gesù, ora si prende cura con affetto e dolore materno di questo mondo ferito – scrive Papa Francesco nella Lettera enciclica Laudato si’ (24 maggio 2015) –. Così come pianse con il cuore trafitto la morte di Gesù, ora ha compassione della sofferenza dei poveri crocifissi e delle creature di questo mondo sterminate dal potere umano. […] Lei non solo conserva nel suo cuore tutta la vita di Gesù, che «custodiva» con cura (cf. Lc 2, 19.51), ma ora anche comprende il senso di tutte le cose. Perciò possiamo chiederle che ci aiuti a guardare questo mondo con occhi più sapienti» (n. 241).

Se impariamo a stare con lei apprendiamo la sublime lezione del Crocifisso: «… bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre»; stando con lei vediamo che non c’è fecondità senza essere come il chicco di grano che muore per portare frutto. E questo sarà sempre vero, perché se ci fosse stata una via migliore di questa Gesù l’avrebbe di certo scelta.
Così afferma la costituzione pastorale Gaudium et spes, del Concilio Ecumenico Vaticano II: «Chiunque segue Cristo, Uomo perfetto, diventa anche lui più uomo» (n. 41; cf. 22). Ma si tratta di farlo vedere, e questo dipende da ciascuno di noi e dall’intera comunità ecclesiale! Non basta affermarlo nei documenti, siamo chiamati fortemente, appunto, a farlo vedere, pur sapendo dei nostri limiti e peccati, che non possono fermarci.
È questa testimonianza che noi adulti o anziani dobbiamo dare alle giovani generazioni, talvolta, distanti dalle nostre celebrazioni. Come possono credere se non vedono in noi persone capaci di vivere con fede le prove e le sofferenze della vita nella gioia del Vangelo? Siamo sollecitati a mostraci capaci di avere una visione della vita diversa dal mondo, e per questo illuminata da quella gioia, da quella pace che scaturiscono dall’Amore che è lo Spirito Santo (cf. Gal 5, 22).
E l’amore è fedele e perseverante, come quello di Gesù, se inseriti nella comunità ecclesiale. E questo ha scelto proprio Maria di fare, per questo è Madre di Dio e anche – come ha deciso Paolo VI – Madre della Chiesa!