Conferenza Stampa di presentazione della prima Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani e del Messaggio preparato dal Santo Padre per l’occasione, 22.06.2021

 

Alle ore 11.30 di martedì 22 giugno, ha avuto luogo in diretta streaming dalla Sala Stampa della Santa Sede la Conferenza Stampa di presentazione della prima Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani e del Messaggio preparato dal Santo Padre per l’occasione. La Giornata sarà celebrata la quarta domenica di luglio – quest’anno il 25 luglio – sul tema: “Io sono con te ogni giorno” (cfr. Mt 28,20). Sono intervenuti l’Em.mo Card. Kevin Farrell, Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita; il Dott. Vittorio Scelzo, Incaricato per la pastorale degli anziani del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita; la Signora Monique Bodhuin, Presidente di Vie Montante Internationale, in collegamento da Strasburgo (Francia); la Signora Maria Sofia Soli, “Viva gli anziani” della Comunità di Sant’Egidio; e la Signora Elena Liotta, “Giovani per la pace” della Comunità di Sant’Egidio.

Traduzione in lingua italiana dell’intervento in inglese del Card. Kevin Farrell

La Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani è una festa. Ne sentivamo il bisogno: dopo un anno così difficile c’è davvero bisogno di fare festa, nonni e nipoti, giovani ed anziani. “Bisognava far festa” dice il Padre della parabola. Una nuova pagina che si apre, dopo mesi drammatici di difficoltà. Eppure, molti anziani avrebbero il diritto di lamentarsi per come sono stati trattati – o maltrattati – in questi mesi di pandemia. Ma la Chiesa ci invita a fare un passo oltre e ci parla di tenerezza. Tenerezza nei confronti degli anziani perché, come ricorda il Santo Padre nel messaggio che oggi vi presentiamo, a loro il Coronavirus “ha riservato un trattamento più duro”. Per questo, il Papa spera nella visita di un angelo, che scenda a consolarli nella solitudine e immagina che quest’angelo possa avere le sembianze di un giovane, che visita un anziano.

D’altro canto, la Giornata ci parla anche della tenerezza dei nonni nei confronti dei nipoti, della guida sicura che possono essere gli anziani per tanti ragazzi spaesati, specialmente in un tempo come quello che viviamo, in cui i rapporti umani si sono rarefatti.

La tenerezza non è solo un sentimento privato, che lenisce le ferite, ma un modo di relazionarci con gli altri, che si dovrebbe respirare anche nello spazio pubblico. Ci siamo abituati a vivere da soli, a non abbracciarci, a considerare l’altro un pericolo per la nostra salute. Le nostre società, ci dice il Papa in Fratelli tutti, sono ormai frammentate.

La tenerezza può diventare un modo di essere, che nasce dal cuore, dallo sguardo di compassione, e si traduce in pensieri e azioni impregnati di autentica carità. Il Cristianesimo è fatto di legami affettivi, di abbracci, di incontri e la solitudine non ha nulla di normale per un credente, se la sua esistenza è centrata nella relazione con Dio. “Io sono con te ogni giorno” – il tema della Giornata che stiamo per celebrare – è la promessa che ciascuno di noi ha ricevuto dal Signore e che ciascuno è chiamato a ripetere ai propri fratelli.

La tenerezza ha, dunque, un valore sociale, che la celebrazione della Giornata vuole affermare. È un balsamo di cui tutti abbiamo bisogno e i nostri nonni possono esserne dispensatori. Nella società sfilacciata ed indurita che esce dalla pandemia, non c’è solo bisogno di vaccini e di ripresa economica (pur fondamentali), ma di reimparare l’arte delle relazioni. In questo, i nonni e gli anziani possono essere nostri maestri. Anche per questo sono così importanti.

Il messaggio che oggi presentiamo è allo stesso tempo affettuoso ed esigente verso i nonni e gli anziani. Il Santo Padre si rivolge loro con parole affettuose, ma annunciando loro anche una chiamata ad “una vocazione rinnovata in un momento cruciale della storia”. Tre sono gli elementi che caratterizzano tale chiamata: “i sogni, la memoria e la preghiera. La vicinanza del Signore – dice il Papa – donerà la forza per intraprendere un nuovo cammino anche ai più fragili tra di noi, per le strade del sogno, della memoria e della preghiera”. Tuttavia, ciò che appare più rilevante non è tanto come tale vocazione sia declinata, ma la circostanza che siano considerati destinatari di una chiamata specifica.

Nella Chiesa, con Papa Francesco, i nonni e gli anziani hanno un posto d’onore e la Giornata che celebriamo intende ribadirlo. Nella pastorale, ciascuna delle nostre comunità è invitata a non considerare gli anziani come clienti dei nostri servizi sociali, ma a considerare anch’essi protagonisti dei nostri programmi e a valorizzarne la spiritualità. Mettere al centro i nonni e gli anziani, cogliere il valore della loro presenza è, inoltre, l’unica vera alternativa alla cultura dello scarto. Il contrario dello scarto non sono solo le opere di carità (pur necessarie), ma l’attenzione pastorale, nella consapevolezza del valore che rappresentano per le famiglie, la Chiesa e la società.

Vorrei ora soffermarmi su un tema caro al Santo Padre: la saggezza degli anziani. L’insistenza sulla saggezza non nasce dall’idea che gli anziani siano dotati di una sapienza maggiore degli altri, ma piuttosto hanno una saggezza esperienziale – la saggezza di molti anni di vita.

Gli anziani sono, in questa prospettiva, una grande risorsa per uscire dalla crisi, migliori e non peggiori. Soprattutto per aiutarci comprendere che quella che viviamo non è la prima crisi, né sarà l’ultima e che la vicenda degli uomini è collocata in una storia che li trascende. Nel messaggio, il Papa dice ad ogni anziano che “è necessario che anche tu testimoni che è possibile uscire rinnovati da un’esperienza di prova” e cita, come esempio, l’esperienza della guerra, che tanti hanno vissuto.

Non disprezzare la generazione anziana significa non rimanere schiacciati dal presente. Gli ostacoli che oggi viviamo e che sembrano insormontabili acquistano le giuste proporzioni se guardati nella prospettiva del lungo periodo. È in questo senso che l’esperienza degli anziani può aiutare i giovani: aiutarli a leggere la propria vita in maniera più distaccata e realistica, con quella prudenza necessaria a fare delle scelte buone. Quante volte un nonno ha aiutato un nipote a comprendere che una delusione apparentemente grande era una nuova strada che il Signore stava tracciando sotto i suoi passi?

Allo stesso modo, la consapevolezza che la Chiesa è nata dall’esperienza di generazioni di cristiani, che ci hanno preceduti e nutriti della loro fede, non dovrebbe indurci a comprendere che le crisi che viviamo sono solo tappe di un cammino di un popolo nella storia? Papa Francesco ha dedicato alcuni importanti passaggi di “Fratelli tutti” proprio alla necessità di non perdere la coscienza storica, valorizzando i nonni, che di questa coscienza sono voce e presenza.

Spero che la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani ci aiuti a crescere nell’affetto ai nonni e a scoprirli maestri di tenerezza, custodi delle radici e dispensatori di saggezza. Da parte nostra, la Chiesa tutta ripete ad ogni nonno e ad ogni anziano: “saremo con te ogni giorno”, fino alla fine del mondo.

 

Testo in lingua italiana del dott. Vittorio Scelzo

 

Vorrei darvi alcune informazioni in merito allo svolgimento della prima Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani che sarà celebrata quest’anno per la prima volta il 25 luglio e illustrarvi il materiale che da oggi il nostro Dicastero mette a disposizione. A partire dalle 12.00, sul sito www.amorislaetitia.va troverete il messaggio del Santo Padre per la Giornata, sia in video che in una versione semplice da stampare e consegnare agli anziani; ci saranno, inoltre, la preghiera composta per l’occasione, alcuni suggerimenti pastorali su come celebrare la Giornata, un sussidio liturgico e una raccolta delle parole del Santo Padre sugli anziani.

Fin dall’inizio abbiamo immaginato una Giornata il più possibile decentrata per fare il messaggio ad ogni nonno ed ogni anziano, anche ai più soli. Quest’anno, poi, siamo consapevoli che molti saranno ancora impossibilitati a partecipare a qualsiasi tipo di appuntamento pubblico a causa delle restrizioni per la pandemia. Del resto, anche in luoghi, come l’Italia, nei quali la situazione sanitaria è in miglioramento e permetterebbe di recarsi in chiesa, molti anziani sono ancora spaventati o impossibilitati a farlo.

Per questo, la Giornata sarà un’occasione per vivere la Chiesa in uscita. Immaginiamo che i nipoti consegnino il messaggio del Santo Padre ai propri nonni e che i ragazzi delle nostre parrocchie e delle nostre comunità ecclesiali escano e vadano a cercare gli anziani soli del proprio quartiere per dir loro “Io sono con te ogni giorno”. Non è un caso che il messaggio sia stato firmato dal Santo Padre il giorno della Visitazione. Quel brano evangelico descrive plasticamente lo svolgimento della Giornata: una giovane donna che si reca in fretta a visitare una sua parente anziana per manifestarle il suo affetto ed aiutarla concretamente.

Anche Gioacchino, il nonno di Gesù, che viveva ai margini della sua città, ricevette la visita di un angelo che gli disse che la sua preghiera era stata ascoltata (è l’immagine che abbiamo scelto come logo). Gli angeli esistono ed i nostri giovani possono diventarlo se aiutano gli anziani ad uscire dall’isolamento. Il Papa descrive la solitudine come un macigno, ma sappiamo che le pietre pesanti possono essere rotolate vie.

Si tratta di un gesto radicato nella tradizione cristiana – tanto che due delle opere di misericordia sono visite: quella ai malati e quella ai carcerati –, che oggi acquista un significato ulteriore. Per più di un anno, incontrarci è stato quasi impossibile. Andare a trovare un anziano solo è un modo per riappropriarci di un minimo di normalità e per resistere all’idea che la solitudine sia un destino. Chiaramente, invitiamo tutti a rispettare rigorosamente le disposizioni sanitarie di ogni singolo paese, ma in molti luoghi oggi incontrarsi – con le dovute cautele – è possibile e non possiamo abituarci all’idea che stare lontani gli uni dagli altri sia normale.

Durante la visita dei nipoti ai propri nonni e dei giovani agli anziani soli, si possono consegnare il messaggio del Papa o può ascoltare il video, si può pregare con la preghiera preparata per la Giornata e si può regalare un fiore o fare un piccolo dono.

A Roma, il 25 luglio alle ore 10.00, il Santo Padre celebrerà una messa con i nonni e gli anziani della sua diocesi. Ad essa parteciperanno un numero ristretto di persone, in ottemperanza alle disposizioni sanitarie che saranno in vigore in quel periodo. Allo stesso modo, ogni diocesi ed ogni parrocchia potrebbe dedicare una delle messe domenicali alla celebrazione della Giornata. Ad essa suggeriamo di far partecipare di persona il maggior numero di nonni e di anziani possibile, perché la loro presenza sia un segno manifesto dell’importanza che essi hanno nella comunità. Allo stesso modo – nei giorni precedenti e successivi al 25 luglio – si possono organizzare celebrazioni eucaristiche o preghiere negli ospedali o nelle residenze per anziani. Il nostro desiderio è che davvero tutti i nonni e tutti gli anziani partecipino alla Giornata.

Il modo in cui ogni diocesi o comunità celebrerà la Giornata sarà probabilmente – ed auspicabilmente – piuttosto differente ed adattato alle necessità pastorali di ogni contesto. Laddove già esiste una tradizione in questo senso, invitiamo a mantenerla. Un suggerimento che ci sentiamo di dare è quello di dedicare una memoria particolare agli anziani che sono morti a causa del Coronavirus. Sappiamo tutti quanti siano stati coloro che ci hanno lasciato senza che fosse possibile nemmeno celebrarne i funerali. Una memoria – magari leggendo i loro nomi ed accendendo una candela – potrebbe essere un gesto prezioso di riconciliazione per ogni piccola comunità.

Poco più di un mese ci separa dalla Giornata, è un tempo piuttosto ristretto per iniziare ad organizzarne la celebrazione. Fra qualche giorno pubblicheremo il video della preghiera recitata dal Santo Padre insieme ad anziani di ogni parte del mondo (tra di loro c’è anche il vescovo più anziano del mondo che ha 101 anni). In questi giorni lanceremo una campagna social ed invitiamo tutti – in particolare i più giovani – a raccontare le visite e le iniziative che nasceranno utilizzando l’hashtag #IamWithYouAlways.

 

Traduzione in lingua italiana del testo in francese della Signora Monique Bodhuin

 

Sono molto grata a Sua Eminenza il Cardinale Farrell per l’onore che mi ha fatto invitandomi a parlare in quest’occasione a nome di Vie Montante Internazionale (VMI), un movimento di azione cattolica con circa quarantamila membri in ogni continente, la cui missione si basa su tre pilastri: amicizia, spiritualità e coinvolgimento nella società.

Questa Prima Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani è un evento fantastico; ringrazio il Cardinale e i suoi collaboratori per averla organizzata; una prima volta che non può fare a meno di un seguito.

Il messaggio del Santo Padre dà il senso e il tono di questa giornata; ne possiamo trarre alcuni orientamenti e il suo contenuto è una fonte di grande speranza per tutti gli anziani.

La citazione di Matteo che apre il messaggio del Santo Padre, “Io sono con te ogni giorno”, è piena di tenerezza; questa vicinanza al Signore a cui ci rimandano le parole di Matteo può essere tradotta nella vita quotidiana degli anziani in alcuni semplici gesti: come quando stringono la mano dei bambini e danno loro la fiducia per camminare, è la gioia dei giochi e delle risate dei piccoli che rallegrano la loro solitudine e rompono il silenzio delle ore sempre uguali. Sta a ciascuno di noi trovare il modo di esprimere la presenza affettuosa e la tenerezza sincera di cui gli anziani hanno bisogno per nutrire il loro desiderio di vivere.

La loro voglia di vivere è stata fiaccata per più di un anno dalla pandemia; già da molto prima che il virus Covid-19 mettesse a soqquadro il mondo, Papa Francesco non ha mai perso occasione per dire alla Chiesa e al mondo che prendersi cura degli anziani è un dovere di ogni uomo e donna, degno di questo nome: per lui, una civiltà che trascura i suoi anziani è una civiltà perduta… Gli anziani hanno pagato un prezzo pesante per la pandemia: coloro che vivevano soli hanno vissuto una situazione di ulteriore isolamento, le misure molto restrittive negli istituti, nelle case di cura e di riposo hanno fiaccato la loro voglia di vivere, e che dire della sofferenza di coloro che, ricoverati in ospedale, si sono visti vietare le visite e sono morti soli e abbandonati. Come può la nostra coscienza di cristiani non essere sfidata da queste situazioni?

Con questa Prima Giornata dei Nonni e degli Anziani, vogliamo dire ai nonni e agli anziani che hanno uno spazio nei nostri cuori e che sono a pieno titolo parte della comunità ecclesiale; questo evento ci invita ad essere portatori di un messaggio di vicinanza, a svolgere il ruolo di angeli – la parola greca “angelos”, da cui deriva, significa “uno che annuncia”. Saremo veramente quegli angeli – in occasione della Giornata – se ci renderemo conto che siamo chiamati ad esserlo durante le settimane successive, solo così daremo a questo giorno il suo pieno significato.

Nelle parole del Santo Padre ritrovo gli obiettivi del congresso internazionale organizzato a Roma alla fine di gennaio 2020 dal titolo “La ricchezza degli anni”. Questo Congresso è stato sostenuto da alcune idee forti: tenere conto dei carismi della vecchiaia, dare agli anziani una cittadinanza piena nella comunità ecclesiale, permettere loro di giocare quel ruolo che la loro esperienza umana, fatta di gioie ma anche di difficoltà attraversate e superate, così come la loro vita di fede, li autorizza ad avere nei confronti delle giovani generazioni.

Le parole del Santo Padre sottolineano l’importanza del dialogo intergenerazionale; allo stesso modo, l’Anno della Famiglia, iniziato il 19 marzo, ci invita a riflettere su questa stessa dimensione, poiché i nonni fanno parte della famiglia. I nonni hanno un ruolo cruciale nella famiglia, qualunque essa sia, come testimoni della vita per le giovani generazioni: la loro testimonianza si basa sulle radici, sulla memoria di cui sono portatori, sulla loro esperienza di vita, che fa aiuta a comprendere ciò che è essenziale, sul loro “saper essere”, sulla loro relazione con Cristo, che dà senso alla loro vita.

È su questo legame intergenerazionale, tra nonni e nipoti ma anche più ampiamente, tra giovani e anziani, che il MCR, il Mouvement Chrétien des Retraités, ramo francese del VMI, ha costruito la sua giornata del 25 luglio; vorrei dire qualche parola a proposito: un titolo “Le temps du goûter”, uno slogan “giovani e meno giovani, condividiamo i nostri sogni… e costruiamo il mondo di domani”. Questo progetto ha dato vita ad un partenariato tra il VMI e la MCR e sarà oggetto di una presentazione ufficiale il 6 luglio a Taizé, alla presenza di Fratel Alois e alla quale anche io parteciperò.

La realizzazione di questo evento non deve farci dimenticare coloro che non hanno potuto partecipare alla giornata; dobbiamo andare da loro, da quelle persone isolate che hanno particolarmente bisogno di una presenza: leggere con loro il messaggio del Santo Padre, recitare con loro la preghiera del Santo Padre che parla della presenza indefettibile del Signore nella loro vita quotidiana. Questo è un modo per inserire gli anziani isolati nella comunità pastorale e riconoscere la loro dignità come amati figli e figlie di Dio. E non dobbiamo fermarci qui…

Per me, questa prima celebrazione dei nonni e degli anziani è solo un punto di partenza; porta con sé una dimensione di apertura al futuro: per essere fedeli alla nostra missione di battezzati “c’è bisogno di mettersi in cammino e, soprattutto, di uscire da sé stessi per intraprendere qualcosa di nuovo”, come scrive il Santo Padre. La novità potrebbe consistere:

– in strutture di formazione per vivere meglio l’arte di essere nonni o semplicemente anziani: la sfida è quella di essere autentici “trasmettitori e risvegliatori della fede”

– in strutture trasversali dove anziani e giovani si incontrino per degli scambi sinceri sull’“arte di vivere” sulla quale cui gli anziani hanno molto da dire, ma anche sul desiderio che ogni giovane porta in sé, per costruire questa alleanza tra giovani e anziani che Papa Francesco chiede.

Concludo citando il Santo Padre perché queste poche parole sono ricche di speranza per il futuro e danno la direzione: “Chi, se non i giovani, può prendere i sogni degli anziani e portarli avanti? Ma per questo è necessario continuare a sognare”.

 

Testo in lingua italiana della Signora Maria Sofia Soli

 

Desidero innanzitutto ringraziare per l’opportunità che mi è stata concessa di dare qui oggi la mia testimonianza di anziana. Il mio speciale ringraziamento va a Papa Francesco, che ha voluto dedicare a tutti gli anziani, nonni e nonne questa straordinaria Giornata Mondiale, in un tempo segnato dalla tragedia della pandemia, che ha visto molti di noi soccombere, spesso in solitudine, senza il conforto di un abbraccio, di un ultimo saluto o del ristoro della benedizione di un rito funebre.

Oggi che il male sembra allontanarsi sentiamo anche noi, fortemente, il bisogno di dare il nostro contributo per non “sprecare questa crisi”, per indirizzare l’umanità verso un futuro migliore, con meno egoismi e contrapposizioni e più fraternità. Sì, il futuro. Perché gli anziani non hanno lo sguardo rivolto solo verso il passato. La stanchezza o la fragilità non ci impediscono di sognare, per i nostri nipoti, per le generazioni che verranno. Non c’è mai un momento in cui tirare i remi in barca o pensare solo a sé stessi. Ogni età ha bisogno di esprimere una vita per gli altri. Ogni età ha la sua vocazione. E quanto è prezioso che Papa Francesco ce l’abbia indicata con tanta chiarezza nel suo messaggio: “custodire le radici, trasmettere la fede ai giovani e prendersi cura dei piccoli”. “Una vocazione rinnovata anche per te – ha aggiunto il Papa – in un momento cruciale della storia”.

Questo invito – lo dico con convinzione – esige un cambiamento da noi anziani, che spesso invece crediamo, a volte anche ostinatamente, di non poter più cambiare, di essere ormai quel che siamo, di non essere più utili a nessuno. Aiutare gli anziani soli, fare loro compagnia anche soltanto con una telefonata, mi fa sentire ancora tanto utile alla mia età. Invece spesso ci lasciamo andare a malinconie, risentimenti, tristezza. Tempo fa proprio il Papa ci disse: “Mi raccomando, parlate con i giovani, ma non per bastonarli, no: per sentirli, e poi seminare qualcosa. Questo dialogo è il futuro!”.

Fa molto male a noi anziani sentirsi ripetere che quanto viene dato a noi – risorse, attenzioni, cure – viene sottratto ai giovani. Non è così e non può essere così. I nostri nipoti sono parte di noi, sono la nostra estensione nel futuro, sono la vita che non finisce, sono la nostra vera e grande ricchezza. Quanto è triste un mondo che separa le generazioni e non le fa vivere insieme. Quanto abbiamo sofferto per questo durante la pandemia! È anche per questo che non ci piace essere confinati nei luoghi di ricovero, nelle case di riposo, dove le visite, quando sono permesse, sono programmate; dove gli affetti sono contingentati; dove ci si sente esclusi dalla vita.

Vogliamo onorare la nostra età piantando con tutte le energie che ci restano i tre pilastri di cui Papa Francesco parla nel suo messaggio: sogni, memoria, preghiera. Mentre attorno a noi il mondo sembra restringersi è bello dilatare lo sguardo del nostro cuore con i nostri sogni, e trasmetterli a chi verrà dopo di noi, sapendo che senza memoria non c’è futuro. La memoria non è fine a sé stessa, non ci rende prigionieri del passato. Come dice il Papa, sono le fondamenta di una casa in costruzione.

E infine, la preghiera. La Scrittura, la cui lettura e meditazione Papa Francesco tanto raccomanda, sostiene la nostra fede, perché il Signore “non trascura la supplica dell’orfano, né la vedova, quando si sfoga nel lamento. Chi la soccorre è accolto con benevolenza, la sua preghiera arriva fino alle nubi”. Da anziani si può imparare anche a pregare diversamente. La preghiera per noi anziani può essere il nostro servizio per gli altri. Non solo per quelli che conosco e mi sono vicini, ma anche per i malati, per i carcerati, per le vittime della miseria e della guerra. Con la preghiera si può trovare il modo migliore per viaggiare, per raggiungere tanti luoghi del mondo. Olivier Clément, un teologo che ho imparato a conoscere con la Comunità di Sant’Egidio, scriveva: “Una civiltà dove non si prega più è una civiltà dove la vecchiaia non ha più senso. E questo è terrificante: noi abbiamo bisogno prima di tutto di anziani che pregano, perché la vecchiaia è data per questo”. La preghiera di noi anziani, nonni e nonne, esprime un sentimento materno verso gli altri che conducono una vita più attiva della nostra. È come dire: “Con il pensiero sono con te. Ti accompagno con il mio ricordo e la mia preghiera…”.

Grazie per la vostra attenzione.

 

Testo in lingua italiana della Signora Elena Liotta

 

Mi chiamo Elena. La prima volta che sono stata invitata ad andare a visitare alcune anziane in un istituto nel centro di Roma avevo appena iniziato le scuole medie. Posso dire che ho ricevuto la grazia dell’amicizia con gli anziani fin da giovanissima. Ho scoperto un mondo sconosciuto e affascinante anche se apparentemente così lontano: camminiamo a velocità opposte, noi ci sentiamo l’inizio, loro sembrano la fine. Eppure, nell’amicizia con loro ho trovato un tesoro: la necessità e la gioia di fermarsi e di ascoltare; la bellezza di un incontro vero e non mediato dal distacco imposto dai social. Ho imparato a camminare insieme a chi è più fragile, ad adeguare il passo, senza la fretta di inseguire impegni e occasioni che alla fine ti lasciano insoddisfatta e con un vuoto dentro. In un mondo che idolatra il denaro e il successo personale come misura del benessere ho imparato a dare valore a ogni momento vissuto insieme con chi ti vuole bene. Nelle lunghe conversazioni con loro ho scoperto le mie radici, com’era Roma prima che nascessi, le fatiche di una generazione che ha ricostruito l’Italia, sacrificando il loro presente per dare a me e a tanti figli e nipoti un futuro migliore. Gli anziani sono la Storia in mezzo a noi.

Questi mesi di pandemia sono stati molto difficili: per gli anziani che hanno sofferto la solitudine, particolarmente per gli anziani ricoverati negli istituti, tenuti in isolamento forzato troppo a lungo; ma anche per noi, che vogliamo loro bene, che ci sentiamo loro nipoti adottivi, quasi come Giovanni che è diventato figlio di Maria sotto la croce. Certo, le videochiamate e tante nuove tecnologie ci hanno aiutato a non dimenticare volti e voci, ad avere notizie, a far sentire il nostro affetto, ma non hanno potuto sostituire la bellezza, la gioia, l’immediatezza delle visite. La solitudine fa male a tutti, ma per gli anziani può essere letale. Durante questi mesi di pandemia ho pensato spesso alla condizione degli anziani in istituto, confinati nei loro letti, tra il terrore di ammalarsi e l’angoscia dell’isolamento: la prima volta che ci siamo rivisti con alcuni di loro, ci hanno messo diversi minuti a riconoscermi. Così, con pazienza, abbiamo ricostruito la storia della nostra amicizia, le circostanze del nostro primo incontro, le cose che facevamo insieme prima che il covid-19 cambiasse le nostre vite, come l’appuntamento settimanale per la preghiera, le passeggiate al centro di Roma. Ci siamo riconosciuti e ritrovati attraverso la memoria di un’amicizia costruita negli anni. Rivederli dopo più di otto mesi è stato una gioia immensa, una vera risurrezione.

Possiamo uscire migliori dalla pandemia, come il Papa ci ricorda spesso. Ma per noi giovani ciò significa prendersi la responsabilità di uscire dalla concentrazione su se stessi, dall’egolatria e costruire reti e legami tra generazioni. L’alleanza tra giovani e anziani è una grazia non solo per chi la vive, ma anche per un’intera società ammalata di presentismo, incapace di visioni di futuro perché senza memoria, come semi che cadono su un terreno roccioso e improduttivo. Senza la memoria, quando il presente sembra buio e privo di prospettive di speranza, è difficile immaginare il futuro e sognare. Senza la memoria le tempeste sembrano gigantesche e impossibili da superare. L’alleanza tra giovani e anziani è la grande risorsa per affrontare le tempeste e sognare un futuro diverso, un futuro migliore per tutti.