SEBASTIANO SERAFINI
La bioetica in Italia. Da una storia di battaglie etico-politiche

a spiragli di dialogo tra pensiero cattolico e pensiero laico
Roma, Studium, 2019, 576, € 39,00.

“La Civiltà Cattolica” 2019 IV, 405 406 (16 nov/7 dic2019)

 

I cinque corposi capitoli del saggio di Sebastiano Serafini sono un necessario sismografo per capire un sottosuolo e un territorio in forte movimento. Con questa metafora, infatti, ci si può accostare all’ambito della bioetica e delle sue problematiche, le quali – non solo in Italia – si sono attestate spesso su una corda di alta tensione che ha prodotto confronti e talvolta anche contrapposizioni.

L’oggetto dell’analisi dell’autore si concentra sulla vicenda della bioetica in Italia e l’attraversa, con acutezza di indagine e con dovizia di approfondimenti, per l’arco di una buona cinquantina di anni. Di questo non breve tempo egli offre una periodizzazione articolata in cinque campate, facendone risaltare le caratteristiche specifiche e soprattutto cucendo insieme la rappresentazione di epoche e delle corrispettive idee emergenti con le traiettorie storiche e sociali che di volta in volta costituivano il più vasto orizzonte culturale e politico su cui esse si muovevano. Di tutto questo i due primi capitoli offrono uno spaccato formidabile, sia di contestualizzazione delle questioni emergenti sia anche del profilarsi di quella asimmetria delle posizioni cristallizzatesi in bioetica cattolica e bioetica laica.

L’analisi, però, non è solo ricognitiva e descrittiva, ma si addentra nelle configurazioni di veri e propri approcci paradigmatici che si andavano costruendo sull’uno e sull’altro fronte, molto spesso ignari del prezzo che le rivendicate contrapposizioni identitarie finivano per richiedere.

Il libro di Serafini è anche una galleria di profili di studiosi che si sono distinti nei cinque decenni dei quali egli si interessa. Sul fronte laico, si incontrano figure di protagonisti di un dibattito ampiamente maturato nell’ambito della filosofia morale e della filosofia politica. Rilevante è questo fattore; l’autore lo sceglie come criterio di identificazione di contenuti e di orizzonti, per mettere in lista una sequenza di studiosi che hanno animato la discussione sul piano teoretico e sul piano politico, mentre piuttosto remoto resta il riferimento ad autori provenienti dall’ambito della medicina legale. Questa scelta serve a spiegare anche la maggiore attenzione rivolta agli aspetti antropologici rispetto a quella rivolta alle questioni deontologico-normative.

Nella tessitura del libro si intrecciano bene i capitoli IV e V, dove l’autore tratteggia con maestria il quadro del rinnovamento conciliare della teologia morale, come sfondo di comprensione per i problemi bioetici, considerati da lui ampiamente, dalle problematiche familiari a quelle della gestione della nascita, della malattia e della morte, non trascurando i risvolti sociali e politici emergenti soprattutto negli insegnamenti del magistero dagli anni Ottanta in poi.

A corredo di quelle svolte epocali prodotte dal Vaticano II e quasi a elaborazione sistematica degli spunti ivi compresi, Serafini considera l’insegnamento dei teologi morali italiani che sono stati presidenti dell’Associazione teologica italiana per lo studio della morale (Atism). Ne risulta un quadro composito, ricco, dialogicamente aperto al confronto e poco curvato sulla volontà di creare fronti contrapposti alla cultura laica. Dallo studio dell’autore risulta chiara la funzione di mediazione che il lavoro dei teologi ha potuto e ha saputo avere. Non sempre tale mediazione è stata colta nel suo apporto positivo dal magistero, che invece è stato preso a bersaglio dalle reazioni contrapposte del fronte laico.

Il capitolo conclusivo pone al centro l’insegnamento di papa Francesco e valorizza l’approccio di conversione alla vita, alla storia dei soggetti e delle loro fragilità, alla volontà di accompagnare i processi decisionali, soprattutto quelli maggiormente carichi di valenze drammatiche. L’autore lascia intendere che proprio sulla lunghezza d’onda di questo sguardo rivolto all’esistenza e alle sue contingenze si possono trovare registri adatti a un confronto che rende sensibili alla competenza morale di soggetti maturi, come pure alla vulnerabilità della vita e alla responsabilità non astratta, ma incarnata ed empatica, verso di essa. Forse questo è il vero fronte su cui non dividersi, ma ritrovarsi, anche tra visioni diverse di mondo, di uomo e di vita.

Antonio Autiero