Oggi pomeriggio, dalle 15,30 alle 16,30, nel teatrino parrocchiale ho avuto modo di incontrare (presenti anche molte catechiste) tanti Genitori i cui figli e figlie frequentano la catechesi parrocchiale in preparazione ai sacramenti. Mi è sembrato un momento significativo e di un ascolto profondo. Abbiamo concluso con la preghiera del Padre nostro, che ho guidato avendo accanto i bambini e le bambine venuti con i Genitori.

Ringrazio lo Spirito Santo che ho cercato di ascoltare mentre parlavo e che, mi sembra, ha toccato molti (mi auguro tutti) dei presenti. Egli sa fare cose veramente grandi! E ne può fare di più grandi, se sapremo darGli il posto che merita: in ciascuno di noi, nelle famiglie e nella nostra Parrocchia, nelle nostre città.

Allego il testo che ho usato per la conversazione, in particolare per quanti non hanno potuto partecipare,

don Emilio

INCONTRI GENITORI CATECHESI PARROCCHIALE – ANNO 2017-2018

Nella formazione di quest’anno, per accompagnare il cammino di catechesi dei figli, ho proposto di riflettere su alcuni versetti degli Atti degli Apostoli, su un sommario che indica alcuni cardini della vita della comunità di Gerusalemme. Eccone il testo:
«42Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. 43Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. 44Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune;45vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno.46Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, 47lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati».
Nella prima riunione del 19 novembre scorso, ho cercato di dire cosa potesse significare per dei genitori essere chiamati a insegnare (come facevano gli apostoli nella prima comunità) e ad imparare; a parlare ma anche ad ascoltare. Ne ricordo qualche punto. Se il primo insegnamento è come si vive, si tratta di guardare la vita familiare cercando di coniugare amore e correzione nella verità; impegno ma anche il riposo, fare sacrifici e rinunce ma anche avere occasioni di svago e momenti di festa, necessari a una vita che voglia risultare ordinata. Per questo non basta la spontaneità ma occorre avere una certa programmazione: l’improvvisare può essere utile, ma si deve cercare anche di fare delle scelte (si tratta del discernimento) – dove e come possibile – insieme.

Oggi, ci soffermeremo sul vivere in comunione, sull’essere insieme fraternamente.
Questo termine indica varie cose. È usato per esprimere un momento della Messa: vado a fare la comunione, … si tratta dell’unione tra le persone ad immagine del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, cioè nell’amore reciproco. Gesù ha dato questo nuovo comandamento agli Apostoli: Da questo riconosceranno che siete miei discepoli se avrete amore gli uni per gli altri (cf. Gv 13, 34s). Si tratta di imparare ad amare imitando stile e comportamenti di Gesù: Egli come e chi amava?
Gesù era un ebreo che osservava la legge del Primo Testamento; egli stesso lo cita quando gli viene chiesto il primo comandamento; ne indica due, che sono uno (cf. Mc 12, 28-34). L’amare Dio è cercare la Volontà del Padre e compierla; e questo, siccome non è facile – il Giovedì santo nel Getsemani Gesù prega chiedendo la forza di fare “non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi Tu!” (cf. Mc 14, 32-42) e ci ha insegnato a dirlo nel Padre Nostro (Mt 6, 10b: venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà).
Ciò che sta a cuore a Gesù è che viviamo da fratelli e sorelle disposti a prenderci cura gli uni degli altri, e non solo di quelli di casa nostra e del nostro popolo (cf. Lc 10, 25-37)!
Gesù si è “allenato” a amare sino a soffrire per chi lo avrebbe disprezzato e non smette di sperare nella conversione dei peccatori, fino alla fine (cf. Lc 23, 39-43).
In croce, vive quanto aveva insegnato sull’amore al nemico. Aveva preparato i discepoli alla prova della Pasqua, e ora accetta di essere l’Agnello che toglie il peccato del mondo, credendo che lo Spirito Santo li avrebbe guidati alla Verità, avrebbe dato loro la capacità di amare tutti, senza stancarsi, senza vederne risultati, … Dobbiamo chiedere lo Spirito Santo (cf. Lc 11, 13: “… quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito santo a quelli che glielo chiedono!”): l’Amore che non ci impedisce di spezzare il legame tra noi che Dio ha creato con il Battesimo rendendoci suo Popolo e Corpo di Cristo!

Domenica 4 febbraio 2018 Rocchi don Emilio